Sono passati 50 anni da quel 13 agosto che vide la citt‡ di Berlino svegliarsi divisa da un Muro. Un Muro che separò in due la capitale tedesca per 28 anni, fino al 9 novembre del 1989. Era la notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 quando il leader della Ddr, Walter Ulbricht, diede l’ordine di lanciare l'”Operazione Rosa”. Migliaia di soldati furono così incaricati di erigere “un muro di protezione antifascista”. A piedi di quel Muro, nel tentativo di raggiungere Berlino Ovest, persero la vita 137 persone. Come ricordato dalla Bild, il Muro costò alla Ddr 400 milioni di marchi. Per controllarlo (era lungo 167,8 chilometri, alto 3,60 metri e aveva 302 torrette di sorveglianza) erano schierati 11.500 soldati di frontiera, 500 civili e 992 cani.In occasione della ricorrenza il presidente Christian Wulff ha pronunciato un discorso davanti al Memoriale della Bernauer Strasse, la strada tagliata in due dal “Muro della vergogna”. Alla cerimonia hanno presenziato anche il cancelliere Angela Merkel e il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit. Il sindaco di Berlino Klaus Wowereit ha ringraziato i protagonisti del movimento per i diritti umani nella Ddr e i movimenti per la libertà in tutta l’Europa dell’est, con un particolare tributo per l’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov. “Avete aperto la strada per il superamento della divisione della Germania”, ha dichiarato Wowereit nel suo discorso per il 50° anniversario dell’inizio della costruzione del Muro. “Il ricordo dell’ingiustizia costituita dal Muro ci ammonisce a non lasciare soli, coloro che combattono per la libertà, la democrazia e i diritti umani”, ha detto il presidente della Repubblica tedesca Christian Wulff nel suo intervento di fronte al Memoriale della Bernauer Strasse. Invitando a impegnarsi per la libertà e il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo, Wulff ha sottolineato che la fine della divisione della Germania, con la caduta del Muro nel 1989, può fare coraggio. “Il Muro non è caduto, ma è stato abbattuto”, ha detto Wulff. E anche oggi in Germania sono possibili nuovi cambiamenti e ancora più libertà. Per il presidente tedesco ciò significa anche una migliore integrazione dei migranti e maggiori possibilità di sviluppo sociale per tutti.
Il presidente poi ha ricordato il sacrificio delle vittime uccise nel tentativo di fuggire dalla Repubblica democratica (Ddr), così come i tanti prigionieri politici del regime comunista. “Eppure, ancora un volta, si è dimostrato che alla fine la libertà è invincibile”, ha aggiunto il presidente. “Non dobbiamo dimenticare mai il 13 agosto del 1961 e il dolore che questa data ha inflitto a milioni di persone”, ha invece dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel aggiungendo che quell’ingiustizia “ci spinge ancora oggi a impegnarci nella lotta per la libertà e la democrazia, da noi e in tutto il mondo”. La caduta del Muro per la Merkel è stata un’esperienza che la “guiderà sempre nelle scelte future”. “Io stessa, che nel 1961 avevo sette anni, ricordo l’orrore che provocò il Muro nella mia famiglia. Anche noi siamo stati separati con la violenza dai nostri zii e nonni”, ha poi aggiunto la cancelliera e presidente del partito cristianodemocratico Cdu – nata vicino ad Amburgo ma trasferitasi con la famiglia, quando non aveva ancora un anno, nella Ddr. “E tanto più indimenticabile – ha continuato Merkel – rimane per me la felicità che ha provocato in noi tedeschi, nel 1989, la caduta di questa orribile costruzione. Quell’esperienza ha cambiato in meglio la mia vita e quella di milioni di persone”. Con un minuto di silenzio, alle 12 in punto, Berlino e la Germania intera hanno reso omaggio alla memoria delle vittime del regime comunista della Repubblica democratica (Ddr) e ai loro familiari. A Berlino, come chiesto dal sindaco socialdemocratico Klaus Wowereit, tutti i mezzi pubblici hanno fermato la loro corsa e le chiese hanno suonato le campane. Per le strade, tra la folla di turisti che hanno affollano la capitale tedesca in questi giorni, tante persone hanno rispettato il minuto di silenzio. Ma anche nel resto del Paese, diversi tedeschi hanno reso omaggio al sacrificio delle vittime del Muro – tra le 136 e le 465, a seconda delle stime.
Ma se il muro di Berlino è ormai solo un ricordo del passato, molte altre sono le città ancora “divise”: Cipro, Israele, Corea del Nord e del sud, Usa e Messico. Città e paesi diversi e lontani, uniti solo da un elemento. Un muro: di demarcazione, di autodifesa, di odio, di incomunicabilità. Cipro e la sua capitale Nicosia sono divise dal 1974, quando la Turchia invase il nord dell’isola. La divisione è interrotta da una zona cuscinetto di 300 km sotto il controllo dell’Onu. Nonostante l’apertura di un passaggio nella “Linea Verde” nel 2007, Nicosia rimane l’unica capitale divisa al mondo. In Israele La costruzione della barriera, voluta da Ariel Sharon per ‘consolidare’ con alti steccati e sofisticati sistemi di monitoraggio il confine con la Cisgiordania scoraggiando così eventuali terroristi dall’infiltrarsi in Israele, è iniziata nel 2002.
Condannata dalla comunità internazionale, nonostante la giustificazione di Israele che la chiama “barriera di sicurezza”, si estende ormai per più di 400 chilometri. Scorre lungo il 38esimo parallelo la linea di divisione tra Corea del nord e del sud. Dalla fine della seconda guerra mondiale, ciascuna delle due rivendica la legittimità della sua autorità sulla totalità della penisola coreana. La linea di demarcazione è lunga 250 chilometri ed è la più protetta del mondo, con mine, armi pesanti, filo spinato, rilevatori di movimento e circa due milioni di soldati su entrambi i lati. La Cortina della Tortilla è invece il nome dato alla recinzione costruita dagli Usa tra il 2006 e il 2010 al confine con il Messico per impedire l’immigrazione clandestina e il traffico di droga da quel paese. Lunga oltre mille chilometri Ë controllata con telecamere.