Iniziato a Taranto il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi: niente tv in aula
È iniziato il processo per l’assassinio di Sarah Scazzi, dopo un anno e quattro mesi dalla sua sparizione, che poi è anche il giorno della sua morte. I giornali, le tv, i talk-show hanno versato fiumi di parole su questo caso, illustrando fatti e opinioni, confrontando indizi, parole, sguardi, dichiarazioni e intercettazioni. Alla fine, davanti ai giudici ci sono loro, le due donne misteriose e scaltre, almeno a giudizio dello stereotipo mediatico, accusate di aver ucciso o di aver partecipato al sequestro e all’omicidio di Sarah, cugina di Sabrina e nipote di Cosima Serrano. Michele Misseri è sotto accusa anche lui, ma solo per aver occultato il cadavere della nipote. Lui si dichiara colpevole, unico colpevole di tutto il dramma che ha colpito Concetta Serrano, il marito e il fratello di Sarah, ma nessuno gli crede. All’inizio si autoaccusò, ma poi cambiò versione e accusò la figlia Sabrina, la quale nega. Nega pure la madre, ma la loro versione non ha convinto gli inquirenti e non ha convinto i magistrati che a vario titolo sono stati chiamati a pronunciarsi sulla loro scarcerazione e sul loro proscioglimento in istruttoria. I quali magistrati ritengono che la verità sia la seguente: Sarah è stata uccisa d’impeto, senza premeditazione, e a farlo sono state Sabrina e Cosima. Motivo? La gelosia di Sabrina nei confronti della cuginetta che si era invaghita di Ivano Russo, l’oggetto del suo amore. Ci sono altri sei imputati per reati minori, ma due sono accusati di concorso in occultamento di cadavere, cioè Carmine Misseri, fratello di Michele, e Cosimo, suo nipote. Il processo si celebrerà senza i riflettori delle telecamere, per espresso desiderio delle imputate. Sabrina ha detto che non ci tiene ad essere ripresa “come una tigre in gabbia”. Quando non si sapeva che fine avesse fatto Sarah, Sabrina amava parlare con la stampa e ai telegiornalisti chiedeva qual era il loro “share”, ora le luci della ribalta le fanno paura. Tutto sommato, il pubblico non ha mai sentito dalla sua viva voce le motivazioni della sua presunta innocenza, ne ha sentito parlare de relato, da altre persone.
Quando era libera e non sospettata di nulla, si sbizzarriva a fare ipotesi, a dare giudizi e poi a dire che il padre “doveva pagare” per quel che aveva fatto e confessato. Che si sia sempre professata innocente, lo si sa, come detto, da altri, in particolare dai suoi avvocati. Ora ascolteremo le sue parole e tutto ciò che ha da dire, ma le contraddizioni sono troppe e sarà difficile smontare le accuse. La Procura, proprio all’inizio del processo, ha presentato altre prove a sostegno della sua colpevolezza, in particolare molti sms cancellati già dopo i primi giorni dell’indagine per la sparizione di Sarah ed ora riemersi grazie alla bravura dei tecnici informatici che ne hanno recuperato parole e immagini. In particolare, è stata recuperata l’immagine di Sarah in pigiama sul telefonino di Ivano che probabilmente ha fatto scatenare la gelosia. Ma le accuse più dirette sono quelle derivanti dalle intercettazioni, nelle quali il ruolo di Cosima, la madre di Sabrina, è quello della compartecipazione al confronto poi sfociato nell’assassinio. Cosima ha messo in conto la condanna e se non riuscirà a dimostrare che l’unico, vero colpevole è il marito, per salvare la figlia sicuramente sarà lei ad accusarsi. In questo, va apprezzato il coraggio dell’amore di Cosima che, pur di salvare la figlia (“ha tutta una vita davanti a sé”) è disposta ad immolarsi, pur non avendo probabilmente commesso l’omicidio. In aula siederà anche Concetta Serrano, madre di Sabrina. La donna, diciamo la verità, ha colpito per l’assenza delle lacrime, nessuno l’ha mai vista piangere per la morte della figlia che, tra l’altro, amava passare il tempo più che a casa sua, a casa, appunto, della zia e della cugina, casa che alla fine le è stata fatale. L’opinione pubblica ha per lei comprensione, ma non simpatia, anche perché dal suo volto, come pure da quello di suo figlio Claudio, non traspare nessun dolore, ma solo un ruolo, quello della madre o del fratello. Concetta, comunque, ha dichiarato che sarebbe disposta anche ad andare a visitare la nipote Sabrina in carcere, per capire, ma non Cosima, perché “è un muro”, da cui non si caverebbe nulla. Il processo di primo grado si chiuderà sicuramente con una condanna, si tratta di sapere se ad essere condannato sarà Michele Misseri o le due donne ma, qualunque sarà l’esito, la famiglia Misseri ne uscirà distrutta. [email protected]