Bisogna inoltre andare avanti con le riforme
Standard and Poor’s fa strike. Con un declassamento a catena strappa la tripla A alla Francia, fa scivolare di due gradini l’Italia portandola da A a BBB+, declassa Spagna, Portogallo e Austria. Tra i grandi si salva solo la Germania che mantiene il rating AAA insieme a Olanda, Finlandia e Lussemburgo. È un inedito “declassamento di massa” in salsa Ue, che certo indebolisce gli sforzi in corso per consolidare un’Europa che traballa sotto debiti pubblici e mercati. Anche perchè la decisione di tagliare il rating di ben 9 Paesi europei sui sedici sotto osservazione (oltre a Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Austria sono finiti sotto la scure anche Cipro, Malta, Slovacchia e Slovenia) è motivata proprio con quelle che vengono giudicate le “insufficienti” misure adottate dai governi nelle recenti settimane. Una lettura che irrita la Commissione Ue e per questo rispedita immediatamente al mittente dal Commissario Olly Rehn che la giudica “senza fondamento”. I mercati hanno pesantemente risentito della situazione e gli spread hanno avuto grandi sbalzi, col minimo storico dei Bund tedeschi il differenziale con i tassi italiani è risalito sopra i 500 punti. Ad essere penalizzati sono stati anche gli altri Paesi, in particolare la Francia per la quale il downgrade è una sconfitta bruciante: lasciare il club della tripla A è il colpo che potrebbe essere fatale per il capo di Stato francese in vista delle prossime elezioni. Il ministro delle Finanze, Francois Baroin, ha assicurato che “non ci saranno manovre” e che “la strada intrapresa è giusta”. Ma l’opposizione non fa sconti e non aspetta nemmeno l’annuncio ufficiale per dire chiaramente che è “colpa di Sarkozy”. Anche la decisione sull’Italia non è un fulmine a ciel sereno. Non erano mancati segnali, lanciati nei giorni scorsi proprio da Standard & Poor’s. Ma l’entità del taglio era certo inattesa, visti gli sforzi fatti e l’impegno del governo di “tecnici”: si scende di due livelli. Il Belpaese va proprio in serie B. Anzi in BBB. Per la prima volta nella sua storia. Dalla classe “A”, che indica “solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse” si cambia infatti lettera: BBB+ significa “adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare”. Il cambio d’accento – e di pericolo – è chiaro. Anche se, a guardar bene, S&P non è poi così severa. Se infatti l’economia e le finanze italiane sono giudicate a rischio, il governo di tecnocrati guidato da Mario Monti si salva invece a pieno. L’agenzia di rating sembra anzi arrivare addirittura in soccorso del premier quando avverte che un ulteriore taglio sarà possibile se, per l’opposizione di lobby e interessi particolari, non verranno implementate le giuste e ambiziose riforme che il governo ha annunciato e che ha ribadito ancora oggi commentando la decisione. Forte della ‘promozione’ l’esecutivo si è quindi detto ancora più determinato ad andare avanti col programma di riforme stabilito, tornando anche a chiedere più sforzi a livello europeo per la crescita e l’occupazione.
È urgente per l’Europa “mettere in campo la più forte volontà comune nel procedere senza esitazioni sulla via dell’unità politica e dell’effettiva unione economica”, ha affermato Giorgio Napolitano, sottolineando che la crisi ha trovato “le istituzioni europee ancora condizionate da limiti del passato”. Ewald Nowotny, membro del Board della Bce e governatore della banca centrale austriaca ritiene il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s il problema più serio per l’Europa, spiegando che il nostro Paese quest’anno ha un bisogno di rifinanziamento molto elevato. La Germania deve capire che così non si può andare avanti, che è l’intera Eurozona ad essere sotto attacco e che l’unica medicina efficace in tempi rapidi è lasciare alla Banca centrale europea quella libertà di manovra indispensabile per mettere al riparo i titoli dei Paesi a rischio, Grecia in testa, ma anche Italia e Francia. Chi ha parlato con Mario Monti a proposito del declassamento dell’Italia non ha dubbi: il presidente del Consiglio vuole una “Bce forte”. E vuole, soprattutto, che le riforme non si fermino. Anzi. Il premier, dalla lettura del rapporto dell’agenzia di rating, vede uno sprone a proseguire il cammino, visto che se viene bocciata l’Italia, non accade altrettanto al governo la cui azione, semmai, viene giudicata positiva. Ma è anche ora di cambiare musica. “Prima non si poteva dire, perché eravamo osservati speciali: ma ora è tempo di cambiare e bisogna farlo in fretta”, spiega una fonte di governo che ha avuto modo di parlare con il premier. Il tutto senza però incrinare minimamente i rapporti con Berlino, riconosciuti come ‘fondamentali’ per Roma. Il presidente del Consiglio sapeva della decisione di Standard e Poor’s di declassare l’Italia e gli altri Paesi europei, Francia in testa, tanto da averlo anticipato negli incontri con i partiti. E ha tirato un sospiro di sollievo perché le indiscrezioni sono arrivate quando l’asta sui titoli pubblici era terminata. Ma ha anche ribadito che il declassamento non cambierà la linea del governo che continuerà a puntare sulle riforme per la crescita.