Interrogazione parlamentare di Gianni Farina sul congelamento da parte del Governo Ticinese del 50% dei ristorni delle tasse dei frontalieri
Alla fine di giugno il Consiglio di Stato Ticinese, a maggioranza, ha deciso di congelare il versamento del 50% (circa 28 milioni di franchi) della somma dovuta all’Italia come ristorno di parte delle tasse pagate alla fonte dai frontalieri italiani, in base all’accordo sulla doppia imposizione fiscale risalente al 1974.La decisione ha provocato la reazione dell’Associazione italiana dei Comuni al confine col Ticino che in un incontro a Ghirla ha inviato un appello alla Confederazione affinché rispetti l’Accordo del 1974 e contemporaneamente una richiesta al governo italiano affinché intervenga sul tema. Secondo la ministra svizzera delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, l’intesa con Roma risale ad un’epoca in cui non si parlava di libera circolazione della manodopera, per cui l’Accordo va rinegoziato.
Su quest’argomento è intervenuto anche il deputato Gianni Farina, Pd, che ha presentato una interrogazione parlamentare ai ministri degli Esteri e dell’Economia, Franco Frattini e Giulio Tremonti, sollecitando anche lui un intervento del governo italiano.
Nell’interrogazione, l’on. Farina critica innanzitutto la decisione perché “mette in serio pericolo l’ordinato sviluppo delle relazioni economiche tra i due Paesi e in particolare tra le entità statali e regionali di confine della Confederazione Elvetica e dell’Italia”.
Il parlamentare eletto nella Circoscrizione Estero ricorda che “la cooperazione, economica e commerciale, tra il Canton Ticino, i Grigioni, il Vallese e le regioni limitrofe, Lombardia e Piemonte, è da sempre fattore di sviluppo per le popolazioni interessate che hanno sviluppato nel tempo un rapporto sociale e umano tale da superare gli steccati imposti dai rispettivi confini nazionali”. Per quanto riguarda il Canton Ticino, Farina ha precisato che “è persino inutile rimarcare lo straordinario contributo della Lombardia al suo sviluppo, con le migliaia di laureati che si sono formati nelle università italiane (Milano, in particolare); con gli insegnanti, i tecnici, i lavoratori di ogni professione che hanno trovato nel Canton Ticino, nei Grigioni e in Vallese, la possibilità di espletare con successo la loro attività, contribuendo allo sviluppo dei cantoni di confine e delle regioni limitrofe italiane nel corso del dopo guerra e sino ai nostri giorni”.
A questo punto, l’on. Gianni Farina cita i motivi che condussero alla firma della Convenzione conclusa il 9 marzo del 1976, entrata in vigore al seguito della ratifica degli stati nazionali, il 27 marzo del 1979. “In essa – rileva Gianni Farina – all’art. 15, paragrafo 4, viene stabilito come costituisca parte integrante della Convenzione l’accordo tra la confederazione Svizzera e l’Italia, relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine. L’accordo, tuttora in vigore, stabilisce la compensazione finanziaria di ognuno dei tre cantoni a non oltre il 40% del gettito fiscale, da versare alla tesoreria centrale italiana del ministero del tesoro, con il vincolo, per l’autorità italiana, di trasferire dette somme ai comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri.
La conclusione di Gianni Farina è chiara: la decisione del Governo Cantonale Ticinese è “inspiegabile e non operativa, poiché sia l’accordo del 1974 che la convenzione del 1976 sono atti conclusi e ratificati da Stati nazionali (la Confederazione elvetica e l’Italia) e non possono quindi essere denunciati dai singoli cantoni. Il contenzioso – precisa nell’interrogazione – tra Italia e Svizzera sullo scudo fiscale è materia riguardante gli interessi di due stati sovrani, importante e tale da imporre una totale separazione da ogni altra questione”.
Nell’interrogazione, firmata anche dalla collega del Pd Laura Garavini, rivolta al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro degli Esteri, l’on. Gianni Farina chiede “quali azioni intende, conseguentemente, intraprendere il governo italiano per il superamento delle attuali difficoltà e per ristabilire un rapporto pieno di collaborazione con il governo federale elvetico nell’interesse dei due Paesi.