Il progetto di un giovane ingegnere dell’Università di Roma, Eugenio Martinelli, finanziato dalla Fondazione Umberto Veronesi
Tempo fa abbiamo parlato di 4 gioielli dell’elettronica in dotazione all’Istituto europeo dei tumori di Milano (Ieo) e al San Raffaele che riescono a scoprire l’esistenza embrionale di determinati tumori, in particolare dei polmoni, prima che la patologia sia visibile con le altre macchine tradizionali. Inoltre, abbiamo parlato di apparecchiature d’avanguardia che riescono ad eseguire operazioni che richiedono una precisione millimetrica, in particolare nell’asportazione chirurgica di determinati tumori. Ecco, siccome il tempo è decisivo nella lotta contro i tumori, riuscire a scoprirli in tempo rappresenta un vantaggio che significa la vita o la morte dei pazienti, e in ogni caso il risparmio di sofferenze a tutti i livelli, fisici e psicologici. Una premessa è d’obbligo. Si sa che le cellule sane e quelle malate non hanno lo stesso odore, la stessa cellula ha un odore diverso da quello che ha quando diventa malata. Di qui l’idea di mettere a punto un “naso elettronico” in grado di scoprire il cambiamento di odore delle cellule e prevenire così la malattia e addirittura l’insorgere di essa. E’ ovvio che il cambiamento di odore delle cellule sane e malate è impercettibile per un naso umano. L’olfatto dei cani, invece, è già molto più potente. I cani sono in grado di individuare dall’odore delle urine la presenza di un tumore in fase iniziale. I cani, cioè, riescono con il loro olfatto sviluppatissimo a scoprire determinati cambiamenti. I cani, però, hanno un grande handicap: non parlano. Le loro “scoperte” si fermano a livello di differenza nel loro olfatto. Che però esistano delle differenze, questo è indubitabile, al punto che non solo le conoscevano già dall’antichità, ma si sapeva che la differenza di olfatto del corpo umano dipende anche da come i cibi vengono metabolizzati. Insomma, il delicatissimo equilibrio cellulare di un organismo ha un odore; se interviene qualcosa che lo mette in questione, l’odore cambia.
D’altra parte, a livello macroscopico, ognuno è in grado, stando vicino ad una persona, di capire il suo stato di salute o di malattia dagli odori sia dell’aria espirata, sia della pelle, anche se per quanto riguarda la pelle siamo su lunghezze d’onda più complesse. Chiusa la premessa, vediamo cosa bolle di nuovo nella pentola della tecnologia. Il naso umano, dunque, è troppo limitato e poi sarebbe anche un’impresa vana, perché l’operazione è enormemente complessa in quanto si dovrebbe poter distinguere tra un’infinità di odori fissi e di odori in mutamento. Impossibile. Ecco allora il naso elettronico, il progetto di un giovane ingegnere dell’Università di Roma Tor Vergata, Eugenio Martinelli, finanziato per 105 mila euro dalla Fondazione Umberto Veronesi. Il naso è rappresentato da sensori, il cervello che riceve i dati e dà le risposte è il computer. Si capisce come il primo passo consiste nell’analizzare con i sensori altamente innovativi le sostanze volatili emesse da linee cellulari isolate da tessuto normale e tumorale a vario stadio di differenziazione. Tutto questo processo deve essere eseguito per creare una memoria olfattiva del computer che è, appunto, il cervello che dovrà dare le risposte. Il computer dovrà quindi contenere una banca dati che riguarda le impronte olfattive dei vari tumori, dai polmoni alla mammella, dalla pelle alla tiroide e al fegato. Se i risultati saranno positivi, vorrà dire che basta un respiro per capire se si è sani o se qualcosa è intervenuto che stia producendo una malattia. Ma vorrà dire anche che sapendo che sta per sopraggiungere una malattia, si può correre subito ai ripari ed ottenere la guarigione quasi garantita. Non è poco, anzi, è il massimo che si possa sperare, specie se si pensa ai calvari legati alla notizia di un brutto male, magari in fase avanzata. [email protected]