Offensiva della Nato contro i talebani lungo la Valle dell’Hilmand
Vertice Obama-Medvedev in vista del G8
Bisognerà attendere il G8 – dall’8 al 10 luglio – per avere un quadro preciso di cosa i cosiddetti Grandi vogliono fare nei confronti di Teheran.
L’Unione Europea ha deciso di convocare gli ambasciatori iraniani per dare una risposta ferma, ma sarà il G8 a imprimere la tabella di marcia, che annuncia una risposta decisa ma “graduale”.
Nei giorni scorsi l’Iran ha rilasciato molti degli iraniani che lavoravano all’Ambasciata inglese a Teheran, ma uno o due sono finiti sotto processo.
L’Inghilterra è stata definita “nemico crudele” dalla Guida Suprema Ali Khamenei.
Dopo aver messo a tacere l’opposizione politica e soprattutto la protesta dei giovani, in Iran sono state annunciate nei prossimi giorni anche varie esecuzioni pubbliche, durante le quali sicuramente ci saranno manifestanti tacciati di “agenti stranieri”, secondo la più classica delle strategie dei regimi autoritari che consiste nell’accusare gli stranieri di complottare contro la “rivoluzione” del 1979.
Tra tutti i Paesi che dovranno prendere una decisione sull’Iran, la Cina e la Russia sono per le “maniere morbide”, ma la compagnia rischia di allargarsi fino a comprendere Stati Uniti e anche Germania e Italia, queste ultime con notevoli interessi commerciali con l’Iran.
A proposito di G8, è da registrare un asse tra Obama e il presidente russo Medvedev, definito “innovatore” rispetto a Putin, con un piede nel “vecchio” modo di fare politica.
Dall’estremo Oriente nulla di nuovo, se non che la Corea del Nord ha lanciato 7 altri missili a corto raggio, evidentemente per tenere alta la tensione internazionale e per creare un ponte di solidarietà con l’Iran, in un momento come questo in cui l’Iran è il bersaglio di tutti. Ma, almeno per ora, la preoccupazione maggiore non viene dalla Corea del Nord, ma dall’Afghanistan, dove è iniziata una grande offensiva contro i talebani nel sud del Paese, lungo la Valle dell’Hilmand, la loro roccaforte.
Il nuovo generale Stanley McChrystal ha un compito assai difficile ma indispensabile se si vuole vincere: disperdere i fanatici e accerchiarli bloccandoli ai confini con il Pakistan. L’operazione, già partita, è ad ampio raggio ed è denominata “Colpo di spada”, con 4500 marines impegnati nell’occupazione a tappeto del territorio. È la prima grande offensiva condotta dai marines dalla guerra in Vietnam in poi.
Finora, anche quando i talebani sono stati sconfitti e dispersi, sono poi ritornati nei villaggi ed hanno continuato a terrorizzare gli abitanti. Ora, con “Colpo di spada”, come detto, si vogliono liberare i villaggi della loro presenza e tenerli occupati con una presenza continua dei soldati della Nato. In questo modo non solo si impedisce il ritorno dei talebani, ma si taglia loro ogni possibilità di controllo.
La Valle dell’Hilmand è anche la regione dove la coltivazione della droga rappresenta la più grossa fonte di guadagno e di finanziamento. Spezzare questo binomio dovrebbe dare un colpo micidiale ai terroristi di Al Qaeda.
Non solo: una volta liberata la regione, dovrebbe essere più facile l’organizzazione di elezioni più libere che si terranno il 20 agosto prossimo.
La vera sfida è fare terra bruciata attorno ai terroristi e mettere in moto un processo di emancipazione democratica che per ora si è rivelato più difficile di quanto si potesse pensare.
Il costo di tutta questa operazione sta ricadendo in gran parte sugli Stati Uniti e, in altra parte, sull’Inghilterra. L’Italia partecipa con circa 5000 uomini. Per le elezioni è già deciso di mandarne altri 500, e la Germania 300, ma Obama sta sollecitando gli altri Paesi a dispiegare ulteriori forze, anche perché i talebani stanno adottando tattiche molto insidiose, tipo il reclutamento dei bambini presso le famiglie più povere, pagandoli anche fino a 15 mila dollari, facendo credere loro che andranno a studiare il Corano e invece vengono indottrinati per farne dei giovani kamikaze, molto meno temuti rispetto agli adulti, specie se si tratta di ragazze.
Ultimo capitolo della politica internazionale è l’imminente riunione del G8 a L’Aquila. La scelta de L’Aquila è stata a suo tempo apprezzata, soprattutto dagli abruzzesi, perché permetterà di mettere dei riflettori straordinariamente efficaci che torneranno a vantaggio delle popolazioni terremotate.
La sede prescelta era La Maddalena, in Sardegna, e in particolare la grande nave parcheggiata al largo: luogo certamente più sicuro dell’Abruzzo, sia per le eventuali violenze dei black-block, sia perché al riparo da eventuali scosse di terremoto, in questi giorni particolarmente frequenti, anche se non pericolose, almeno a giudizio degli esperti.
Si sa che da parte dell’Italia, che è la presidente quest’anno del G8, verranno fatte proposte concrete per dotare la finanza internazionale di un nuovo codice etico.
Infine, c’è la visita già programmata appena dopo la conclusione del G8 tra il Papa e Obama, visita preceduta da un’intervista del presidente Usa sui giornali cattolici, in cui si mette l’accento sui temi di comune interesse (aiuti ai Paesi poveri, la soluzione del problema palestinese, la pace) e si sorvola sui temi delicati della bioetica, dell’aborto e della contraccezione), sui quali non si nega la differenza, spesso inconciliabile, delle due posizioni.
L’importante, però, per Obama, come pure per il Papa, è di gettare ponti.