Cinque anni fa la sensazionale scoperta di un pastore arabo in una grotta della Giordania
Con l’Epifania tutte le feste vanno via, si dice. Il significato del Natale è chiaro, quello dell’Epifania, che significa manifestazione della divinità di Gesù, anche. In tutte e due le feste, come nella maggior parte delle altre a carattere religioso, Gesù è il personaggio al centro di ogni cosa. Ma qual è il vero volto di Gesù? Egli è stato raffigurato in vari modi, ma nessuno, forse, lo rappresenta come Egli veramente era. Sì, c’è il volto della Sindone: probabilmente è quello, ma non c’è certezza. Ora, però, c’è una svolta. Forse – e bisogna sottolineare “forse” – ci troviamo di fronte ad una scoperta davvero sensazionale, perché c’è la possibilità di vedere per davvero come era e di conoscere qualcosa di più sull’Uomo-Dio che ha cambiato e segnato la storia dell’uomo da duemila anni a questa parte. Cosa è successo di tanto importante? Ecco la cronaca dell’accaduto, raccontata da due archeologi inglesi, David e Jennifer Elkington: “Tutto è cominciato cinque anni fa, quando un pastore arabo entrò per riposarsi in una caverna della Giordania, in una zona selvaggia e desertica vicino al villaggio di Saham, dove convergono Giordania, Israele, Siria e le pianure del Golan. Mentre si trovava all’interno della grotta vide che in un angolo, semicoperti dalla sabbia, vi erano settanta volumetti di metallo di una decina di pagine ciascuno, legate da un filo di piombo e grandi come una carta di credito”. Ebbene, il pastore arabo tre anni fa vendette questi piccoli libri al commerciante beduino israeliano Hassan Saida che, intuendo il loro valore, si mise in contatto, appunto, con David e Jennifer Elkington, una coppia di archeologi che, a loro volta, li fece esaminare agli esperti dell’Università di Oxford per sapere se si trattava di reperti autentici ese il volto disegnato sulla copertina potesse corrispondere al volto di Gesù. Ad Oxford i preziosi reperti furono esaminati e grande fu l’emozione di fronte a quei mini libri. Ecco la testimonianza dei due archeologi: “I primi risultati sono stati sorprendenti. Innanzitutto la zona del ritrovamento si trova a cinque chilometri da un’antica sorgente dove molti cristiani fuggirono dopo la caduta di Gerusalemme, quando, nel 70 dopo Cristo, l’imperatore Vespasiano conquistò la città e distrusse il Tempio.
Ma anche il test metallurgico ha confermato che il piombo utilizzato per alcune pagine proviene dall’area del Mediterraneo e ha un livello di corrosione corrispondente ai metalli del primo secolo dopo Cristo, impossibile da ottenere artificialmente. Anche l’origine cristiana dei testi è testimoniata dalla mappa della città santa di Gerusalemme che fa da sfondo alla crocifissione di Gesù: si vedono una croce in primo piano, un piccolo edificio che doveva essere la tomba di Cristo e, dietro, le mura della città. Non solo: il fatto che su una delle copertine vi sia il ritratto di Gesù conferma il legame con il cristianesimo, perché gli ebrei non potevano raffigurare una divinità”. Sono state già identificate le prime parole: “Salvatore di Israele” e “Yahweh-Dio”, ma c’è chi dice che questi testi potrebbero addirittura essere i codici sigillati, mai ritrovati, di cui si parla nel Libro della Rivelazione della Bibbia. Se quest’ipotesi dovesse essere vera, allora potrebbero avere lo stesso valore scientifico dei Rotoli del Mar Morto, i manoscritti biblici che furono ritrovati nel 1947 in alcune grotte della Cisgiordania. La scoperta potrebbe raccontare i particolari della vita di Gesù ed essere la testimonianza di un personaggio che ha condizionato la storia. Ne sapremo qualcosa di più dopo la pubblicazione degli studi su questo ritrovamento ma non stupirebbe se ci fossero delle sorprese. [email protected]