Condannato l’ex-comandante della Costa Concordia
“Lo condanna alla pena di 16 anni oltre a un mese di arresti e alle spese processuali”. Questa la sentenza del tribunale di Grosseto che ha condannato Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012 in cui persero la vita 32 persone. L’imputato è stato anche interdetto per cinque anni come comandante di nave oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Quanto ai risarcimenti, Schettino e Costa Crociere sono stati condannati in solido a risarcire le parti civili con 300 mila euro di provvisionale, il Giglio ne aveva chiesti 20 milioni. Con la sua sentenza il tribunale ha poi respinto la richiesta avanzata dalla Procura di una misura di custodia cautelare in carcere, perché non esiste, secondo i giudici, un concreto pericolo di fuga. A favore dell’ex comandante della Concordia, ha giocato anche “il comportamento” tenuto nella fase processuale e il periodo dell’obbligo di dimora successivo al naufragio. Michelina Suriano, legale di parte civile. “Sono soddisfatta, il collegio ha capito e ha messo nero su bianco le sofferenze dei nostri assistiti”.
Non è invece soddisfatto il legale di Schettino, Domenico Pepe. “Io ho sempre giudicato misurato ed equo questo tribunale però questa sentenza…”. Nel definire la pena “spropositata” l’avvocato Pepe ha annunciato il ricorso in appello. La mattina, prima della lettura della sentenza, Schettino, in una dichiarazione spontanea rilasciata al processo per il naufragio della Costa Concordia aveva detto: “Signori giudici, oggi quello che sento di dire e che probabilmente non è stato compreso è che quel 13 gennaio sono in parte morto anch’io – e ha continuato – da quel 13 gennaio la mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvaguardare interessi economici”.
Schettino è convinto che si siano volute soddisfare le “logiche utilitaristiche che a tutti sono chiare”. “Ho vissuto tre anni in un innegabile tritacarne mediatico – ha proseguito Schettino – la cui violenza, se non subita, è difficile da comprendere. Questo, unito al dolore per quanto è accaduto, rende difficile definire vita quella che sto vivendo”.