Il sondaggio dell’istituto gfs.Berna rende evidente un rifiuto dei tre oggetti in votazione
Se si fosse votato lo scorso 29 maggio, giorno di riferimento del secondo sondaggio dell’istituto gfs.Berna per conto della SSR SRG, gli aventi diritto avrebbero bocciato i tre oggetti in votazione: le iniziative “Accesso alla proprietà grazie al risparmio per l’alloggio” e “Accordi internazionali: decida il popolo!” e il referendum contro la modifica della legge federale sull’assicurazione malattie (Managed care). Il 17 giugno ci si avvia dunque verso un triplice no. I risultati più netti appaiano quelli per il “Manged care” e gli “accordi internazionali”, mentre per “l’alloggio” la situazione è più equilibrata. Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1403 persone residenti in Svizzera.
L’iniziativa popolare “Accesso alla proprietà grazie al risparmio per l’alloggio” mira a promuovere fiscalmente il primo acquisto di una proprietà abitativa a uso proprio mediante il risparmio per l’alloggio. Se l’iniziativa fosse accettata, la Confederazione e i Cantoni dovrebbero introdurre una deduzione fiscale per i depositi a risparmio per l’alloggio. Per dieci anni, chi progetta di acquistare la propria abitazione primaria dovrebbe poter dedurre dal reddito imponibile fino a 10.000 franchi l’anno, i coniugi fino a 20.000. Rispetto al sondaggio realizzato a inizio maggio i contrari sono al 45% (+7%) e di fatto hanno superato di stretta misura i favorevoli che si attestano al 42%. Gli indecisi sono il 13%. L’iniziativa è appoggiata dal 67% degli elettori UDC, mentre l’elettorato degli altri grandi partiti (Verdi, PS e PLR) è propenso a votare chiaramente no. Il Parlamento non ha espresso nessuna raccomandazione di voto. L’iniziativa popolare “Accordi internazionali: decida il popolo!”, lanciata dall’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI), vuole estendere il referendum obbligatorio (che richiede la maggioranza di popolo e Cantoni) in materia di trattati internazionali. Rispetto a oggi, il popolo e i Cantoni dovrebbero pronunciarsi più spesso sui trattati internazionali che riguardano ambiti importanti o che prevedono nuove spese uniche superiori al miliardo di franchi o spese ricorrenti di oltre 100 milioni di franchi. L’iniziativa è sostenuta dall’UDC e in Ticino dalla Lega dei ticinesi. I contrari sono secondo il sondaggio al 55%, mentre i sì possono contare solamente sul 33% di favorevoli. Per i contrari la formulazione è vaga e un sì rischia di minare la credibilità dell’esecutivo come negoziatore sul piano internazionale. Consiglio federale e Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa. Il Consiglio nazionale ha respinto l’iniziativa con 139 voti contro 56 e un’astensione, il Consiglio degli Stati con 36 voti contro 6 e un’astensione.
Più netto è il risultato del referendum contro la revisione della Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal), Managed care. Soltanto il 28% (-5%) del campione rappresentativo è intenzionato a votare sì alla modifica della legge. Contrario il 58% (+14%) e gli indecisi sono scesi al 14% (-9%). La modifica sancisce nella legge il modello delle cure integrate e si prefigge di contenere i costi della salute e di rendere le terapie più efficienti. Secondo i favorevoli il progetto permette alle assicurazioni di fissare dei budget, di massimizzare la qualità e garantire l’economicità delle cure. I contrari paventano una medicina a due velocità e la limitazione della libera scelta del medico. È inabituale che una proposta delle autorità federali si trovi in così netta difficolta a pochi giorni dal voto. Sia il Consiglio nazionale sia il Consiglio degli Stati hanno adottato il progetto con confortevoli maggioranze, il quale è stato raccomandato anche dal Consiglio federale. I due più grandi partiti (UDC e PS) hanno combattuto però il modello passando sul fronte del no, alimentando così insicurezza e infondendo poca fiducia nella popolazione, sempre sensibile alle riforme del sistema sanitario.