Le celebrazioni del 25 aprile devono essere celebrate in un “clima di grande serenità”: questo l’auspicio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, dopo aver deposto una corona d’alloro al Milite Ignoto, ha ricevuto al Quirinale le Associazioni Combattentistiche e d’Arma in occasione della Festa della Liberazione.
“A Milano – ha ricordato il Capo dello Stato – in un clima di grande serenità, quel clima che può e deve circondare dovunque le celebrazioni del 25 aprile, ho inteso mettere pienamente il luce il significato nazionale, il valore di riconquista e condivisione del senso della nazione e della Patria, di riaffermazione di una rinnovata identità e unità nazionale.
Ho definito – aggiunge – il 25 aprile Giorno della Liberazione e insieme della riunificazione d’Italia a conclusione di una drammatica divisione in due e di una profonda lacerazione del nostro paese”. “Il mio auspicio è che il deferente omaggio ai caduti che ho reso all’Altare della Patria contribuisca a trasmettere, soprattutto alle giovani generazioni, il significato degli anni della Resistenza e della Liberazione” ha detto Napolitano, rilevando che “i valori e gli ideali di libertà, di pace e di giustizia, che sono stati consacrati, sull’onda della Liberazione, nella Costituzione repubblicana, ispirano l’impegno del nostro paese nelle organizzazioni internazionali, nelle Nazioni Unite come, in particolare e più fortemente, nell’Unione europea, e quindi nelle missioni di stabilizzazione e di sostegno allo sviluppo istituzionale ed economico-sociale in aree di crisi, dal Libano, ai Balcani all’Afghanistan. E in quelle missioni – sottolinea – in quelle terre le nostre forze armate concorrono con il proprio decisivo apporto professionale e morale, ampiamente riconosciuto dagli alleati e dalle popolazioni, al conseguimento di obiettivi coerenti con il retaggio della Resistenza: ho detto ieri, con il retaggio più condiviso e duraturo della Resistenza e con gli indirizzi della Carta costituzionale”.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un messaggio televisivo, ha sottolineato la necessità, dopo 65 anni, di andare oltre il compromesso raggiunto dai padri costituenti per “costruire l’Italia del futuro”, con il concorso di quelle forze politiche che “non rifiutano a priori il dialogo e hanno a cuore la libertà. “La sfida è ora – afferma il premier – è nei fatti. Dobbiamo scrivere insieme una nuova condivisa pagina di storia della nostra democrazia e della nostra Italia”. “Nella ricorrenza del 25 aprile – sostiene il premier – celebriamo la Festa della Libertà quale espressione di un sentimento nazionale unitario. In questa ricorrenza, come ho auspicato un anno fa ad Onna, tutto il popolo italiano e tutte le parti politiche devono riconoscersi nel valore più grande, nella libertà. E nel nome della libertà devono confrontarsi in modo democratico per il bene di tutti e nell’interesse di tutti. Un sentimento doveroso che tutti insieme dobbiamo consolidare e rafforzare”.
“Dopo la vittoria degli Alleati sul Nazifascismo – prosegue Berlusconi – con il contributo militare, politico e morale della Resistenza, i nostri padri costituenti seppero accantonare le differenze politiche più profonde e sancirono nella Costituzione repubblicana il miglior compromesso allora possibile per tutti; un compromesso fondato sull’antifascismo, che diede vita ad un sistema che ha saputo prosperare e consolidarsi nella democrazia e nella libertà”.
“Dopo 65 anni – auspica Berlusconi – la nostra missione è ora di andare oltre quel compromesso e di costruire l’Italia del futuro sempre, sempre nel rispetto assoluto dei principi di democrazia e libertà.
Il nostro obiettivo è quello di rinnovare la seconda parte della Costituzione del 1948, che è già stata in parte modificata, per definire l’architettura di uno Stato moderno, più vicino al popolo, sulla base del federalismo, uno Stato moderno più efficiente nelle Istituzioni, nell’azione di governo, uno Stato più equo nell’amministrazione di una giustizia veramente giusta. Vogliamo farlo insieme – sottolinea – a tutte quelle forze politiche che, come fecero i nostri padri costituenti, non rifiutano a priori il dialogo ed hanno a cuore la libertà. Quelle forze politiche che si preoccupano per l’avvenire delle nuove generazioni e che lavorano per il benessere di tutti gli italiani”.
Il presidente del Senato Renato Schifani, a Palermo per le celebrazioni del 25 aprile, ha affermato che quella della Liberazione “deve essere in maniera categorica la festa dell’unità d’Italia e della coesione sociale alla quale ci richiama il Presidente della Repubblica”.
Fini, intervistato da Lucia Annunziata a “In Mezz’ora”, ha affrontato anche il tema delle celebrazioni del 25 aprile, plaudendo al “senso di responsabilità del presidente del Consiglio che anche oggi ha fatto un discorso alto e nobile”.
Non esattamente in linea con il “clima di serenità” auspicato da Napolitano le celebrazioni svoltesi a Roma e a Milano. A Porta San Paolo la neopresidente della Regione Lazio, Renata Polverini, mentre prendeva parte alla manifestazione per la Liberazione, è stata contestata e fatta bersaglio del lancio di uova e altri oggetti (tra cui alcuni fumogeni); accanto a lei il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, colpito da un limone in un occhio: “Ho difeso – ha spiegato Zingaretti – il diritto a prendere la parola della presidente della Regione Lazio Renata Polverini, nessuno proprio in nome dei valori del 25 aprile si deve permettere anche solo di teorizzare che qualcuno con un’idea diversa dalla propria non abbia il diritto di parola nelle piazze del nostro Paese. La differenza tra il fascismo e la democrazia – ha aggiunto – è proprio questa. Era una bella piazza, rovinata da un gruppo di mascalzoni che nulla hanno a che fare né con la libertà né con la democrazia”.
A Milano, nel corso del lungo corteo da Porta Venezia a Piazza del Duomo, sono stati contestati il sindaco Letizia Moratti e il presidente della Provincia Guido Podestà.