Le elezioni in Iran sono state vinte dall’attuale presidente Mahmud Ahmadinejad con il 63% contro il 34% di Mir Hossein Mousavi. Ahmadinejad, ricordiamolo, è colui che ha sempre sostenuto che l’Olocausto non è mai esistito e che Israele deve essere cancellato dalla faccia della terra. Si parla di brogli e sicuramente c’è del vero, ma questo ormai è un dato trascurabile, perché la vera guida religiosa e politica del Paese, l’ayatollah Alì Kahmenei, a cui si era rivolto lo “sconfitto” incarcerato come altre centinaia di manifestanti che protestavano, in un messaggio televisivo ha pubblicamente sostenuto Mahmud Ahmadinejad. Chi è contento dell’esito di queste elezioni è senz’altro Israele, che magari pubblicamente se ne rammarica ma che in realtà gradisce perché – è la tesi degli israeliani – tra l’uno (Ahmadinejad) più rozzo e fondamentalista e l’altro (Mousavi), più liberale ma solo in apparenza, non sarebbe cambiato nulla per Israele, sarebbero stati tutti e due nemici, solo che Mousavi in maniera più subdola, l’attuale presidente in maniera più plateale, al punto che, si dice, è meglio averlo come nemico dichiarato in quanto così rende servizio a Israele. Chi, invece, non è affatto contento è il Presidente Usa Baraci Obama, che vede la sua politica della mano tesa subire un grosso colpo. Infatti, è come se davanti alle profferte di dialogo e di un nuovo inizio nei rapporti tra i due Paesi, la guida Suprema Kahmenei avesse risposto confermando tutta la sua strategia che consiste nel dotarsi di un armamento nucleare per affermare la propria potenza nel cuore del Medio Oriente. Inoltre – ed è cosa nota – in Iran i diritti umani, civili e politici sono inesistenti, il Paese è un’enorme prigione con un potere che controlla tutto
e tutti, al punto che la promessa degli sconfitti per una Tienanmen iraniana trova molti scettici proprio per il controllo capillare della polizia sui singoli cittadini. A giudizio degli esperti, di fronte al Presidente Usa si pone un dilemma: o accettare che l’Iran si doti di armi nucleari con il rischio-certezza che prima o poi queste armi vengano usate contro Israele, oppure intervenire con raids aerei per distruggere le centrali e i luoghi di lavorazione dell’uranio. La scelta, come si può immaginare, non è facile, perché una volta conquistate le armi nucleari l’Iran non esiterebbe a mettere in pratica le sue minacce. Se, però, Obama intervenisse bombardando i siti nucleari, sarebbe accusato di essere un guerrafondaio come Bush, e l’accusa proverrebbe dall’interno come dall’esterno. Dunque, resta l’opzione Israele, che alla prossima minaccia potrebbe reagire facendo il “lavoro sporco”. Di certo la vittoria – reale o usurpata – di Ahmadinejad non è una buona notizia.