“A Scampia essendoci noi c’è tutto, c’è amore e c’è vita”: la testimonianza dei ragazzi di una scuola media di Scampia è stata probabilmente il momento centrale della manifestazione conclusiva della Marcia della pace che si è conclusa domenica 16 sulla Rocca Maggiore di Assisi.
Una edizione, questa, segnata proprio dalla presenza di tante scuole, di tanti studenti e giovanissimi che avevano anche partecipato, in questi giorni a Perugia, al Forum dei giovani in preparazione della marcia. “Con voi – ha detto dal palco Flavio Lotti, portavoce della Tavola della pace, che organizza la manifestazione – abbiamo costruito un pezzettino dell’Italia migliore che vogliamo vedere realizzare nei prossimi anni”.
Diversi quest’anno i temi al centro della manifestazione pacifista, promossa con lo slogan “Abbiamo bisogno di un’altra cultura”: la pace, il lavoro (sulla cima della Rocca Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria avevano esposto un manifesto con la scritta “Non c’è pace senza lavoro’), l’integrazione, l’accoglienza del diverso, i problemi dell’Italia e la tutela della Costituzione, la crisi economica, la povertà. Erano presenti anche un gruppo di terremotati dell’Abruzzo con cartelli nei quali era scritto “L’Aquila è qui!” e ‘le carriole lavorano”.
Più di centomila i partecipanti secondo gli organizzatori, ma poche migliaia erano quelli presenti alla manifestazione conclusiva poiché in molti, a causa della pioggia che nel pomeriggio è arrivata a tratti, avevano deciso di tornare indietro.
Sul palco alcuni rappresentanti istituzionali come la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, che ha ricordato la necessità di difendere la Costituzione e l’unità d’Italia in essa tutelata, i sindaci di Assisi e di Lametia Terme (secondo il quale “la marcia è una delle cose più belle che avvengono in questo Paese”), ed anche Abraham Berger, ex presidente del parlamento israeliano, e Yousef Nasser sindaco di Birzeit, città della Cisgiordania.
“Voi siete il mio sogno” ha detto Berger ai presenti. C’erano poi Seiko Ikeda sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima e testimoni di ingiustizie, violenze e guerre di tutto il mondo, dal Sahara occidentale all’Afghanistan, al Tibet. Un esponente dell’associazione delle vittime di Marzabotto ha raccontato anche l’esperienza italiana della guerra. “Se la parola pace oggi gira per l’Italia – ha detto – è anche merito nostro che abbiamo fatto la Resistenza”.
Sul palco anche la lampada di San Francesco tenuta da Lotti il quale ha proposto di portarla in tutte le regioni d’Italia.
“Abbiamo bisogno di continuare a camminare – ha detto – e quindi questa marcia non finisce ma continua”. Tra i protagonisti della parte conclusiva della manifestazione ci sono stati con i loro balli anche i bambini “spazzatura” di Nairobi ai quali la comunità Koinonia offre un tetto e soprattutto la possibilità di andare a scuola.
Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Napolitano aveva inviato un telegramma agli organizzatori della manifestazione da lui definita “di grande significato per quanti quotidianamente sono impegnati in difesa di fondamentali valori umani e sociali”. Anche il Papa ha inviato un proprio messaggio ai partecipanti.
“Il generoso impegno ed il costante esempio dei cristiani e delle persone di buona volontà – afferma – favoriscano nelle famiglie, negli ambienti di lavoro e nei diversi contesti sociali una pace vera e duratura nel rispetto della giustizia, del dialogo paziente, della convinta stima verso gli altri e del sacrificio personale e comunitario”.
La prossima edizione si svolgerà il 25 settembre 2011, a cinquant’anni esatti dalla prima storica camminata per la pace di 24 chilometri tra Perugia ed Assisi ideata dal filosofo pacifista perugino Aldo Capitini.