Il Parlamento ha approvato il provvedimento che mira a tagliare la spesa pubblica in vari settori: dalla sanità al pubblico impiego, dalla politica alle aziende partecipate
Nella seconda metà di agosto il Parlamento è chiuso per ferie, ma intanto ha approvato una legge importante, la cosiddetta spending review, cioè una serie di provvedimenti che avranno come obiettivo quello di risparmiare nei vari settori della vita sociale e istituzionale. Cominciamo con i più noti che riguardano il pubblico impiego, la politica, la sanità, l’Università, l’Irpef dei cittadini delle Regioni in deficit, la stretta sulle municipalizzate e il tetto degli stipendi nelle aziende partecipate dello Stato. Seguendo l’ordine dei titoletti, ci sarà una riduzione degli statali del 20% per i dirigenti e del 10% per gl’impiegati. In pratica, nei prossimi anni si passerà gradatamente dagli attuali 3 milioni e 250 mila a 3 milioni. Va da sé che l’applicazione della norma avverrà tramite pensionamento o prepensionamento e mancanza di sostituzione per coloro che andranno in pensione. Si tratta, come si vede, di un risparmio sul medio termine, che dovrebbe comportare un aumento della produttività, anche se questa può essere vanificata dal fatto che ora esiste un sovrannumero di impiegati e un eccessivo lassismo nell’osservanza delle regole.
La vera novità riguarda la politica, ma non gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali, che di rinvio in rinvio finiranno per essere di poco conto, ammesso che ci saranno. Riguarda “il riordino delle Province”. In pratica dovrebbero scomparire 64 amministrazioni provinciali, quelle con una popolazione di meno di 350 mila abitanti e di 2500 chilometri quadrati. Sulla carta, dunque, 64 province dovrebbero sparire, ma in realtà tutto dipenderà dal Consiglio delle autonomie che dovranno inviare al governatore e alla Giunta un’ipotesi di riordino, i quali lo esamineranno e lo trasmetteranno al governo. Solo a questo punto si procederà alla definizione delle nuove maxi province con una legge da approvare entro l’anno. Come si vede, l’iter di soppressione è ancora lungo, ma, per quanto difficile, è l’unico tentativo che potrà andare in porto.
I risparmi potranno essere fatti anche nella sanità, con la ricetta che prevede la prescrizione del solo principio attivo del farmaco, accompagnato, se il medico lo ritiene, anche dall’indicazione della marca, che in questo caso sarà vincolante per il farmacista. Insomma, l’idea è di prescrivere farmaci non di marca, che costano di meno. Sempre nella sanità ci sarà un taglio ai trasferimenti al servizio sanitario nazionale di 900 milioni nel 2012, di 1,8 miliardi nel 2013 e di 2 miliardi nel 2014. Ci saranno 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per 1000 abitanti per la riabilitazione e la lunga degenza, al posto degli attuali 4. I posti letto soppressi saranno circa sette mila. Che dire? Riteniamo che non è abbassando il numero dei posti letto che si raggiungeranno i veri risparmi, ma eliminando la vergogna del servizio intramoenia per i medici, vero pozzo di san Patrizio degli sprechi e dei disservizi nella sanità pubblica.
Per quanto riguarda l’Università, la sostanza è che aumenteranno le tasse d’iscrizione e saranno triplicate quelle per gli studenti fuori corso secondo i redditi dei genitori (del 25% per i redditi fino a 90 mila euro lordi, del 50% fino a 150 mila e del 100% oltre i 150 mila. Come anticipato aumenteranno le addizionali Irpef dei cittadini delle Regioni in deficit, che sono otto e precisamente: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Molise, Abruzzo, Lazio e Piemonte. Le addizionali potranno passare dallo 0,5 all’1,1% e anticipate al 2013. Infine, il tetto massimo degli stipendi dei manager e dipendenti delle aziende partecipate sarà di 300 mila euro. Come si vede, si è messo mano nei dettagli e, per quanto farraginosi e in alcuni casi contraddittori e pressoché inesistenti per quel che riguarda i parlamentari, gli sforzi di risparmio sono evidenti.
Una misura concreta già approvata nel settore della giustizia è il riordino degli uffici giudiziari, con 31 tribunali soppressi o accorpati. Ciò detto, bisogna anche rilevare che le misure salva Stati approvate nel Consiglio europeo della fine di giugno stanno subendo dei ritardi in quanto non tutti gli Stati membri sono d’accordo. Un fatto, però, è certo. Malgrado gli sforzi, l’Italia sta soffrendo economicamente a causa dello sviluppo e della crescita economica che non si vede né dietro l’angolo, né nelle vicinanze. Lo spread è sempre alto, perché a preoccupare i mercati sono il debito pubblico, tra l’altro in aumento, ma anche la diffidenza verso la capacità del Paese di uscire fuori dall’emergenza. Per questo, Mario Monti ha spronato gli italiani a pagare le tasse, perché un Paese non può tollerare un’evasione che secondo fonti autorevoli internazionali sono di circa 200 miliardi di euro all’anno.
A questo proposito, si profila un accordo Italia-Svizzera nei prossimi mesi sul modello di quelli siglati con Germania, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti, con un prelievo iniziale unico molto alto (si parla del 25% o anche di più) per mantenere il segreto del titolare del conto, anche se si teme che nei prossimi mesi i depositi possano essere spostati dalla Svizzera ad altri paradisi fiscali lontani.