E’ successo all’aeroporto di Montichiari (Brescia), dove si sciopera per chiedere premi di produzione quando non ci sono voli e non ci sono attività
Si parla di riforma del lavoro per attirare investitori stranieri allontanati da leggi e ostacoli di natura contrattuale, ma la realtà è che in Italia l’applicazione di leggi datate da tempo produce solo sprechi e privilegi. Basta guardare alla polemica tra il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e la rappresentante della Cgil, Susanna Camusso. La prima vorrebbe (ma non lo fa) applicare ai dipendenti pubblici la normativa che sarà approvata per i privati, compresi i licenziamenti, che in Italia sono più difficili di un buon posto di lavoro, la seconda, invece, vorrebbe lo status quo, esattamente quello che ha prodotto paralisi nel mercato del lavoro e veri e propri abusi.
Ciò che succede nel mondo del lavoro retto da leggi tanto protettive da provocare incredulità ce lo dimostra uno sciopero proclamato mercoledì della settimana scorsa tra i 70 dipendenti dell’aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari (Brescia). Il sindacato di base Usb, con lo sciopero, intendeva chiedere il pagamento del premio di produzione e degli straordinari e l’assunzione di una serie di lavoratori precari. Si dirà che si tratta di richieste giuste se queste non vengono corrisposte, ma non è così, per la buona ragione che da due anni a Montichiari non c’è più un volo di linea, non ci sono decolli, né atterraggi, ad eccezione di 9 voli delle poste italiane, tutti concentrati ogni notte tra l’una e le tre. Ecco, questo è l’unico segno di vita di quest’aeroporto. I banchi dei chek in sono vuoti, non ci sono controllori di volo, non ci sono poliziotti, non ci sono vigili del fuoco. Alla luce di quanto appena detto, fare sciopero per un premio di produzione se non c’è lavoro appare davvero incredibile, per non parlare degli straordinari. Dice il rappresentante del sindacato Usb, Mario Carleschi: “Lo sollecitiamo per gli anni passati, ad esempio per il 2007 e il 2009 quando a Montichiari qualcosa passava”. Mettiamo a fuoco quel “qualcosa”: negli anni passati la grande e frenetica attività dell’aeroporto consisteva in tre collegamenti giornalieri, e quando qualcuno glielo fa notare, cosa fa il sindacalista che chiede bonus di produzione e straaordinari? Ebbene, è costretto ad ammettere che non lo fa per quello che dice, ma per il futuro dell’aerporto che è buio e quindi deve strappare per i lavoratori dei “risultati concreti”, cioè soldi.
Il guaio è che il presidente della società che gestisce l’aeroporto per conto degli enti pubblici bresciani, trentini e veronesi, Virginio Bettinsoli, rivela: “Ma ditemi voi come si può chiedere il pagamento degli straordinari o bonus di risultati se solo nel 2011 abbiamo totalizzato 4 milioni di perdite e non ci sono voli. E’ una richiesta senza senso che non sta in piedi e nemmeno i sindacati confederali l’hanno avanzata”. Ribatte il sindacalista dell’Usb: “La società ha messo in cassa integrazione i lavoratori e anche per l’assistenza ai voli postali il personale è ridotto all’osso. Così basta che un atterraggio ritardi che ci si8a congestione nel carico ee scarico delle merci e i lavoratori devono prolungare la loro permanenza oltre l’orario stabilito. Una parte di loro è inoltre assunta con contratto a termine e cambia di continuo: vi sembra logico che un’azienda faccia ricorso ai precari quando ha i dipendenti in cassa integrazione?”.
Forse è il caso che qualcuno spieghi al sindacalista dell’Usb che lavorare due ore al giorno ed essere pagati per l’orario completo non accade tutti giorni, ma sembra un’impresa ardua quella di richiamare al buon senso persone che paiono vivere in un altro mondo. Dice un rappresentante dei sindacati confederali: “Certo che ci vuole una bella faccia tosta a reclamare l’applicazione del premio di produzione. Nel 2009 fu l’Usb a sollecitare la bocciatura di un accordo in quel senso. E dunque adesso a cosa si vogliono appellare?”. In conclusione: un’azienda non può pagare per un lavoro non fatto, ma in Italia accade questo ed altro, come ad esempio che uno sciopero venga dichiarato da un sindacato maggioritario rispetto ad un numero esiguo di lavoratori in attività, 70 appena, dimenticando troppo spesso che in Grecia accadevano proprio queste cose, quelle che poi hanno portato alla situazione che oggi conosciamo.
1 commento
entili signori, è vero tutto questo, ma allora che ci fanno certi signori in questo minestrone ? Questo, è per il consiglio di amministrazione ed i consiglieri, e poi da buon Trentino del capitale messo dalla mia provincia. Cari miei, è ora di capirla che certe richieste prima o poi vengono a galla. Ringraziamo la Camusso, con i suoi piani, tanto poi paga pantalone. Si mi dispiace per quelle persone, vivere dobbiamo vivere ma dalla parte opposta dobbiamo anche rivoltarci e basta a certe situazioni. La politica od i politicanti li dobbiamo distruggere, e far lavorare il cervello. Erino.