In afghanistan il Consiglio degli Ulema approva il codice di condotta
Si sa che dall’Afghanistan sono partiti un buon numero di marines e che alla fine di quest’anno gran parte delle forze alleate termineranno la loro missione, poi le forze che resteranno non useranno più le armi sul campo, ma aiuteranno la polizia locale a svolgere i compiti assegnati ai reparti dell’ordine pubblico, fino alla fine del 2014, quando in Afghanistan non resterà più nessun alleato. In pratica, la guerra contro i talebani, durata dodici anni, cesserà definitivamente. Allo stato delle cose, senza né un vincitore, né un vinto. Questa è la versione ufficiosa ed ufficiale In realtà, si sta svolgendo una trattativa per la pacificazione nazionale, per coinvolgere nel governo del Paese la parte, per così dire, moderata dei talebani. E‘ la soluzione meno drammatica. Quella più drammatica è che, non potendo le forze alleate più combattere dopo la fine del 2012, ad approfittarne saranno i talebani che nel giro di alcuni mesi o al massimo di un paio di anni si riprenderanno tutto il potere che avevano prima del 2001. E‘ questa seconda ipotesi quella più probabile. Da cosa lo si deduce? Essenzialmente da due fonti di notizie. La prima fonte sono i talebani stessi, che stanno aderendo alla trattativa solo pro forma. In realtà, sanno bene che gli americani vogliono uscire dal pantano in cui si sono cacciati ed hanno cacciato anche gli altri, italiani compresi, e loro li assecondano, per salvare la faccia agli americani e nello stesso tempo per avere da loro carta bianca, ma solo dopo un periodo ragionevolmente lungo in seguito alla loro partenza, per evitare che si stabilisca un rapporto di causa e effetto in maniera evidente ed immediata. L’altra fonte è il documento stilato dal Consiglio degli Ulema, cioè dei religiosi, tra l’altro approvato dallo stesso presidente afghano, Hamid Karzai come ”rispettoso della Sharia”, cioè delle norme islamiche.. Cosa dice di tanto importante questo documento? A proposito delle donne – perché di questo si tratta, del comportamento delle donne in seno alla famiglia e alla società e in rapporto agli uomini – a proposito delle donne, dunque, esse non devono mai viaggiare da sole, senza che un parente maschio le accompagni. E‘ proibito per loro entrare in contatto con sconosciuti al mercato, a scuola, negli uffici. Ancora: l’uomo è fondamentale, la donna secondaria. Se lo dicesse qualsiasi persona da noi in televisione o in un dibattito pubblico verrebbe additato come razzista o nella migliore delle ipotesi come troglodita. In afghanistan, se lo dicono gli Ulema o se lo ammettono gli uomini, è considerato come segno di modernità. Una riprova? Dopo aver affermato che il documento è rispettoso della Sharia, il presidente Karzai ha anche aggiunto che ”non pone alcun limite alle donne. Sono regole valide per tutti i musulmani”.
Ma andiamo avanti. Il documento degli Ulema ricorda che picchiare la moglie è proibito, ”a meno che non ci sia una ragione ammissibile secondo i dettami islamici”. Insomma, è proibito picchiare la moglie, ma in nome dell’Islam si può fare tranquillamente. Da una parte si dice e si scrive che le donne hanno il diritto ”alla dignità e all’onore, alla proprietà al commercio, all’eredità”, dall’altra, però, e in nome dell’Islam, può accadere legittimamente e legalmente anche il contrario. Nei fatti, l‘87% delle donne afghane dichiara di aver subito violenze, di essere forzate ad un matrimonio che non volevano, però il presidente ha fatto approvare il diritto di famiglia e una nuova Costituzione. Una contraddizione evidente. Le cronache raccontano che nella sola provincia di Herat nel 2011 83 spose adolescenti si sono date fuoco perché non volevano accettare di sposare l’uomo imposto dai genitori. Molte donne accettano il documento degli Ulema ma lo vedono come svendita della dignità e della libertà della donna alla trattativa con i talebani. Insomma, è un cedimento alle tesi retrograde dei talebani. D’altra parte, molte tesi ”libertarie” (tra virgolette) sono state scritte nella Costituzione e nei documenti ufficiali solo per ricevere gli aiuti internazionali, ma nella pratica non vengono tenuti in nessun conto. A questo punto, una domanda è d’obbligo: perché gli alleati sono andati in Afghanistan sotto l’egida dell’Onu, visto che di passi in avanti nel senso della libertà e della dignità delle donne non se ne sono fatti? Sono andati a morire per lasciare tutto, più o meno, come prima. E‘ giusto? La domanda non è campata in aria e la risposta è più o meno retorica.