Dal primo maggio il Consiglio federale attiverà la clausola di salvaguardia per il massimo di due anni
I contingenti saranno attuati contro i lavoratori provenienti dalla Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania e Ungheria, che lavorano nell’agricoltura, nella ristorazione, negli ospedali e nell’edilizia. Nei prossimi dodici mesi, con la clausola di salvaguardia, ci saranno al massimo 2179 permessi B, ossia per i lavoratori che si stabiliscono in Svizzera per più di un anno. La clausola non varrà per i permessi L, cioè per chi parte dopo 12 mesi di soggiorno. Lo scorso anno i permessi B erano stati 6000, quindi la riduzione di circa 4000 permessi equivale solo al 6 per cento di tutti gli immigrati dall’UE. La clausola di salvaguardia può essere invocata quando l’immigrazione è al di sopra del 10 per cento della media dei tre anni precedenti. Per gli 8 Stati UE queste condizioni sono soddisfatte. La clausola è valida fino al 2013 ed è estendibile al massimo fino al 2014, dopodiché si dovrà ripristinare l’intera libera circolazione. La clausola di salvaguardia è contenuta negli accordi con l’UE.
Per il Consiglio federale la clausola è “un segnale politico per rassicurare la popolazione”, ha dichiarato nella conferenza stampa il ministro della giustizia Simonetta Sommaruga, e anche “uno degli strumenti per gestire l’immigrazione politicamente”. Sommaruga non l’ha detto esplicitamente, ma la clausola è anche un segnale di politica interna, volto a contrastare l’iniziativa popolare dell’UDC sull’immigrazione di massa che può minacciare gli accordi sulla libera circolazione delle persone con l’UE. Sommaruga si è adoperata a presentare la clausola come una parte di alcuni provvedimenti nell’interesse dell’economia e della popolazione. Si rafforza soprattutto l’integrazione degli immigrati dall’UE, “perché anche gli europei possono provocare problemi di integrazione”. Ad esempio immigrati dai Paesi europei dovranno in futuro imparare una lingua nazionale. L’attivazione ha trovato ampio consenso nei grandi partiti politici svizzeri, ma scetticismo nel ministro delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf e in quello degli esteri Didier Burkhalter, i quali hanno i maggiori contatti con l’Unione Europea. Difatti la decisione del governo svizzero sulla clausola ha innescato una nuova controversia con Bruxelles, che interpreta diversamente l’accordo, ritenendo che Berna discrimini alcuni Paesi dell’EU. Il portavoce della commissione europea, Michael Mann ha spiegato che l’UE “è delusa e ritiene che il provvedimento sia contrario all’accordo di libera circolazione”. L’UE non vede nessuna giustificazione economica per tale misura, anche perché non sono molti i cittadini europei che si recano in Svizzera per lavoro ed esige che i suoi Stati membri siano trattati allo stesso modo. La critica di gran parte dell’Europa ha mosso il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) a lanciare una campagna informativa nell’UE per spiegare le ragioni di tale decisione. Giovedì prossimo il ministro Sommaruga parteciperà in Lussemburgo all’incontro su Schengen dei ministri degli esteri europei e in particolar modo i ministri dei Paesi colpiti dalla clausola, per tentare di limitare il danno diplomatico. L’incontro e la campagna informativa arrivano, secondo diplomatici europei a Berna, molto tardi e gli stessi criticano il governo svizzero per il mancato contatto con le ambasciate degli 8 Paesi prima della decisione presa, riscontrando nel Consiglio federale “un’arroganza atipica per la Svizzera”.