“Minacciano la dignità umana”
Aborto, unioni di fatto e bioetica, ma anche Medio Oriente e primavera araba: sono molti i punti affrontati da Papa Benedetto XVI nel discorso pronunciato davanti al Corpo diplomatico nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano. Parlando di educazione dei giovani, Benedetto XVI afferma come la famiglia, “fondata sul matrimonio di un uomo con una donna”, non sia “una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto – sottolinea il Pontefice – le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità”. Secondo Benedetto XVI “è nella famiglia che ci si apre al mondo e alla vita. In questo contesto dell’apertura alla vita, accolgo con soddisfazione la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso. Più in generale, guardando soprattutto al mondo occidentale, sono convinto che si oppongano all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili”. Il Papa ha affrontato anche il tema dei rivolgimenti in Nord Africa e Medio Oriente: “Gli effetti dell’attuale momento di incertezza – afferma – colpiscono particolarmente i giovani. Dal loro malessere sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito, talvolta duramente, diverse regioni. Mi riferisco anzitutto al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani, che soffrono tra l’altro per la povertà e la disoccupazione e temono l’assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale”. Benedetto XVI si è detto molto preoccupato “per le popolazioni dei Paesi in cui si susseguono tensioni e violenze, in particolare la Siria, dove auspico una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti”.