Il New York Times ha accettato una pagina pubblicitaria e ne ha rifiutata un’altra
Questa è la storia di uno scherzo semiserio messo in atto da Robert Spencer e Pamela Geller, ambedue blogger, giornalisti e scrittori. Lo scherzo è stato fatto al New York Times ed è rivelatore di un modo di pensare o, meglio, di reagire di fronte a due atti più o meno simili. Sul New York Times, alcuni giorni fa, è apparsa una pubblicità che occupava una pagina intera, formata da un titolone (“È tempo di abbandonare la Chiesa cattolica”), da una vignetta e da una lettera in cui è contenuta la dottrina laicista incompatibile con quella cattolica e più in generale religiosa improntata alle virtù pubbliche e private. Al centro della tematica, la donna, le sue libertà, i suoi diritti, ma anche la libertà di usare i metodi contraccettivi, l’aborto, con lo scopo, nemmeno tanto sottinteso, di dire: se volete vivere la vostra vita in modo libero e consapevole, lasciate la Chiesa e godetevi la vita. A commissionare la pagina pubblicitaria, costata 38 mila dollari, è stata una fondazione, la Freedom From Religion Foundation, cioè la Fondazione della libertà dalla religione, che poi è l’associazione degli atei. Ovviamente, nulla di male, in Occidente esiste la libertà di dire e scrivere quello che si vuole purché non si offenda qualcuno. Però, i due blogger si sono chiesti se il giornale avrebbe pubblicato una pagina pubblicitaria identica a quella già pubblicata, ma contro la religione musulmana. Così i due hanno pensato di mettere alla pro-va il prestigioso giornale rischiando anche di dover pagare i 38 mila euro per un banale puntiglio.
Hanno confezionato una pagina pubblicitaria con un titolone (“È tempo di abbandonare l’Islam”) e con una vignetta centrale. Poi la lettera-manifesto in cui erano spiegati i motivi per cui l’Islam è incompatibile con i diritti delle donne, eccetera, eccetera. Ancora dei particolari importanti: identici erano i caratteri del testo della lettera, identici quelli dei titoloni e quelli delle vignette. All’interno della vignetta di Robert Spencer e Pamela Geller, sulla destra, campeggiava la scritta: lettera aperta ai musulmani moderati. Anche qui i caratteri erano gli stessi della scritta “lettera aperta ai cattolici liberali e non praticanti” che si trovava sulla destra della vignetta dell’inserzione degli atei. In più, sotto le due scritte una freccia che invitava a leggere la frase: “è il tuo momento di verità”, sempre con gli stessi caratteri e con le stesse dimensioni. Ebbene, confezionata la pagina, i due blogger l’hanno mandata al New York Times chiedendone la pubblicazione a pagamento. Se il giornale avesse pubblicato la pubblicità, i due avrebbero dovuto sborsare 38 mila dollari pagando a caro prezzo lo scherzo, ma loro avevano ipotizzato che il giornale avrebbe rifiutato la pubblicità. E infatti, hanno avuto ragione. L’amministratore ha telefonato ai due inserzionisti e imbarazzato ha detto che non era il caso, farfugliando che ci sarebbero potute essere conseguenze, che civili e militari in Afghanistan e altrove avrebbero potuto subire delle ritorsioni, eccetera, eccetera. Insomma, il grande giornale americano si è comportato in maniera diversa a seconda di chi era il bersaglio. La conclusione la possono trarre i lettori. Loro, i due blogger, hanno sintetizzato la loro opinione nella domanda seguente: “Se avessero temuto un attacco cattolico al grattacielo del New York Times avrebbero mai pubblicato quella prima pubblicità?”. La risposta è scontata, ma anche illuminante su quella che è o non è la libertà di stampa