Leonardo Nigro è figlio di immigrati italiani ed è uno tra gli attori più richiesti tra gli artisti della nuova generazione
Leonardo parliamo prima della tua provenienza, sei un italiano in Svizzera, da dove vieni?
Vengo da un posto che prima non veniva considerato, ora invece è molto conosciuto: Avetrana che, purtroppo, da quando è successo il fatto di Sarah Scazzi lo conoscono tutti. Sono nato in Italia, però i miei genitori a quei tempi erano già in Svizzera. Mia madre per il parto tornò in Italia dove tra l’altro c’era mia sorella che viveva con i miei nonni. Per quell’occasione mia madre ha preso, per la prima volta in vita sua, un aereo ed era al nono mese, cosa che oggi non sarebbe più possibile fare. Dopo mezz’anno ci siamo trasferiti tutti insieme in Svizzera.
Che legame hai con l’Italia?
Mi sento italiano, anche se, in adolescenza, ho fatto quel classico percorso in cui quando eri in Italia eri considerato lo „svizzero“, invece qui eri l’“italiano„. Sono il classico figlio di meridionali, io cerco sempre di vederlo in positivo. Credo che sia un grandissimo regalo il fatto di essere cresciuto con questi due binari: mi trovo a mio agio mangiando un gelato in piazza con i miei cugini e amici, ma mi sento bene anche in una Fondue-Stube.
Hai fatto parte in tanti film svizzeri e tedeschi, come nasce questa passione per il mestiere d’attore?
È nata alla Missione Cattolica italiana di Zurigo, ho iniziato a recitare quando avevo cinque anni. Ero così piccolo che non sapevo neanche leggere ancora, quindi imparavo i testi con mia mamma: lei li leggeva ed io imparavo. Poi ho fatto la maturità in un liceo svizzero, successivamente ho frequentato le scuole di recitazione, sono stato due anni ad Amburgo, ho fatto teatro due anni a Basilea, ho abitato per cinque anni a Berlino e dal 2005 sono tornato a Zurigo. Viaggio spesso, però la base è Zurigo.
Hai interpretato tante volte la parte dello straniero, del secondo ecc., ti piace questo ruolo?
Diciamo che bisogna vedere sempre di che tipo di straniero si tratta. Non ho interpretato dieci volte il pizzaiolo, con tutto il rispetto per la categoria, però credo che i personaggi hanno sempre avuto una certa diversità, che poi abbiano un background meridionale non mi ha mai disturbato. Spesso ho interpretato personaggi svizzeri, come, una volta, per un film svizzero, il personaggio che dovevo interpretare era un casaro di nome Franz Rennhard, giustamente quando uno sente un casaro di questo nome pensa subito a me (ride). E quindi io andai dal regista per chiedere se si poteva cambiare il nome. Invece il regista ha deciso di non cambiarlo, disse: “No, il nome è questo Franz Rennhard e sei tu“, quindi trovo che sia una gran bella cosa. Sì, recito stranieri, ma spesso personaggi che sono ambientati qui, come anche in Grounding, quando ho recitato il banker, figlio di italiani, ma cresciuto comunque qui.
Come ti prepari per un ruolo nuovo? Che rapporto crei con il personaggio che reciti nei film?
Credo che la base di tutto sia la sceneggiatura: se leggo la sceneggiatura e non riesco a capire che tipo di personaggio è, vuol dire che abbiamo un problema. Se invece già leggendo la sceneggiatura, ho delle immagini ben precise di come dovrò recitarlo, significa che sono sulla strada giusta. Sono un tipo abbastanza intuitivo, a me piace molto il fatto di agire e reagire. Cioè io ti lascio recitare e per quanto me lo consenta il personaggio reagisco di conseguenza. Credo che sia un metodo abbastanza funzionante. Diciamo che i costumi giusti aiutano tantissimo a trovare il personaggio, già il tipo di scarpe che porti sono secondo me fondamentali. Una volta che hai parlato con il costumista tante cose si chiariscono.
Con chi ti piacerebbe collaborare? Hai un idolo o qualcuno a cui ti ispiri?
Tutti dicono che ho delle somiglianze con Russel Crowe („Il Gladiatore“), quindi sicuramente un film con lui mi piacerebbe farlo.
Il 30/31 marzo, durante il Salento Filmfestival ti sarà dato il Salento Award, cosa significa per te?
È una riconoscenza bella e importante, perché mi viene data anche per la mia salentinità. È bello perché proviene dalla mia terra, certamente mi piacerebbe anche se fosse il Bolzano Award, però essendo salentino certamente mi rende molto felice.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il prossimo film che girerò è intitolato „Die schwarzen Brüder“ (I fratelli neri), che è un libro scritto negli anni 50 basato su fatti veri del 800. Parla di contadini ticinesi che erano costretti a vendere i propri figli a milanesi ricchi. Questi bambini andavano in giro a fare gli spazzacammini, quindi, essendo sempre sporchi, hanno creato questa fraternità „I fratelli neri“. È una mega produzione, Moritz Bleibtreu farà la parte del signore cattivo che raccoglie i bambini, mentre io reciterò la parte del padre del bambino protagonista.
Grazie per averci parlato un po’ di te e per aver condiviso le tue esperienze con i lettori de La Pagina…
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