Un gruppo di giovani liceali decidono di lanciarsi nella folle avventura di affrontare una gravidanza collettiva. Tratto da una storia realmente accaduta che ha ispirato la regia a quattro mani delle sorelle Coulin
Nel 2008, un gruppo di giovanissime ragazze del Massachusetts, negli Stati Uniti, prende la sorprendente decisione di affrontare tutte insieme una gravidanza. Con questo gesto vogliono dar voce al loro desiderio di emancipazione, vogliono opporsi ai modelli proposti dai genitori e preconfezionati dalla società. La scelta delle ragazze è talmente estrema che comporta un inevitabile cambiamento radicale della loro vita e si rivela, più che un gioco provocatorio, un gesto d’amore e di ribellione, una scelta di libertà capace di andare oltre ogni pregiudizio. La storia realmente accaduta ha ispirato le sorelle Coulin che ne realizzano un film per il cinema: “17 ragazze”. “Saremo felici, autonome e tutti ci rispetteranno” pensano il gruppo di studentesse di un liceo del nord della Francia. Così in segno d’emancipazione e ribellione e per dare vita ad un progetto condiviso e ad una società alternativa, decidono di rimanere incinte contemporaneamente. La prima di tutte è Camille che, rimasta incinta per errore, è ferma nella sua decisione di voler a tutti i costi tenere il bambino. Il coraggio e l’entusiasmo contagioso di Camille porta altre sue compagne a decidere di rimanere incinte contemporaneamente. “Per queste adolescenti il fatto di poter diventare mamme è un gesto di rivolta, -spiega Muriel Coulin, regista e sceneggiatrice del film, scritto con la sorella Delphine -una voglia di rompere il cordone ombelicale con le loro famiglie e diventare adulte”. Per il mondo adulto che le circonda (genitori, personale scolastico) è al contrario una scelta di alienazione, un modo per privarsi degli studi che potrebbero permettere alle ragazze di questa cittadina in piena crisi economica di avere un futuro migliore, più o meno modesto. I motivi che spingono le ragazze ad intraprendere il percorso della gravidanza sono generalmente gli stessi ma vengono affrontati in modo diverso sia dalle 17 ragazze che dalle famiglie. Camille vive da sola, il fratello è partito per l’Afghanistan e la madre lavora tutto il giorno non riuscendo in questo modo a colmare il bisogno d’amore e di attenzione della figlia. È proprio questo disperato bisogno d’amore che porterà la ragazza a compiere il gesto inaspettato; la monotonia, l’aspirazione a qualcosa di diverso condiziona fortemente le ragazze che sognano di avere, in futuro, una vita diversa da quella dei genitori.
La vita delle ragazze continua come sempre, c’è chi gioca con il cellulare mandando gli stessi messaggi ogni giorno, chi va al bar per prendere la solita coca cola zero, gli stessi discorsi, le stesse facce. L’unica cosa che, secondo le ragazze, può rompere gli schemi e portare delle novità importanti nella loro vita sembra essere quella di rimanere incinta. Tutte insieme. Quindi ecco i grandi progetti: una casa più grande in cui vivere tutte insieme, i turni per tenere i bambini, l’amicizia che supera ogni ostacolo. E tutte insieme, come in un delirio collettivo, portano avanti sogni d’emancipazione e gravidanza, ma alla fine le 17 ragazze si ritrovano a mandare gli stessi messaggi che inviavano prima del parto, a bere la solita coca cola zero, con la “piccola” aggiunta di 17 carrozzine ad accompagnarle nel viaggio della monotonia. Non sembra essere cambiato nulla e le idee rivoluzionarie delle ragazze con il loro emancipato progetto di vita non si rivela una buona idea. «Pensavo che tu non la volessi una vita di merda, e invece ora ce l’hai, credi di essere furba, invece sei solo stupida», dice una mamma a una delle protagoniste del film. «Comunque io non parlerò mai così al mio bambino», risponde secca la ragazza. Il film, appena è uscito, si è trovato al centro di una controversia per il tema delicato della maternità affrontato e vissuto in maniera leggera e incosciente dalle ragazze, tanto che in Italia era stato imposto il divieto di visione da parte dei minori di 14 anni. La censura però, sentita inappropriata da molti, a cominciare dalle registe, ha avuto breve, infatti è arrivata quasi immediatamente la revoca. Il problema principale è che si teme che le giovani e coraggiose ragazze madri del film possano diventare dei cattivi modelli per le adolescenti. In effetti, la storia reale delle liceali americane che decidono di affrontare questa gravidanza collettiva, è avvenuta nel 2008, ovvero quando al cinema è uscita la storia di “Juno”, la 14enne alle prese con una gravidanza inaspettata. Ma la regista Muriel Coulin puntualizza in proposito: «Non mi risulta che in Francia dopo la visione del film ci siano state epidemie di gravidanze».