La Coldiretti 50 milioni di danni. E intanto gli scioperi paralizzano la Penisola
Sicilia in ginocchio per lo sciopero del movimento Forza d’urto che ha raccolto autotrasportatori, agricoltori, artigiani e pescatori bloccando la consegna di carburanti, alimenti freschi e conservati, acqua minerale. Distributori di benzina chiusi e scaffali di supermarket semi vuoti. Ammontano ad almeno 50 milioni di euro i danni causati nell’agroalimentare dallo sciopero dei Tir in Sicilia nell’ultima settimana. È questo il bilancio provvisorio tracciato dalla Coldiretti che sottolinea l’importanza della ripresa del trasporto merci nell’Isola ma evidenzia che al danno economico immediato va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto Made in Italy con quello proveniente da Paesi come la Spagna e Israele, diretti concorrenti della produzione siciliana nell’ortofrutta. “Sugli scaffali dei supermercati dell’isola e in quelli nazionali ed europei – sottolinea la Coldiretti – mancano i prodotti siciliani perché i mercati ortofrutticoli sono bloccati e decine di migliaia di litri di latte sono rimasti fermi nelle stalle, nei caseifici e nelle autocisterne e dovranno essere buttati con danni enormi per gli allevatori che devono assumersi anche il costo dello smaltimento”. “Perdite consistenti si registrano – precisa la Coldiretti – per tutti i prodotti deperibili come i fiori con l’impossibilità di effettuare le spedizioni necessarie per raggiungere i clienti fuori dell’isola. La situazione di difficoltà delle aziende agricole siciliane evidenziata dalla protesta è reale ma la crisi in queste condizioni rischia di aggravarsi. Occorre agire subito e con responsabilità avviando un tavolo permanente tra Governo, Regione e rappresentanti di categoria”. “I presidi del Movimento dei Forconi e degli autotrasportatori in tutta l’isola siciliana, conclusisi il 26 gennaio sono stati organizzati per far conoscere al mondo intero lo stato di crisi socio economico in cui versa la Sicilia per scelte sbagliate della sua classe politica”, ha affermato Martino Morsello, leader del movimento dei Forconi in Sicilia, all’indomani della rimozione dei blocchi che per quasi una settimana hanno paralizzato l’isola, dove intanto la situazione si sta lentamente normalizzando, dopo le code chilometriche davanti ai distributori di carburante e l’assalto ai supermercati che stavano ormai esaurendo i generi alimentari. L’attenzione dei Forconi, che insieme agli autotrasportatori dell’Aias e ai manifestanti del movimento Forza d’urto ha dato vita alla protesta, è rivolta adesso all’esito del vertice tra il premier Monti e il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo aveva più volte invitato il movimento a “concludere la manifestazione”: “Credo sia fondamentale perchè ormai i danni della protesta li pagano soltanto i siciliani”, aveva infatti dichiarato rivolto ai manifestanti.
“Qualcuno ha detto che la mia risposta ai leader della protesta è stata deludente – ha poi aggiunto – ma in realtà non ho voluto prenderli in giro. Non assumo impegni che non posso mantenere, come ridurre il prezzo della benzina o delle tariffe autostradali o delle assicurazioni. Ho chiesto a Monti di parlarne mercoledì 25”. “I siciliani sono pronti, qualora Lombardo non darà risposte precise alla richiesta del Movimento dei Forconi – annuncia Morsello – a scendere ancora più massicciamente nelle piazze. Intanto innumerevoli donne siciliane plaudono ai manifestanti e chiedono l’assalto all’assemblea siciliana perché la ritengono responsabile del disastro in Sicilia”. Neanche i tassisti rinunciano alle maniere forti e, per protestare contro le liberalizzazioni del governo Monti, si sono di nuovo fermati lunedì scorso in tutta Italia. Alle loro agitazioni segue una serie di scioperi indetti da molte delle categorie coinvolte dalle novità, dai farmacisti ai tir, dagli avvocati ai benzinai, tutti sul piede di guerra contro il provvedimento elaborato dal Cdm. E dopo la SIcilia, a rimanere bloccata è tutta la penisola a causa degli scioperi che durerano fino a venerdì 27. Le situazioni più critiche si sono registrate in Piemonte (con la manifestazione a Torino), in Lombardia (code agli svincoli in entrate di Capriate e Seriate), in Emilia Romagna (sull’A14 chiusi ai soli mezzi pesanti le uscite di Bologna San Lazzaro e Cesena Nord); in Campania (code alle barriere di A30, A16 e A1), in Puglia (A14).Al porto di Villa San Giovanni e nelle sue adiacenze, in Calabria, incolonnamenti di mezzi pesanti all’imbarco in Sicilia. Se gli incolonnamenti sulle autostrade si registrano in tutta Italia, in alcune regioni le proteste hanno portato alla chiusura dei caselli autostradali. Si è così estesa a tutta Italia la protesta degli autotrasportatori che era cominciata in Sicilia con il ‘Movimento dei forconi’ contro gli aumenti del gasolio, dei pedaggi autostradali e dell’Irpef. Lo sciopero dei Tir sta provocando disagi su molti tratti della rete autostradale, anche con la chiusura di caselli e sulle tangenziali che attraversano le città. L’adesione è “superiore a qualsiasi aspettativa”, fa sapere il movimento Trasportounito, secondo cui proprio questo è un segnale della ”gravità” della crisi. La protesta è seguita “’con molta attenzione” dal governo “perché nulla esclude che questi malesseri possano sfociare in manifestazioni di tipo diverso”, ha assicurato il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che ha già avvertito: “Non saranno tollerati blocchi stradali; fin dove si può useremo tolleranze e dialogo, però bisogna anche tenere presenti i diritti dei cittadini”.