Un rapporto del Dipartimento di Stato americano rivela un fenomeno pressoché sconosciuto
È stato pubblicato a cura del Dipartimento di Stato americano il rapporto sul “Traffico degli esseri umani”, firmato da Hillary Clinton, che rivela la mappa dello schiavismo nel mondo. Sembra incredibile, ma in realtà gli schiavi esistono ancora e sono quantificati in circa 27 milioni. Ovviamente, non si tratta di schiavi definiti e riconosciuti come tali, ma di schiavi resi tali con la forza, le minacce, la morte.
Prendiamo ad esempio la storia di Amina, una donna del Bangladesh. Essendo giovane, accettò l’offerta di fare la domestica in Libano e finì in una casa dove venne violentata, torturata e ridotta alla fame, finché lei si piegò alla volontà dei suoi carcerieri divenendo loro schiava. La storia dolorosa di Amina si è conclusa alcuni anni dopo, quando fu liberata per intervento delle forze dell’ordine. Perché se è vero che esistono circa 27 milioni di schiavi, è anche vero che ogni tanto ne viene liberato uno, il che dimostra che è facile sottomettere un essere umano, molto più difficile liberarlo dalla schiavitù. Dal punto di vista quantitativo del fenomeno il primato è occupato da quella vasta regione che si estende dall’Afghanistan alla Cina e all’Indonesia con 11 milioni e 700 mila vittime; il secondo posto è aggiudicato dall’Africa, con 3 milioni e 700 mila schiavi; segue l’America centrale e meridionale con un milione e 800 mila; la Russia, con un milione e 600 mila; l’area transatlantica Usa-Europa occidentale è ultima ma si fanno comunque un milione e mezzo di schiavi. L’unica zona dove il nuovo schiavismo è inesistente è l’Australia.
Quando si parla di zone e quando si parla di schiavi, si vuole indicare le zone dove si verificano i casi di schiavitù, in cui gli schiavi sono singole persone attirate da offerte che poi si rivelano criminali. Vengono attratte le persone più giovani e più intraprendenti, quelle che in genere sono anche le più sicure di sé, persone che cercano la vita e invece trovano la morte, fisica o morale ed economica. Trattandosi di un fenomeno di vasta portata ma che interessa singole persone, vuol dire che è più difficile sradicarlo, proprio perché si può facilmente occultarlo. La liberazione di un singolo schiavo non risolve un fenomeno criminale estesissimo.
Inoltre, risulta più facile liberare le persone schiavizzate dove esse sono di meno che dove sono di più. Ad esempio, è più facile ottenere risultati in Europa occidentale e negli Usa, dove gli schiavi sono un milione e mezzo, che nell’Est, dove sono 11 milioni. Questo perché nei Paesi citati ci sono leggi apposite o comunque un maggior impegno delle polizie. Il rapporto sul “Traffico degli esseri umani” ha mostrato come le vittime identificate e liberate sono state 9014 in Europa occidentale, 10185 in Europa orientale, 8454 in Estremo Oriente, 8900 in Africa e appena 1831 nei Paesi arabi e musulmani. Le condanne dei trafficanti in tutto il Maghreb-Medio Oriente sono state appena 60. Il che la dice lunga sui risultati ottenuti e anche sulle difficoltà per ottenerli. Quindi, in sintesi, si può dire che dove il fenomeno è più diffuso i risultati sono inferiori, a causa delle legislazioni carenti e, come detto, della minore sensibilità a debellare il fenomeno.