Per prevenire la violenza giovanile, un fenomeno in continua crescita che ha pesanti conseguenze sulla società, il governo svizzero propone un piano d’azione, sostenendo e coordinando le attività sia di Cantoni che di Comuni
Il governo svizzero, sollecitato dai postulati di diversi parlamentari, ha proposto un piano d’azione nazionale di cinque anni per prevenire e arginare la violenza giovanile.
La Confederazione ha già annunciato di essere disposta a sostenere, incoraggiare e coordinare le attività di Cantoni e Comuni, sviluppando sinergie e consentendo così un proficuo scambio di conoscenze.
Lo scorso 20 maggio, il governo federale ha approvato il rapporto denominato “I giovani e la violenza – per una prevenzione efficace nella famiglia, nella scuola, nello spazio sociale e nei media” che ha evidenziato il problema.
L’indagine sottolinea che la stragrande maggioranza dei giovani in Svizzera non è violenta, ma che il fenomeno è comunque preoccupante e genera paura e insicurezza tra la gente, che reclama maggiore prevenzione e severità per gli autori di aggressioni e atti di teppismo.
Lo studio è corredato di due perizie di esperti indipendenti e offre una panoramica della situazione a livello di prevenzione.
Esso sottolinea, tra l’altro, che i cittadini sono preoccupati in particolar modo da tafferugli a margine di manifestazioni sportive, risse in occasioni di eventi e da pestaggi all’uscita delle discoteche. Secondo alcuni studiosi la violenza giovanile, negli ultimi anni, è costantemente aumentata.
Altri ritengono, invece, che essa sia rimasta invariata, ma percepita come un fenomeno in crescita perchè enfatizzata da giornali e televisioni. Fatto sta che nonostante i protagonisti di tali violenze rappresentino solo un’esigua minoranza, la gravità delle conseguenze di tali atti giustifica la necessità di intraprendere tutte le misure possibili per evitarli.
Un tipico caso di violenza giovanile è quello, per esempio, avvenuto la settimana scorsa, quando cinque allievi di una scuola zurighese in gita scolastica hanno picchiato selvaggiamente un 46enne a Monaco di Baviera. Tre di loro sono stati posti in detenzione preventiva con l’accusa di tentato omicidio.
I cinque ragazzi della scuola di avviamento professionale di Küsnacht (3 di loro svizzeri, a conferma del fatto che la violenza giovanile non conosce frontiere), di età compresa fra i 15 e i 17 anni, hanno agito con una violenza inaudita contro un “povero” agente assicurativo. Si tratta di un fatto di una brutalità estrema, a cui non si riesce ancora a dare una spiegazione logica.
Secondo gli inquirenti tedeschi, infatti, i giovani lo avrebbero picchiato senza alcun motivo apparente e senza che ci fosse stato alcun diverbio, continuando a prenderlo a calci anche quando si trovava già a terra. L’uomo è stato ricoverato in ospedale per le diverse fratture al volto e per una lesione della colonna cervicale. Soffre, inoltre, di un’amnesia parziale.
Secondo le dichiarazioni di un procuratore riportate dai media tedeschi, uno dei giovani arrestati ha dichiarato alla polizia di avere agito per provare una “sensazione forte”.
Oltre alla repressione del fenomeno, che è comunque necessaria, serve sicuramente una prevenzione più efficace, in grado di perseguire chiari obiettivi e basata su misure dagli effetti comprovati.
Infine, ciò che chiaramente emerge dallo studio e che dovrebbe far riflettere maggiormente alcune forze politiche di destra, è che un giovane svizzero esposto a certi fattori di rischio e con gravi problemi familiari (genitori distaccati, che non si curano di quello che fanno i figli, conflitti o violenze in famiglia, consumo mediatico elevato), ha esattamente le stesse probabilità di avere un comportamento violento di un giovane straniero.
La violenza giovanile è quindi un fenomeno senza frontiere, che va combattuto senza argomentazioni demagogiche e soprattutto senza pregiudizi nei confronti degli stranieri.
Bruno Palamara