Documenti via internet e banche dati consultabili
Dopo il decreto del 19 gennaio sulle liberalizzazioni – con le luci della possibilità per gli under 35 di creare una srl con un solo euro di capitale, con l’abolizione delle tariffe minime e massime per gli avvocati e l’obbligo del preventivo, e con le ombre dei farmacisti e notai che non sono stati toccati se non nell’allargamento di 5 mila nuove farmacie (da dare in eredità) e di 500 nuovi studi notarili – il governo Monti ha fatto un nuovo passo in avanti sul tema della crescita. Per ora, i provvedimenti non producono nuovi posti di lavoro (salvo i 500 nuovi studi notarili e le 5.000 farmacie) ma incidono sui risparmi, che è una forma di oculatezza economica. È in questa direzione che va il decreto sulle semplificazioni, varato dal Cdm venerdì 27 gennaio, che come dice la parola stessa semplifica la vita dei cittadini nei rapporti con l’amministrazione pubblica. Il pacchetto delle semplificazioni prevede che si potranno ottenere via computer il cambio della residenza, l’iscrizione nelle liste elettorali, i certificati anagrafici o il rinnovo dei documenti d’identità, nonché la partecipazione a pubblici concorsi. In sostanza, dovrebbero essere abolite le file in quanto ognuno riceverà a casa propria i documenti. La carta d’identità scadrà il giorno del proprio compleanno, dopo il periodo di validità. Certo, le persone che non hanno il computer o non lo sanno usare, come le persone anziane, si troveranno in difficoltà, ma per tutti è un fatto positivo. A suo tempo fu computerizzato l’ufficio, ora viene computerizzato il rapporto cittadino-amministrazione. Sempre che gli italiani non riescano a svuotare la semplificazione del suo contenuto, come spesso avviene nelle poste (perché le operazioni sono lunghe o per mancanza di linea). I disabili potranno far valere il verbale di accertamento dell’invalidità anziché le attuali attestazioni medico-legali per ottenere i pass per i posteggi in città o nei centri storici. I manager pubblici saranno penalizzati nella valutazione del loro operato per i ritardi e gli inadempimenti della Pubblica amministrazione. Altro punto importante del decreto sulle semplificazioni sono la riduzione del numero dei controlli e delle verifiche per la creazione di una nuova azienda. Chi invece ha già un’impresa potrà accedere alle informazioni utili per l’attività collegandosi con le nuove banche dati consultando i siti comunali. Un funzionario ad hoc accelererà le pratiche di cittadini e imprese se la Pubblica amministrazione non rispetta i tempi. Fatto importantissimo: i documenti con i requisiti generali delle aziende vengono gestiti dalla Banca nazionale dei contratti pubblici. Le amministrazioni potranno consultare il fascicolo elettronico di ciascuna azienda ed effettuare i controlli. In sostanza, niente più inutili documenti se di questi c’è già traccia nella Banca dati dei contratti pubblici.
Penultimo punto: viene introdotto il portale unico delle università. Per lo studente niente più libretto con i relativi voti, ma esami registrati per via telematica. La decisione sul valore legale del titolo di studio è stato rinviato ad una successiva consultazione. Infine, sarà posto allo studio un piano per la banda larga e ultra larga, con l’apertura dell’open data, cioè la diffusione in Rete dei dati in possesso delle amministrazioni. Un giudizio globale non può prescindere dalle realizzazioni in questa direzione messe in opera dall’ex ministro Brunetta (certificati medici online, valutazione dei dirigenti, lotta all’assenteismo con i controlli elettronici delle entrate e delle uscite, eccetera), ma questo decreto le porta più in avanti. L’uso massiccio del computer e di internet per semplificare il rapporto utente-amministrazione dovrebbe comportare un abbattimento dei tempi di attesa e contemporaneamente un risparmio cartaceo di varie centinaia di milioni di euro. Il decreto non ha incontrato difficoltà di sorta da parte dei partiti, decisi tutti a discutere le varie misure e semmai di aggiungerne altre. Il decreto sulle semplificazioni comporta anche l’abolizione di 330 leggi inutili, ormai da tempo superate. Con il primo decreto sulle liberalizzazioni, con quello sulle semplificazioni e con la manovra finanziaria già approvata, Monti si è potuto presentare agli appuntamenti europei di fine gennaio con una parte dei “compiti” già svolti. Ne restano ancora da fare, tra cui quello sulla riforma del lavoro e la riforma della Giustizia, ma i decreti a suo tempo promessi – secondo le scadenze contenute nel decreto di stabilità, ultimo atto del governo Berlusconi – sono stati finora mantenuti. All’indomani del Cdm che ha varato il decreto sulle semplificazioni, Monti ha annunciato la partenza della trattativa sindacati-confindustria sulle nuove regole del mercato del lavoro, trattative che si chiuderanno al massimo entro 4-5 settimane. Il che significa che o si arriva ad una proposta concordata, anche sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, o il governo sarà costretto a procedere per decreto anche su questo tema. Una cosa, infatti, è chiara: o si cambia adesso nei rapporti industriali e contrattuali oppure il treno si perderà per sempre, con grave ipoteca sulla crescita e su regole più moderne, meno rigide e più eque. [email protected]