Lo abbiamo visto trionfare all’ultima edizione dei Golden Globes come Miglior film drammatico, la terza fatica di Steve McQuenn è uno dei film più attesi dell’anno. In Svizzera a partire dal 22 gennaio prossimo
Siamo nel 2014 eppure riusciamo ancora a rimanere incollati su uno schermo che proietta il racconto di uno schiavo. Il suo nome era Salomon Northup, un uomo nato libero che però è stato venduto come schiavo nell’America di metà ‘800. Il film, diretto dal regista britannico Steve McQuenn racconta la storia vera di Salomon un talentuoso musicista afroamericano che sotto inganno è stato rapito e venduto come schiavo. Era il 1841 quando, allettato con un’offerta di lavoro, accompagna alcuni uomini a Washington. Qui viene drogato, venduto come schiavo e portato a New Orleans per essere nuovamente venduto a un proprietario di piantagioni da Rapides Parish in Louisiana.
Dopo 12 anni in schiavitù Northup ha riguadagnato la sua libertà nel gennaio del 1853 ed è stato uno dei pochi a riuscirci in casi in cui erano coinvolti dei sequestri di persona. Detenuto nella regione del Red River in Louisiana da diversi proprietari è riuscito a dare notizia di sé ai suoi familiari che hanno contattato amici e interpellato il Governatore di New York, Washington Hunt, che si è interessato al caso. Lo Stato di New York aveva approvato una legge nel 1840 per fornire assistenza legale e finanziaria al fine di recuperare i residenti afroamericani che erano stati rapiti e venduti come schiavi. L’idea nasce fondamentalmente per dare una sorta di storia cinematografica alla storia della schiavitù d’america, per dare una testimonianza filmica di grande impatto al periodo in cui esisteva a tratta degli schiavi e l’uomo era ridotto a mera merce di scambio, usata e abusata dai padroni che spesso non avevano alcun riguardo per loro. Durante la sua prigionia, Salomon, la cui reale storia è lui stesso a trascriverla, si trova a dover affrontare particolari momenti di tensione con diversi personaggi del film, in modo particolare con tre figure che lo trattano in maniera differente ma tutti si accorgono che Salomon non è uno schiavo comune, è diverso da tutti gli altri.
Il film di McQuenn è fatto di immagini forti, spiazzanti, che indugiano nei terribili dettagli della schiavitù, come le schiene degli schiavi martoriate dalle frustate, o le scene di dolore fisico dell’uomo appeso all’albero mentre il terrore è quasi palpabile sul suo volto. Non si risparmia certo il regista nelle descrizioni di dolore e terrore che vivono gli uomini nella condizione di schiavitù. “Non sapevo come fosse realmente stata la schiavitù in America, volevo scoprirlo. A essa ho sempre associato inconsciamente sensazioni spiacevoli come la vergogna o l’imbarazzo. Ho cercato di guardare la tragedia della schiavitù in maniera aperta, senza preconcetti, come faccio sempre con i temi che affronto nei miei film” ha spiegato il regista durante la rassegna stampa della presentazione del film. Mentre in Hunger, l’irlandese Bobby Sands muore di consunzione, dopo 66 giorni di sciopero della fame contro i suoi carcerieri. In Shame, Brandon, dietro lo schermo di un’esistenza di successo, non riesce a interrompere una spirale autodistruttiva che lo rende schiamo di se stesso, in 12 Years a Slave, McQuenn affronta il tema della schiavitù in maniera più profonda, quando l’uomo veniva privato perfino della sua condizione di essere umano e sfruttato e maltrattato fino all’osso. Il film acclamato dalla critica e vincitore di numerosi premi di prestigio come per il recente Golden Globe come miglior film drammatico, ha ottenuto ben nove nomination agli Oscar tra cui, oltre quelli come Miglior attore, attore e attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura non originale, concorre anche come Miglior film e come Miglior regista. 12 anni schiavo sarà proiettato in svizzera con le seguenti date: dal 22 gennaio nel Cantone francese, dal 23 gennaio nella Svizzera tedesca e dal 27 febbraio in Ticino.