Il 25enne centrocampista del Livorno è morto per arresto cardiaco. Fermati tutti i campionati per lutto. Ora il calcio deve riflettere sui ripetuti casi di morte improvvisa
Alla mezz’ora del primo tempo durante la partita Pescara-Livorno Piermario Morosini barcolla, tenta di rialzarsi, poi si accascia a terra, pancia sul prato e braccia allargate, agonizzante. Non si rialzerà più. A nulla sono valsi i tentativi per rianimarlo, neanche quello del primario di cardiologia dell’ospedale di Pescara, Leonardo Paloscia, presente allo stadio, che ha cercato di rianimare Morosini con il defibrillatore. Trasportato in ambulanza all’ospedale, i medici del reparto rianimazione del pronto soccorso hanno tentato di tutto, ma dopo un’ora hanno comunicato la notizia della tragedia: Morosini è morto per “Arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare”. Le immagini del malore e della morte in diretta hanno fatto il giro del mondo, sconvolgendo il mondo del calcio, colpito dall’ennesima tragedia. Drammi come quelli di Morosini negli ultimi anni stanno diventando un’abitudine e non possono essere solo delle fatalità. Queste morti improvvise devono far riflettere. Lo scorso 24 marzo è morto in circostanze simili il giocatore di pallavolo Bovolenta, il 17 marzo il giocatore inglese Muamba va in coma e si riprende miracolosamente. Nel 2011 muore il giapponese Matsuda, nel 2007 il giocatore del Siviglia Puerta e nel 2003 il camerunense Foè a soli 28 anni. In un mondo dello sport professionistico e attrezzatissimo, dove i giocatori sono regolarmente controllati, dovrebbe essere ridotto il rischio di una morte improvvisa. Una risposta potrebbe essere un investimento che miri ad attrezzare i luoghi di sport con adeguate apparecchiature che possano salvare le vite degli atleti. Ma anche i medici sportivi devono impegnarsi a dare risposte sull’idoneità dei giocatori. I medici devono confrontarsi anche con i rischi per la salute che può portare lo stress (troppe partite, alta competitività, poche pause) cui sono sottoposti i giocatori, che hanno senza dubbio aumentato la loro fragilità fisica.
L’impatto emotivo da parte di tutti che hanno suscitato le immagini di Morosini ha colpito anche i vertici della Federcalcio, che non hanno avuto alcun dubbio a fermare le partite di tutti i campionati del fine settimana, prendendo una decisione impopolare e andando contro gli interessi commerciali. Va dunque un plauso alla decisione della Federcalcio che ha avuto il coraggio di fermare lo “spettacolo”, dando l’esempio, che anche in uno sport come il calcio, spesso scosso da polemiche e interessi, ci possa essere spazio per la dignità di fronte a una tragedia umana.
GAETANO SCOPELLITI