John Edgar Hoover fu il primo direttore dell’FBI; ne assunse la direzione su incarico di Calvin Coolidge, allora presidente degli Stati Uniti. All’epoca era stata da poco istituita, era ancora designata dalla sigla BOI (Bureau of Investigation) e non poteva vantare le risorse che avrebbe ottenuto nel tempo.
L’insediamento di Hoover avvenne nel 1924, una vita fa. Era ancora in plancia di comando quando morì, nel 1972: storia di ieri. Quasi cinquant’anni. Anni in cui alla Casa Bianca si susseguirono Rooswelt, Kennedy e altri cinque presidenti, fino ad arrivare a Nixon. La geopolitica era stata stravolta, tutto era cambiato, dai costumi alle ideologie, ma lui aveva resistito. E spadroneggiato: spiando e ricattando tutto ciò che si metteva di traverso sulla sua strada, che a torto o a ragione considerava la via maestra che gli USA dovevano seguire. Su questo cinquantennio Clint Eastwood ha girato un film, J. Edgar, che ripercorre la vita pubblica e privata di Hoover in circa due ore e mezza. Poche visto le premesse, troppe se il ritmo della pellicola rimane monocorde, inseguendo la chimera dell’imparzialità e della completezza del quadro. L’intento del regista sembra quello di voler essere esauriente e raccontare proprio tutto, senza tralasciare niente e senza soffermarsi con passione narrativa su niente, passando alla scena successiva come se dovesse segnare su un taccuino: “E anche questo l’ho detto”. Non era certo facile ritrarre uno dei più temuti e potenti uomini del secolo scorso, ma le aspettative erano alte. Comprese quelle riguardanti l’attore chiamato a interpretare il protagonista: Leonardo Di Caprio. I peana nei suoi confronti si sono sprecati, ma pur non deludendo, non era certo necessario conoscere a fondo il personaggio Hoover per accorgersi che per quanto uno sia bravo, per quanto trucco e caratterizzazione siano notevoli, nessuno può interpretare credibilmente ogni ruolo che gli viene proposto; dovrebbe avere il coraggio di rifiutare quelli che fatica a calzare. Per capirci, è indubbio che Klaus Kinski e Cary Grant fossero grandi attori, ma nessuno si sarebbe sognato di dare ruoli quali Pollicino al primo o Nosferatu al secondo.
Antonio Ravi Monica