I primi dati del censimento del 9 ottobre 2011 dicono che la popolazione italiana è di 59 milioni e mezzo, compresi i 3,7 milioni di stranieri regolari
L’Istat pubblica i dati a rate, forse per nascondere le note carenze organizzative. Per fare un esempio: le schede ricevute dovevano essere compilate il 9 ottobre, ma la riconsegna in parte è avvenuta spedendo per posta ai Comuni il plico (22,6%), in parte tramite internet (33,4%) e in gran parte consegnate direttamente dagl’interessati al Comune stesso (44%). Già questo la dice lunga sulla validità dei dati. A suo tempo si disse che le schede inoltrate tramite internet erano 5 milioni, che è una percentuale (su 25 milioni di schede distribuite) ben inferiore al 33%. Bisogna aggiungere che c’era gente che in primavera aveva ancora con sé le schede. Diciamo questo perché sappiamo come avviene la rilevazione dei dati da parte dell’Istat. Conosciamo gente che riceve la lettera dove si chiede la disponibilità a far entrare in casa l’operatore, annunciato con alcune settimane di anticipo, e poi non si presenta mai nessuno, salvo poi vedere pubblicati i dati che si riferiscono a quel tipo di situazioni. Ciò premesso, i risultati del censimento 2011, almeno secondo i dati pubblicati, non sono altro che quelli che già si conoscevano, da altre fonti più o meno contemporanee o addirittura da ricerche pubblicate con largo anticipo. Rispetto al 2001 la popolazione italiana è in crescita di circa il 4%, ma il merito è dovuto non alle famiglie italiane ma a quelle degli immigrati. La popolazione residente è di 59 milioni e mezzo: 30.713.702 donne e 28.750.942 uomini. Le donne sono 52 su 100, due milioni in più degli uomini. Buon per questi ultimi che hanno maggiori possibilità di scelta. La popolazione è aumentata soprattutto nel Nord dove il 70% dei Comuni ha fatto registrare un incremento demografico; al Sud e nelle isole il 60% dei Comuni segna un calo demografico. In linea generale si restringono le famiglie: si passa da una media di 2,6 a 2,4 componenti. Insomma, si fanno pochi figli, addirittura meno di un figlio per coppia. La città più popolosa risulta essere Roma con 2 milioni e 612 mila abitanti, che è poco più di un quartiere di città come Tokio, New York, Città del Messico, che superano i 12 milioni di abitanti. Tornando all’Italia, il Comune più piccolo è Pedesina, in provincia di Sondrio, con appena 30 anime. A Portici (Napoli) vivono 12.300 persone per chilometro quadrato. L’Italia è il Paese dei piccoli Comuni, ben sette su dieci hanno meno di 5 mila abitanti. Passando alle abitazioni – in risposta alla domanda su quale tipo di alloggio si occupava – si appura che ben 71 mila famiglie hanno barrato la casella relativa ad “altre abitazioni, tipo baracche, roulotte o tende. Dalle risposte si deduce che tre famiglie su 100 vivono in condizioni di precarietà, con un’incidenza superiore al Sud (3 per mille) rispetto al Nord (2,5 per mille). Il fenomeno, nel corso di un decennio, si sarebbe triplicato.
Quanto agli edifici, essi sono 14 milioni e 176 mila, l’11% in più rispetto al 2001. Oltre 28 milioni e 863 mila le abitazioni occupate in 8 casi su 10 da residenti. I numeri civici sono 9 milioni e 607 mila, per la maggior parte ad uso abitativo, il resto sono scuole, università, garage, ospedali, negozi, caserme. Infine, passiamo agli immigrati, che in dieci anni si sono triplicati: da un milione e 334 mila nel 2001 a 3 milioni e 769 mila nel 2011. La loro percentuale è del 6,34% rispetto al 2,34% di un decennio fa. In realtà, altre fonti come le ricerche condotte da istituti, Università, Caritas, eccetera, parlano di cifre ben superiori ai 5-6 milioni, il che vuol dire che c’è una popolazione clandestina molto numerosa, che spiega sia i livelli di criminalità, sia quello del lavoro nero, sia sotto forma di persone occupate, sia di persone con regolare permesso ma con occupazione in nero, almeno in parte del monte ore, in genere voluto dal datore di lavoro per non pagare tasse e contributi o per pagare di meno (esempio: si fanno 40 ore e se ne dichiarano 20). Comunque, gl’immigrati regolari si trovano soprattutto in Lombardia, Lazio, Piemonte e Toscana. Brescia è il Comune detto grande con più stranieri, sono pari al 16% della popolazione locale. Fra i Comuni intermedi figura Pioltello, in provincia di Milano, con un’incidenza di stranieri pari al 22% della popolazione totale. Infine, sempre in Lombardia, a Rocca de’ Giorgi, provincia di Pavia, gl’immigrati regolari sono il 36,3% della popolazione locale, un abitante e mezzo italiano per uno straniero.