Nel 2002 fu la prima coppia gay italiana a dire “sì” all’unione con rito amministrativo (Pacs), all’ambasciata francese a Roma
Se non fosse che quando pronunciarono il sì alla loro unione, seppure con rito amministrativo del Pacs (patto civile di solidarietà), furono la prima coppia gay a farlo, la notizia non susciterebbe nessun interesse. Per la cronaca, il “sì” non lo pronunciarono in un Comune italiano, perché l’Italia non riconosce i Pacs, ma nella sede dell’ambasciata francese a Roma, in quanto la Francia, appunto, li prevedeva e li prevede tuttora. La coppia era formata da Alessio De Giorgio, allora 43 anni, direttore del portale Gay.it, e da Christian Panicucci, allora 45, imprenditore, tutti e due gay e innamoratissimi, al punto da sfidare le difficoltà amministrative pur di coronare il loro sogno. Era il 21 ottobre 2002. La cerimonia fu officiata da un membro dell’ambasciata e “benedetta” da Franco Grillini, parlamentare e storico rappresentante dei diritti e dell’orgoglio gay. Inutile dire che quando i due si unirono in “matrimonio” divampò la polemica tra chi gridò alla “pagliacciata” e chi sollevava continuamente il tema del diritto dei gay a contrarre matrimonio o, in subordine, a vedere riconosciuta la loro unione di fatto in un registro ufficiale riconosciuto dallo Stato. Loro, gli sposi, se ne andarono tranquillamente in viaggio di nozze, in Australia, disinteressandosi dei giudizi e pensando soltanto alla loro felicità, che era tanta.
Ecco come racconta quei giorni Alessio De Giorgi: “Se i benpensanti della politica tuonavano, i moralisti facevano le prediche, la gente comune ci accettava come una famiglia, ci diceva che era bello vederci così innamorati, ci rispettava, ci comprendeva e a volte ci invidiava, persino. Una volta andammo a fare acquisti in un grande magazzino. I commessi ci riconobbero e improvvisarono una piccola festicciola. Fu commovente pensare a quanta omofobia esisteva ancora”. Evidentemente non furono sempre festicciole, ma è innegabile che la coppia fece rumore. Negli anni successivi, si parlò molto di Pacs, ma mai si arrivò ad approvare una proposta di legge, anzi, alcuni mesi dopo la vittoria del centrosinistra nel 2006, i contrasti all’interno della maggioranza fecero definitivamente naufragare il progetto. Ma questa è un’altra storia. Quella che riguarda, invece, Alessio De Giorgi e Christian Panicucci naufragò non al settima anno, ma prima, nel 2007. I due, insomma, dopo essersi tanto amati, dopo aver sfidato la morale dominante, finirono come una qualsiasi coppia etero, a litigare e a separarsi. I motivi dei litigi? Esattamente come quelli di una qualsiasi coppia. Christian Panicucci oggi ha 55 anni, è single, sta su una sedia a rotelle, combatte contro la sclerosi multipla e dice: “Sto su una carrozzina e aspetto un’altra anima gemella, perché mi piacerebbe replicare quell’esperienza d’unione. Straordinaria, da consigliare a chiunque, gay e non gay. Anche per la sua normalità, se così si può dire”. Alessio, invece, dopo un paio di anni da single, l’altra anima gemella l’ha trovata e vuole riprovarci con un altro matrimonio: “Stavolta con Lorenzo, il mio amore, un bravo ragazzo italo-canadese. Stiamo bene insieme e abbiamo un sacco di progetti. Un nuovo matrimonio? Ci stiamo pensando. In Canada le unioni gay sono legali e identiche a quelle etero”.
In fondo, Alessio ha ragione: i problemi delle coppie gay sono identici a quelli di un’altra qualsiasi coppia etero, nel bene e nel male. Colpisce la storia di Christian, che lotta contro una grave malattia, sta su una carrozzina, cerca disperatamente l’anima gemella e nessuno si fa avanti. Oggi la vicenda di una coppia come Alessio e Christian decisamente non farebbe più notizia: è diventata una storia normale, anche nella dinamica di coppia.