Le pene dell’inferno aspettano tutti coloro che si sono macchiati del peccato di pedofilia, ma saranno ancora più dolorose per i religiosi che abusano dei bambini.
Il monito è risuonato nell’abside di San Pietro dove, al posto dei turisti che affollavano ogni altro angolo della basilica, si sono radunati un centinaio di preti e suore per un atto penitenziale.
A ricordare la “terribile” condanna del Vangelo e dei Padri della Chiesa è stato Mons. Charles Scicluna, Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, il giudice ecclesiastico incaricato di seguire le denunce per pedofilia che giungono da tutto il mondo in Vaticano.
Il presule maltese ha guidato davanti all’Altare della Cattedra, in fondo alla navata della Basilica vaticana, un’adorazione eucaristica “di riparazione e di intercessione” per lo scandalo della pedofilia. Preti e seminaristi erano invitati: in alcune decine, comprese anche molte suore, si sono presentati. Mons. Scicluna ha preso spunto dal Vangelo di Marco in cui Gesù avverte che chi “scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”.
Il promotore di Giustizia ha voluto commentare il brano attraverso le parole di San Gregorio Magno. “Chi dopo essersi portato ad una professione di santità distrugge altri tramite la parola, con l’esempio, sarebbe davvero meglio per lui – ha detto il presule citando il Santo del VI secolo – che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare (ovvero non religioso ndr.) piuttosto che il suo sacro ufficio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe, perché tendenzialmente se fosse caduto da solo il suo tormento nell’inferno sarebbe di qualità più sopportabile”.
Mons. Scicluna ha evocato nuovamente un’immagine degli inferi, la valle della Geenna dell’Antico Testamento, anche per mettere in guardia i religiosi di oggi dalle amicizie a dai legami che possono trasformarsi in peccato.
“Se il mio amico, il mio compagno, la persona a me cara è per me occasione di peccato, è per me un inciampo nel mio peregrinare, io non ho altra scelta, secondo il criterio del Signore, se non di tagliare questo legame”, ha detto. “Chi negherebbe – ha proseguito – lo strazio di una tale scelta? Non è forse questa una crudele amputazione?
Eppure il Signore è chiaro: è meglio per te entrare da solo nel Regno, senza una mano, senza un piede, senza un occhio, che con il mio amico andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Questa immagine così forte delle membra, del corpo, ci mette senza troppa confusione – ha sottolineato – di fronte allo specchio della nostra coscienza”.
In una recente intervista ad “Avvenire”, Mons. Scicluna aveva spiegato che dal 2001, da quando cioè i casi di preti pedofili sono diventati di competenza della Congregazione per la Fede, il suo ufficio si è occupato di 3 mila denunce.
I più piccoli sono “un’icona santa”, che non può essere “calpestata, infranta, infangata, abusata, distrutta”, ha detto. “’Lasciate che i bambini vengano a me’, gridava Gesù”, ha ricordato. “Non glielo impedite, non siate d’inciampo nel loro cammino, non ostacolate il loro progresso spirituale, non lasciate che siano sedotti dal maligno, non fate dei bambini l’oggetto della vostra impura cupidigia”, ha concluso di fronte al suo auditorio ammutolito.
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