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20 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

I ragazzi della Fondazione Ecap di Basilea: l’ottimismo della volontà che guarda al futuro

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IMG_3682Lo scandalo morale che infetta l’Italia

Una levataccia. Se vuoi essere all’ora per salire sull’Airbus 320 della Swiss che da Roma ti porta a Zurigo alle sei e cinquanta della mattina, alle quattro devi levare le tue stanche ossa dalle soffici coltri per l’inizio di una nuova giornata di impegno. Sulla navetta che mi porta a Fiumicino, ancora spossato per il  poco riposo notturno, mi abbandono stancamente al desiderio di un ulteriore breve sonnellino. Le formalità di sempre, l’acquisto dei giornali, l’entrata nell’aereo alla ricerca del posto assegnato, e già il rombo dei motori annuncia l’ascesa verso un cielo plumbeo come è ormai realtà quotidiana di questo tardo autunno  che non smette di far cattiverie dal sud al nord dello stivale chiamato Italia. Dopo una ventina di minuti o poco più, da uno squarcio tra le nubi mi appare laggiù l’isola del Giglio.

E ancora mi sorprendo a cercare la Concordia del comandante  “coraggio” Schettino, l’impavido che dopo il naufragio abbandonò la regina dei mari al suo destino, nel mentre migliaia di  naufraghi cercavano la via della salvezza nel turbinio dell’onda alla ricerca dello scoglio perduto.

Nulla più scorgo se non quei nuvoloni neri che sanno di forte tempesta. E io penso ai nostri cittadini che vivono tra le cinque terre e la Genova antica e moderna, con quei palazzi da sembrami aggrappati ai pendii dei monti che guardano al mare con l’anelito di raggiungerlo un giorno per un eterno abbraccio d’amore. Siamo già sulle alpi e l’Airbus ha un sussulto, traballa sulla spinta del vento impetuoso che viene da nord. Appena atterrati, mi affretto a prendere il treno per Basilea.

Finalmente, un’oretta per dare  l’ occhiata alla stampa. E quello che leggo mi toglie ogni residua speranza in un tempo migliore. Leggo i nomi e cognomi di loschi figuri intenti da anni a devastare le attività del comune di Roma. Alcuni sono noti dal tempo che fu: terroristi di chiara matrice, militanti dei NAR ( Nuclei Armati Rivoluzionari) nazifascisti che  grazie ai favori del sindaco amico, Alemanno, hanno abbandonato da tempo la lotta per più comodi affari. Altri sono delle più diverse estrazioni.

Una cosa è sicura: vengono da ogni dove e non importa il colore. Sono un misto del basso affarismo e del malaffare.  Hanno inquinato il lavoro del pur generoso Marino. La repubblica vive sull’ orlo del baratro, colpita dal virus della grave questione morale. Che tristezza! Coraggio, mi attende Giuliana, l’appassionata dirigente della Fondazione Ecap. Assieme andiamo all’Università di Basilea, ove ogni anno, nell’aula magna dell’ateneo, avviene la cerimonia di consegna dei Diplomi CELI che certificano il grado di apprendimento della lingua italiana riconosciuti dall’università di Perugia. Non sta a me spiegare l’importanza dell’avvenimento, evidenziato nella  lucida relazione del professor Marco Minoletti, dirigente locale dell’ Ecap, davanti alla  platea di cinquecento presenti: i duecento cinquanta giovani desiderosi di veder valorizzato lo studio e l’impegno quotidiani, i loro genitori e qualche orgoglioso nonno. Come importanti sono stati i contributi portati dall’insegnante Stefano Bruno e dal direttore Federale del dipartimento emigrazione, Tindaro FerraroGiuliana Tedesco, chiamata a presiedere i lavori, mi prega di concludere una bella giornata di cultura italiana.

Sono, allo stesso tempo, triste e commosso. Osservo i volti di questa nostra gioventù italofona, la fierezza dei loro genitori giunti nella terra della confederazione Elvetica nel tempo difficile dell’emarginazione e della solitudine. Penso alla commozione dei nonni presenti. Quelli a cui nulla è stato regalato nel corso della loro tribolata, spesso eroica vita. Che cosa posso dire? Continuate a studiare, miei prodi, ragazzi e ragazze a cui la vita ha riservato il grande destino di alzare le bandiere della tolleranza e della convivenza, patrimonio dei popoli e delle nazioni destinati a  costruire  e vivere un  comune destino di fratellanza e di pace. Chissà?  Mentre riprendo il viaggio verso Ginevra, ove mi attendono i calabresi del presidente Isabella  in festa, riacquisto fiducia. È solo un avvio, questa giornata. Con voi è di nuovo possibile sognare. E l’Italia non è ancora perduta.

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