Da Nord a Sud passando per il Centro: furti nei bagagli dei passeggeri
Sarà anche maestra di vita, ma la Storia, purtroppo, sembra non insegnare nulla. Nell’agosto del 2002 37 dipendenti della Sea handling, la società che gestisce lo smistamento di bagagli e persone a Malpensa, furono arrestati per furto nei bagagli dei clienti. Un anno prima ci fu una raffica di denunce da parte di viaggiatori che lamentavano la mancanza di oggetti di valore nei bagagli. La polizia di frontiera mise allora telecamere e microfoni nella zona dove venivano smistati i bagagli e… sorpresa: a rovistare nelle valigie dei passeggeri erano proprio gli addetti ai bagagli. Furono in breve tempo rubati orologi, profumi, macchine fotografiche, videocamere digitali, penne di marca, gioielli. Tutti e 37 gli addetti furono denunciati per furto aggravato e continuato, uno solo finì in manette. Dei 37, 34 furono licenziati prima del processo penale e alla fine si arrivò a 18 rinvii a giudizio. Solo ad uno il giudice del lavoro aveva dato ragione, per cui fu reintegrato dal magistrato nel posto di lavoro. Non che non avesse rubato, c’erano per questo i filmati a dimostrarlo inequivocabilmente, ma solo perché la Sea non aveva indicato “gli oggetti del furto contestato e le denunce dei passeggeri riferite al giorno di cui alla contestazione”. Insomma, aveva rovistato nei bagagli, aveva preso qualcosa, ma siccome dal filmato non si capiva bene cosa avesse rubato, la condanna non ci fu. Anzi, ci fu il reintegro nel posto di lavoro nel 2008. Alla fine, siccome per la polizia di frontiera mancavano “i necessari requisiti di affidabilità ai fini della sicurezza aeroportuali per il rilascio del permesso di accesso alle aree sterili dell’aeroporto, il lavoratore in questione rimase in carico all’azienda ma senza stipendio perché non poteva lavorare. In poche parole, in Italia rubare con prova di filmati e di microfoni non basta per essere licenziati, ci vogliono anni ed anni tra processi e contro processi, con dispendio di soldi e di salute.
La Storia si ripete, almeno per quanto riguarda i furti, in numero sproporzionato e, all’inizio, non si sapeva dove avvenivano. Ci sono voluti un paio di anni agli inquirenti per capire che i ladri operavano in un luogo insospettabile: la stiva degli aerei, dove entravano poche persone e tutte di fiducia (almeno così si credeva).
Quando gl’inquirenti hanno capito dove avvenivano i furti, hanno piazzato telecamere e microfoni molto sofisticati, perché non dovevano interferire con le apparecchiature degli aerei.
Ebbene, i dipendenti delle società handling coinvolti nei furti sono stati ben 86. A differenza dei furti a Milano Malpensa nel 2002, nel 2012 si rubava in tutti gli aeroporti: Fiumicino (49 arrestati), Lamezia terme (6), Bari (13), Bologna (3), Linate (5), Napoli (5), Palermo (1) e Verona (3). Da Nord a Sud, insomma, non c’è differenza: non è la lingua che unisce gl’italiani, ma il furto. Le indagini sono state condotte dalla procura di Lamezia Terme.
Giuseppe Preiti ha dato la colpa della sparatoria contro i carabinieri alla crisi economica e alla mancanza di lavoro. Questi operai negli aeroporti il lavoro ce l’avevano, al posto di ringraziare che ne avevano uno, se lo sono giocati a guardie e ladri. Magari poi anche loro, in sede di processo, daranno la colpa alla crisi economica, e magari troveranno un giudice che darà loro anche ragione. Tutto è possibile, su una cosa, però, non si possono avere dubbi. Gli 86 addetti ai bagagli sono stati fotografati con tanto di audio e tutti sono stati dalle riprese identificati senza ombra di dubbio. I bagagli venivano aperti, si rovistava all’interno, venivano sottratti oggetti che potevano valere e venivano richiusi. I bagagli che non si riusciva ad aprire (anche alcuni viaggiatori prendevano le loro precauzioni), venivano distrutti e poi buttati nei cassonetti della spazzatura.
Ecco la dichiarazione del procuratore della Repubblica di Lamezia: “Si tratta di episodi rilevanti sul piano penale e sociale per il danno grave d’immagine e materiale provocato alle compagnie di volo e all’intero sistema nazionale dei trasporti aerei. Nei confronti delle persone coinvolte vi è la certezza assoluta dei reati contestati e della loro identità”.
A rispondere dei danni provocati ai passeggeri sono ovviamente anche le compagnie che dovranno rimborsare ai clienti i danni patrimoniali e non patrimoniali, in quanto “i bagagli e i loro contenuti sono considerati come un domicilio domestico”. Le compagnie, tuttavia, potranno rivalersi sui dipendenti infedeli, sempre che ci riusciranno.