Dal 6 al 12 maggio la “Settimana mondiale della sicurezza” indetta dall’Onu è dedicata ai pedoni
La settimana che va dal 6 al 12 maggio è stata dichiarata dall’Onu la “Settimana mondiale della sicurezza” e quest’anno è stata dedicata ai pedoni. Perché? Lo scopo s’intuisce facilmente: l’Onu vuole salvare qualche milione di vite umane chiedendo ai governi d’introdurre nel loro ordinamento leggi efficaci sulla prevenzione e campagne di sensibilizzazione sull’argomento.
Alcuni dati fanno accapponare la pelle. Ogni giorno sulle strade del mondo muoiono in media 3400 persone, delle quali la metà o sono giovani o comunque non superano i 44 anni. Moltiplicando 3400 per 365 giorni si ottiene la cifra di un milione e duecentoquarantuno mila, gli abitanti di una città come Napoli. Ma c’è un altro dato sconvolgente che dovrebbe far riflettere. Ogni anno 270 mila pedoni – quindi nessuno scontro tra automobili, ma semplici pedoni – perdono la vita a causa di pirati della strada che in gran parte fuggono e, quel che è peggio, riescono a dileguarsi senza poter essere perseguiti. Un terzo dato parla per sé: 50 milioni di persone nel mondo rimangono ferite in un incidente stradale o rimangono disabili. 50 milioni rappresenta quasi l’intera popolazione dell’Italia. I costi umani, sociali e sanitari di questa cifra sono incalcolabili.
Nel mondo dunque muoiono più di 1.200 mila persone e vengono ferite 50 milioni di persone. Ad eccezione della seconda guerra mondiale, in nessun altro conflitto ci sono state tante vittime e tanti feriti. La cosa deve far riflettere.
Le nazioni che hanno una legislazione adeguata sono appena 28, e rappresentano appena il sette per cento dell’intera popolazione mondiale. Per legislazione adeguata s’intendono norme contro l’uso di alcol o di sostanze stupefacenti al volante, contro l’alta velocità, norme sulla sicurezza come l’uso del casco e della cintura. Va precisato comunque che una legislazione adeguata non è tutto: si può averla e nello stesso tempo nessuno che la rispetti.
Facciamo un esempio. La legislazione vigente in Svizzera è tra le più complete che ci siano: c’è l’obbligo delle cinture, l’obbligo del casco nel caso di una moto o di un ciclomotore, i limiti di velocità in città e fuori, la sicurezza del mezzo che deve essere revisionato periodicamente e in modo approfondito, e tutta una serie di punizioni amministrative e penali per chi non osserva le regole. Sicuramente anche in (pochi) altri Paesi esiste una legislazione completa, ma il punto è se le regole stradali e quelle della sicurezza vengono rispettate o se esistono solo sulla carta. E’ un po’ il caso dell’Italia, dove il codice della strada viene spesso semplicemente ignorato, e dove le norme sulla sicurezza fanno acqua da tutte le parti. Magari esistono nel codice, ma nella realtà non vengono tenute in nessuna considerazione. Un ultimo esempio: se in Svizzera un pedone sta fermo con l’intenzione chiara di voler attraversare la strada sulle strisce pedonali, l’automobilista è tenuto a fermarsi; in Italia non solo ciò non avviene ma è difficile anche stabilire se si tratta di strisce pedonali.
Abbiamo fatto cenno all’Italia, perché qui ogni settimana perdono la vita sulle strade 11 pedoni, cioè circa 575 pedoni all’anno, mentre ne rimangono feriti sulle strisce 20 mila. Un terzo delle vittime, quindi circa 191 pedoni vengono ammazzati proprio sulle strisce o di ciò che ad esse assomiglia. Un’ecatombe. In Europa ci classifichiamo al terzo posto tra i Paesi più indisciplinati e soprattutto con più morti e feriti. Prima di noi ci sono solo la Polonia e la Romania. Un triste primato.
E’ per questo che molto si conta sulla campagna pubblicitaria che sarà diffusa da lunedì 6 in poi su tutte le tv, sui cartelloni e su internet, ma è chiaro che da sola la pubblicità servirà a poco se istituzioni e cittadini faranno finta di niente.