Uno studio fa luce sulle immigrate illegali nel Canton Zurigo: il 6 per cento delle economie domestiche fanno richiesta delle loro prestazioni
Lo studio “Wisch und weg” pubblicato dall’Organizzazione SPAZ di Zurigo, che si occupa di sans papier, ha confermato quella che finora era un’ipotesi: la maggior parte di donne senza permesso di soggiorno lavorano in nero e in condizioni precarie nel 6 per cento di tutte le economie domestiche del Canton Zurigo. Sono 8000 le donne “irregolari” che puliscono appartamenti, stirano e accudiscono ai bambini, vivendo con la paura costante di essere scoperte e arrestate. Alex Knoll, dell’Università di Friburgo e Sarah Schilliger dell’Università di Basile hanno eseguito lo studio su 56 sans papier tramite un questionario per comprendere la loro quotidianità. Inoltre con 14 donne si è svolta un’intervista approfondita. La maggioranza proviene dall’America Latina e dall’Europa dell’Est, le donne hanno un’età media di 38 anni, un grado di formazione piuttosto alto, un quarto di esse ha una laurea e il 36 per cento ha un diploma professionale o di scuola universitaria professionale, ha spiegato Knoll.
Il lavoro domestico delle donne è stipulato sulla base di accordi orali e su alcune prestazioni orarie. Le condizioni di lavoro sono insicure, difettano di garanzie sociali e hanno un’alta dipendenza dai datori di lavoro. Le donne lavorano in media 6,3 ore in quattro economie domestiche differenti a settimana. La retribuzione è mediamente di 23,20 franchi l’ora per un salario mensile massimo di 1650 franchi. La condizione precaria di lavoro più diffusa è la paura di incappare in un controllo, di essere arrestate ed espulse. Fattori che favoriscono i datori di lavoro, i quali non disdegnano a sfruttare le donne, ha affermato la sociologa Schilliger. Comunque le sans papier non sono solo “vittime passive”, ma esse reagiscono con strategie comuni. Le donne organizzate tra di loro, concordano salari minimi che esigono presso i datori di lavoro e grazie alla grande richiesta delle loro prestazioni di servizio, le immigrate possono rifiutare l’impiego, se le condizioni non sono soddisfacenti, mettendo così indirettamente i datori di lavoro in concorrenza tra di loro.