Pubblicato uno studio dell’Inail che riassume il quadro degli incidenti e delle vittime mortali negli ultimi otto anni
Tra le tante notizie cattive che la cronaca ci riserva quotidianamente, ce n’è forse una che lascia tirare un piccolo sospiro di sollievo. Abbiamo detto “forse” perché la buona notizia sta solo in qualche percentuale, ma dietro le percentuali ci sono, comunque, solo tragedie.
Parliamo della pubblicazione da parte dell’Inail – l’Istituto Nazionale Assicurazione sugli Incidenti sul Lavoro – del numero degli incidenti, appunto, sul lavoro. Si tratta dei numeri che riguardano il 2008. Gli infortuni sono stati ben 874.940, di cui 1120 mortali.
Perché abbiamo detto che si tratta di una notizia, come dire, non negativa? Solo perché rispetto al 2007 i morti sono stati 87 in meno, cioè meno 7, 2%; il numero totale degli infortuni, invece è sceso del 4,1%.
Il quadro dell’Inail comprende gli anni che vanno dal 2001 al 2008. Rispetto al 2001 nel 2008 i morti sono stati meno 28%, cioè meno 426, mentre gli incidenti sono diminuiti del 14,5%. Come si vede un bel progresso. In questi anni c’è stata una costante, seppur piccola, diminuzione, salvo che nel 2006, quando rispetto all’anno precedente, c’è stato un aumento di 61 vittime mortali.L’anno 2008 può considerarsi l’anno meno funesto, mentre quello più tragico è stato il 1963 con 4664 morti.
Ecco l’andamento dal 2001 al 2008 relativamente al numero delle vittime mortali: 1546, 1478, 1445, 1328, 1280, 1341, 1207, 1120. In questi numeri non sono solo compresi gli incidenti mortali sul luogo di lavoro, ma anche quelli avvenuti durante il tragitto dal luogo di lavoro a casa. Dal 2001 al 2008, i numeri sono i seguenti: 296, 396, 358, 305, 286, 280, 304, 276. Ovviamente queste cifre indicano solo gli incidenti mortali verificatisi lungo il suddetto percorso.
Rispetto al 2007, nel 2008 gli incidenti in generale sono scesi del 6,9% in agricoltura, mentre sono saliti quelli mortali (più 15, 2%). Nell’industria sono scesi dell’8,2% gli incidenti in generale e del 9,3% quelli mortali. Anche nei servizi c’è stata una diminuzione (meno 0,1% in generale e meno 9,4% quelli mortali).
Se consideriamo i singoli settori produttivi, quelli con il più alto numero di morti sono le costruzioni (235 morti), i trasporti (145) e l’agricoltura (121).
Le vittime principali sono gli stranieri, specie nell’edilizia, dove la manodopera straniera è in continuo aumento.
Su tutti questi dati ci sono almeno tre considerazioni da fare. La prima è che, per quanto poco consolatoria, la diminuzione degli infortuni mortali è costante, il che significa che negli anni si è affermata una maggiore consapevolezza e una maggiore attenzione al rispetto delle norme sulla sicurezza sul posto di lavoro. La seconda considerazione, direttamente legata alla prima, è che proprio la mancanza di rispetto delle norme di sicurezza è la causa principale degli incidenti.
Basta riflettere sulle cadute dalle impalcature: in questi casi, gli incidenti avvengono sia perché le stesse impalcature non sono a norma e sia per l’inosservanza delle norme sulla sicurezza. Poi, ovviamente, ci sono le distrazioni, personali o di altri soggetti, nonché gli azzardi, laddove per azzardi intendiamo l’uso – o piuttosto il non uso – di precauzioni (casco, occhiali, guanti, eccetera) che aiutano a salvare la vita in caso di incidenti.
Infine c’è la classifica rispetto al resto dei Paesi europei: l’Italia, secondo Eurostat, non è agli ultimi posti, nel senso che il numero degli incidenti mortali non supera quello di altri Paesi, però c’è da aggiungere che nell’elenco non sono citati gli incidenti stradali. Il numero degli incidenti stradali, infatti, e soprattutto il numero dei morti per incidenti stradali, in Italia è altissimo e supera di molto Paesi, come la Germania, che hanno una popolazione maggiore di più di un terzo.