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21 November 2024
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Cronaca

L’INSEGNANTE GERARDO PETTA

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Ultimamente si parla spessosulla stampa dell’emigrazione e nelle trasmissioni radio riservate alla comunità italiana qui in Svizzera dei tagli ai Corsi di lingua e cultura italiana.

Vi siete chiesti il perché?

A sentire tutti questi presuntiesperti, soprattutto coordinatori di Enti professionali come l’Ecap, nella persona del SignorBozzolini o di Enti Gestori, nella persona del Signor Nesti, sembrerebbe che la colpa di tutti i disagi sia da attribuire solo alla riduzione dei contributi, messa in atto da qualche anno, dall’ex governo Berlusconi e che nei prossimi anni potrebbe essere ridotta al minimo. Invece, si dovrebbe parlaresoprattutto della cattiva gestionedi molti Enti e dei debiti che hanno accumulato, da quando nel 1993 hanno iniziato a cogestire i suddetti Corsi insieme all’Ufficio Scuola dei vari consolati, grazieanche al sostegno di alcuni politici, senza spina dorsale, eletti all’estero che si sono schierati apertamente dalla loro parte. Molto probabilmente a nessuno di questi interlocutori interessa, veramente, il futuro dei Corsi,altrimenti cercherebbero di dare un contributo costruttivo, facendo proposte adeguate per risolvere il problema. D’altra partequando non si ha la formazione adeguata e ci si vuole ugualmente occupare di temi che non si conoscono a fondo come quelliriguardanti il mondo della scuola non si va da nessuna parte. Fa gola il contributo in denaro dello Stato italiano per potercontinuare a nominare, in base a non so quali competenze, i docenti da inviare nei Corsi, senza preoccuparsi di stilare una graduatoria in base ai titoli di studio posseduti dagli insegnanti,in modo da assumere i più meritevoli. Se lo facessero, d’altra parte, non avrebbero più il potereche hanno attualmente a cui non hanno nessuna voglia di rinunciare. E poi dicono che il loro è solo volontariato.

Queste persone sono solo dei grandi IPOCRITI.

A dir la verità, ci sono alcuni presidenti di questi Enti gestori che lavorano in modo serio e trasparente. Mi permetto di citare, a tale proposito, il CASLI di Zurigo, per il quale ho lavorato dieci anni, e il suo presidenteAurelio Chiapparini, personache ha mostrato negli anni di saper gestire in modo corretto i contributi ricevuti dallo Stato italiano. Il Casci di Berna comunquesta fallendo senza riuscire nemmeno a pagare agli insegnanti glistipendi di diversi mesi. Questicasi dovrebbero farci riflettere ed indurci a cambiare rotta, cioè chiedere che tutto venga affidato ai Consolati. Invece, con il supporto dei politici eletti all’estero, mi riferisco in particolar modo al Senatore Micheloni e all’onorevole Nar-ducci, i responsabili dei suddetti Enti hanno proposto, addirittura,di far rientrare in Italia tutti gliinsegnanti del MAE, compresi i Dirigenti scolastici, e far gestire ai sudetti Enti il settore della scuola.

Ma siamo impazziti?

Far gestire la scuola a personeche non vengono dal mondo della scuola e che sono quindi per lo più degli incompetenti? Se si dovesse arrivare a ciò, sarebbe meglio che lo Stato italiano smantellasse tutto il settore delle Istituzioni scolastiche italiane all’estero e risparmiasse i soldi.

Queste proposte non meritano di essere prese in considerazione!

Si deve capire che se il personale MAE verrà rimpatriato, verrà smantellato tutto e non ci sarà posto nemmeno per i docenti assunti in loco. Spero che il governo Monti trovi, in tempi brevi, una soluzione a questa situazione a dir poco assurda e nello stesso tempo imbarazzante e decida per il meglio. Non si può continuare a pensare che lo Stato italiano debba intervenire sempre a saldare i debiti accumulati da altri e spesso, ribadisco, da incompetenti .

La scuola, proprio per i suddetti motivi, deve essere riportata sotto un unico tetto: l’Ufficio scuola del Consolato, dove c’è un Dirigente scolastico che dà tutte le garanzie necessarie per gestire un settore del genere e, soprattutto, senza interessi personali. Forse Enti professionali come l’Ecap, che gestiscono già in qualche Circoscoscrizione consolare i Corsi di lingua e cultura italiana, per esempio a Basilea,vogliono estendere i loro interessi, meglio dire le loro mani, sui suddetti Corsi, a discapito di altri Enti gestori? Questo non dovrebbe, però,meravigliarci in quanto Enti professionali, come Ecap o Enaippossiedono già un’ampia struttura e di conseguenza appropriarsi di un ulteriore contributo pergestire anche i corsi di lingua e cultura italiana, sarebbe sicuramente per essi molto utile; vitale alla loro esistenza. Per questo,secondo me, il Signor Bozzolini è sceso in campo, organizzando incontri a destra e a manca. D’altra parte a Zurigo nel 1993,l’attuale coordinatore dell’Ecapinsieme all’on. Narducci erano i responsabili di un Ente gestorechiamato ACIS che si occupavadei suddetti Corsi, a liv. elementare, che in seguito fu poi inglobato dal CASLI di Zurigo e devo ribadire che i risultati sono ben noti. Gentile Signor Bozzolini, dalle mie parti, si dice che persone come Lei, l’on. Narducci e il Sen. Micheloni, si dovrebbero far comprare da chi non le conosce. Io purtroppo Vi conosco e non ho nessuna intenzione di abboccare al Vostro neutrale interessamento. Concludo, invitando gli insegnanti degli Enti gestori ad apriregli occhi e non farsi incantare da questi improvvisi «suonatori di flauto»: organizzatori di conferenze, tavole rotonde e trasmissioni radio. Sono docente come voi, attualmente supplente MAE e penso che dovremmo cercare di scendere in campo, in prima persona, e suggerire noi una soluzione equa per tutta la categoria che rappresentiamo, insieme anche ai docenti e ai Dirigenti scolastici del MAE, con delle regole da rispettare, uguali per tutti. Senza cercare di fare i furbi, come alcuni hanno fatto fino adesso, cercando di passare avanti agli altri perché conoscevano il presidente di un Ente o un parlamentare o qualcuno dei Comites. A proposito, avevo dimenticato di citare i Comites, un’altra interessante categoria, sempre in mezzo, nel settore della scuola, pronta a dare suggerimenti, a fare proposte spesso senza avere le dovute competenze. Secondo me, solo uniti, cari docenti possiamo cercare di salvare i Corsi dal loro probabile funerale, previsto per i prossimi anni, se non si interviene seriamente, senza interessi di parte. Questo si potrà realizzare in base a un’unica linea guida: far rientrare i Corsi di lingua e cultura italiana sotto l’unico tetto dell’Ufficio scuola del Consolato. Meditate gente !

Gerardo Petta Docente Corsi di lingua ecultura italiana – Zurigo(iscritto sindacato UIL)

<<Non creiamo confusione!>>

La risposta di Guglielmo Bozzolini

Ringrazio la redazione della Pagina dell’opportunità che mi offre di rispondere alla lettera dell’insegnante Gerardo Petta. Una risposta mi sembra doverosa, e non perché io consideri fondate le calunnie del Sig. Petta, ma perché su un argomento serio come quello del futuro dei Corsi di Lingua e Cultura italiana è necessaria la massima chiarezza. Non è opportuno che circolino leggende metropolitane totalmente infondate. In particolare sono errate le considerazioni su cui il sig. Petta basa tutto il ragionamento esposto nella sua lettera: Le posizioni espresse dal Sen. Micheloni e dall’On. Narducci in merito al futuro dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana non coincidono in nulla con le mie. Basta leggere i giornali e/o i comunicati circolati sulle agenzie e via internet. Riconosco ai due parlamentari di aver individuato l’importanza dei corsi per la comunità italiana e la gravità della situazione d’emergenza che dovremo affrontare nel prossimo anno, ma ho definito le loro proposte un errore sia nel merito che nel metodo. Le mie dichiarazioni in merito, è fatto noto, non hanno riscontrato popolarità e approvazionetra i suddetti parlamentari. Perché allora insistere a metterci in un unico caldero-ne creando solo confusione? O non si è informati, e allora è meglio stare zitti, o si è in malafede. Dire genericamente che tutti gli Enti Gestori non s’intendono di scuola può essere frutto solo di cattiva informazione. I due enti che hanno promosso l’assem-blea del 3 dicembre (a cui hanno partecipato numerose persone),cioè la Fopras e la Fondazione ECAP, hanno ad esempio una lunghissima esperienza nel settore scolastico e formativo e forti rapporti con le autorità locali. L’ECAP in particolare esiste da 40 anni, lavora per formare ogni anno più di 35’000 persone e collabora con le autorità scolastiche di sedici cantoni. Se in questadiscussione c’è qualcuno espertodi scuola e di formazione, quellisiamo noi. E’ altrettanto sbagliato dire che il mio interesse per l’emergenza che affrontano i corsi di Lingua e Cultura derivi da qualche appetito della Fondazione ECAP. Basta leggere i nostri bilanci (sono pubblici, si trovano sul sito www.ecap.ch) per capireche abbiamo un giro d’affari piùche sufficiente (circa 24 milioni di franchi nel 2010) a garantireil nostro funzionamento senza bisogno di cannibalizzare nessuno. Se ci interessiamo di corsi di lingua e cultura è perché lo facciamo da diciotto anni! Diciotto anni nei quali abbiamo dato il nostro contributo per garantirealla collettività italiana un servizio fondamentale, sia gestendoamministrativamente i corsi di livello medio nella Circoscrizione di Basilea, sia come protagonisti della diffusione della Certificazione CELI (più di 300 certificati rilasciati ogni anno a Basilea e Zurigo), sia con un lavoro capillare di promozionedei corsi stessi. Non ci siamo tra l’altro mai limitati a organizzarei corsi, ma abbiamo sempre provato a promuovere la discussione nella collettività italiana organizzando regolarmente assemblee e dibattiti: l’anno scorso a Zurigo,questa primavera a Basilea,adesso a Berna e ogni anno nell’occasione della consegna degliattestati CELI. Lo facciamo da diciotto anni perché lo riteniamo importante e non per qualcheforma di guadagno. Basterebbe informarsi per sapere che siamo un’organizzazione senza scopodi lucro e che in questo settore è impossibile non solo guadagnare, ma anche solo rientrare dei costi. Forse a qualcuno potrà sembrare strano ma esistono ancora organizzazioni e persone che fanno le cose per passione e motivazione, senza avere chissà quali interessi nascosti. Noi siamo tra questi!Basta ripassare la storia dell’emigrazione italiana in Svizzera per sapere che i corsi di lingua e cultura italiana nascono dall’iniziativa della collettività italiana stessa, non sono stati un regalodello stato e hanno sempre funzionato grazie al sommarsi dell’impegno di chi ci ha lavorato e del sostegno di quella che una volta si chiamava “l’emigrazione organizzata”. I corsi sono quindioggi più che mai un patrimonioda difendere e tutelare attraverso l’impegno di tutta la collettività. Ognuno deve mettere in campole sue risorse e dare il suo ontributo.

Come vedete sarebbe bastato leggere i giornali o navigare su internet per avere le informazioni necessarie a evitare di dire qualche stupidaggine. Ma l’errore più grande, che bisognerebbeassolutamente evitare, è un altro: è far finta di non vedere la situazione drammatica in cui i corsi di lingua e cultura si troveranno l’anno prossimo. A causa dei tagli annunciati dal governo italiano, in tutta la Svizzera verranno chiusi più di 400 corsi, quindi più di 4’000 bambini rimarranno senza possibilità di insegnare l’italiano. Tra il 2008 e il 2012 il numero dei corsi sarà quindi ridotto da 1’400 a meno di 700. Il crollo del numero dei corsi comporteràla rottura del rapporto di fiducia sia con le famiglie, sia con le scuole locali, producendo una spirale negativa. La maggioranzadegli enti gestori (non l’ECAP)sarà nel frattempo fallita e quindida un lato numerosi insegnanti avranno perso il lavoro (non sono lavoratori e lavoratrici anche loro?), dall’altro verranno meno quegli strumenti di coinvolgimento della collettività che avevano permesso in questi anni di valorizzare e promuovere i corsi garantendo il reclutamento degli alunni. Nell’attuale situazione finanziaria dello stato, solo pensare che il governo raddoppiil numero dei docenti di ruolo è assolutamente fantasioso e fuori da qualsiasi realtà, perché il contingente è stato invece ridotto di ventinove unità. Lo scenario con cui ci dobbiamo confrontare è quindi più serio di quanto si pensi. Per affrontarlo bisogna lavorare su piani temporali diversi: affrontare l’emergenza in tempibrevi e chiedere al parlamentoche riformi complessivamente il settore, sapendo che questo richiede tempi più lunghi. Sola una riforma complessivadel settore può risolvere i nodi attorno a cui si discute da anni e che alcuni pretenderebbero invece di affrontare con decretazione d’urgenza: natura dei corsi,sistema organizzativo (misto o totalmente privato sociale o totalmente pubblico), ruolo e natura degli enti, status giuridico dei docenti, funzioni dei dirigentiscolastici, ecc. Bisogna nel frattempo affrontare l’emergenza con la maggioreunità possibile. Per questo nell’assemblea del 3 dicembre abbiamo deciso di creare un comitato per la salvaguardia dei corsi di Lingua e Cultura a cui partecipino tutte le forze coinvolte e interessate (docenti, genitori, Enti Gestori, Comites, ecc.). Tutti quelli che vorranno parteciparesaranno benvenuti. Le proposte sul terreno per ora sono queste: chiedere con forza al nuovo governo di rivedere in modo più equo i tagli operati nei vari capitoli di spesa del Ministero Affari Esteri e chiamare tutte le famiglie a versare il contributo per la frequenza ai corsi. E’ lo stesso metodo con cui i sindacati stanno chiedendo al governo di modificare la manovra finanziaria: uniti, rivendicando equità, disponibili ai sacrifici per salvare i servizi!

Guglielmo BozzoliniPresidente Fondazione Ecap Svizzera

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