Il Consiglio federale prolunga il programma d’incentivazione all’offerta di nuovi posti per la custodia di bambini complementare alla famiglia fino al 2015
Un figlio, si sa, comporta molti sacrifici e tante spese. Un binomio che di certo non invoglia le giovani coppie a lanciarsi nell’avventura di allargare la famiglia con l’arrivo di un bebè. In modo particolare, chi non può fare affidamento alle famiglie, i nonni per intenderci, il più delle volte si trova davanti la difficile scelta di abbandonare il proprio posto di lavoro per poter crescere il figlio oppure continuare la propria carriera lavorativa rinunciando ad averne uno. Sembrano discorsi assurdi, eppure sono scenari che al giorno d’oggi una coppia si trova a fronteggiare. Crescere un figlio comporta non solo il dispendio di tempo da dedicargli per seguirlo adeguatamente nella crescita, ma anche un dispendio di energia che si ripercuote sul rendimento lavorativo. Ecco perché spesso in Svizzera l’arrivo di un bambino corrisponde alla diminuzione del tempo di lavoro in modo particolare per donne. Il problema era stato osservato già nel 2009 con lo studio “Vivere in Svizzera” del Centro di competenza svizzero in scienze sociali (FORS) dell’Università di Losanna, dal quale risulta evidente come in Svizzera le donne che hanno un figlio riducono quasi automaticamente la loro percentuale lavorativa. Una situazione molto diversa rispetto a quella osservabile nei paesi nordici, dove il bambino non ha un impatto sulla carriera professionale delle mamme. Questo dipende fortemente dall’aiuto che una famiglia dispone al momento dell’arrivo del bambino. Quando questi aiuti non ci sono si ricorre alle strutture idonee che li accolgono già nei primi mesi di vita, permettendo così ai genitori di continuare la propria attività lavorativa. Il problema, però, è che spesso queste strutture non basta-no e bisogna faticare non poco per trovarne una che combaci con le proprie esigenze e che sia disponibile. Chi non si è imbattuto in lunghe liste d’attesa per garantirsi un posto all’asilo nido: a volte bisogna pensarci anche prima della nascita del bimbo stesso. Una prima risoluzione al problema è già stata provata con l’entrata in vigore il 1° febbraio del 2003 della legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia. Con questo progetto il governo ha incentivato e promosso la creazione di strutture supplementari per accogliere i bambini in età prescolastica permettendo così ai genitori di conciliare meglio l’attività lavorativa. Ciò nonostante, dopo i primi anni di applicazione della legge, che comunque ha avuto un grande riscontro con la nascita di nuove strutture e miglioramenti di quelle già esistenti, i posti disponibili in Svizzera, stimati a 32’000 unità, coprono solo il 40% della domanda. Per questo motivo si è avvertita la necessità di potenziare le offerte di strutture d’accoglienza. La legge aveva una durata di otto anni ed era valida fino al 31 gennaio 2011 ma vista l’efficacia della proposta nonché il fatto che risultasse ancora insufficiente, il Consiglio federale ha chiesto di prolungare il programma d’incentivazione di quattro anni, ossia fino al 31 gennaio 2015, anni durante i quali ha proposto un credito d’impegno di 140 milioni di franchi.
L’intento è quello di continuare sulla scia dei primi sei anni nel corso dei quali sono stati creati 24 000 nuovi posti, il che rappresenta un aumento dell’offerta di oltre il 50 %. Nel 2011 se ne sono aggiunti altri 9 000 per un totale di 33 000, posti per i quali la Confederazione ha investito circa 190 milioni di franchi. Non solo le strutture, ma anche il personale, grazie all’applicazione di questa legge e alla sua proroga, subisce un forte miglioramento in termini di qualità e di professionalità. Tra le motivazioni che hanno spinto alla richiesta della proroga, infatti, non bisogna sottovalutare la preparazione del personale delle strutture che devono accogliere i nostri figli. Dal punto di vista pedagogico, in Svizzera la qualità dei posti di custodia è sovente insufficiente. Circa la metà del personale impiegato non ha una formazione adeguata. Questo problema rischia di acuirsi se non si procederà al richiesto e necessario potenziamento delle strutture. Disporre di personale qualificato costituisce una delle condizioni di base per lo sviluppo dell’offerta e la garanzia della qualità. Per l’istituzione formatrice, i costi ammontano a circa 15000 franchi all’anno per ogni posto di formazione (salario ell’apprendista, aiuto prestato all’apprendista, costi di formazione diretti). La Confederazione dovrebbe quindi versare a queste istituzioni un buono di formazione di 15000 franchi per ogni formazione ultimata.