Il testo, di due soli articoli, è stato approvato con un accordo Pdl-Pd in Commissione giustizia della Camera
La proposta fu lanciata già nel lontano 2003, venne anche raccolta, ma poi, alla fine, non passò l’esame delle Camere. L’argomento non piaceva e non piace alla Chiesa, ma ora, a distanza di quasi dieci anni, i tempi sembrano essere cambiati. La Commissione giustizia della Camera, infatti, ha approvato senza problemi il nuovo testo sul cosiddetto divorzio breve. Consiste in soli due articoli. Il primo articolo abbassa di due terzi il tempo di attesa tra la separazione e il divorzio (quindi da tre anni a un anno). Nel caso in cui ci siano figli minori, il tempo di attesa viene raddoppiato, quindi due anni. Il secondo articolo prevede che in ogni caso la comunione di beni si sciolga nel momento in cui il giudice stabilisce che possono vivere separatamente, in pratica dal momento in cui vengono dichiarati separati e di vivere non sotto lo stesso tetto. Il testo, come detto, è frutto di un accordo tra Pdl e Pd, quindi a livello di assemblea e successivamente di Senato, non dovrebbero esserci problemi, anche se bisogna dire che i cattolici di destra o di sinistra possono sempre riservare delle sorprese.
I tempi prima citati sono quelli approvati, ma c’erano altre proposte, che però non sono state approvate. La prima era quella della Lega, che non voleva nessuna modifica. La seconda era quella dei radicali, i quali avevano proposto il ”divorzio lampo”, cioè senza il passaggio della separazione. Secondo i radicali, se il matrimonio fallisce, si dovrebbe passare direttamente al divorzio. C’era una terza proposta, quella della senatrice ex Pd ed ora Udc, Paola Binetti, la quale chiedeva di mantenere il periodo di tre anni tra la separazione e il divorzio per chi ha figli piccoli e di abbassarlo a due anni per chi ha figli maggiorenni o è senza figli. Secondo Maurizio Paniz, Pdl, si tratta di un provvedimento di civiltà; secondo Donatella Ferranti, Pd, ”di un giusto equilibrio”. Il rischio, come detto, non è solo quello della bocciatura al Senato, è anche quello che non arrivi in tempo alla calendarizzazione della discussione in aula. Mancano, infatti, meno di un anno e mezzo alla fine della legislatura, e i provvedimenti in discussione sono tantissimi e tutti di politica economica, di diritti civili, di liberalizzazioni, di giustizia, di temi istituzionali ed elettorali, per cui coloro che non sono favorevoli alle misure citate potrebbero frapporre degli ostacoli di tipo procedurale o di priorità e far fallire la novità. Secondo le statistiche, che si riferiscono al 2009, in Italia un matrimonio su quattro finisce male. La media dice che ci si separa o si divorzia dopo 18 anni di unione evidentemente male assortita, ma si tratta, appunto, di una media. Coloro che si dicono addio appena dopo il matrimonio (cioè dopo pochi mesi) sono il 18% del totale, mentre rappresentano il 16,2% coloro che si separano dopo 25 anni di matrimonio, in pratica dopo che i figli (o il figlio) hanno raggiunto e superato la maggiore età o hanno finito gli studi. Ci sono anche quelli – e il fenomeno è in espansione – che si separano dopo i sessant’anni di età, per una serie di ragioni tra cui la sistemazione dei figli e l’essere rimasti soli e senza grandi affinità o l’incontro tardivo del grande (presunto) amore. Per la cronaca nel 1999 le separazioni sono state in Italia 64.915, mentre nel 2009 sono state 85.945, cioè 21 mila in più che corrisponde a un quinto in più. I divorzi furono 34.341 mentre nel 2009 sono stati 54.456, anche qui circa 20 mila in più. Ovviamente dal 1999 al 2009 l’aumento annuale delle separazioni e dei divorzi è stato sempre costante. L’età in cui le donne si separano in media è di 41 anni (il 21,2%), mentre quella gli uomini è di 45 (pure di 21,2%). [email protected]