L’indipendentista sardo si era autoproclamato Presidente della Repubblica dell’isola di Malu Entu
Forse non tutti ricorderanno chi è Salvatore Meloni, l’indipendentista sardo che nel 2008 occupò uno scoglio al largo di Oristano, l’isola di Mal di Ventre, vi issò la bandiera dell’indipendenza e si autonominò Presidente della Repubblica Indipendente di Malu Entu (questo il nome sardo dell’isola). Siccome ne abbiamo parlato non molte settimane fa, forse qualcuno ricorderà che dopo cinque mesi di occupazione dell’isola, Salvatore Meloni, detto “Doddorè”, vide un giorno avvicinarsi alla Repubblica di Malu Entu un gommone sul quale lui pensò che ci fossero ambasciatori di altri Paesi che andavano ad aprire ambasciate, invece più il gommone si avvicinava e più gli occupanti somigliavano agli agenti della Guardia di Finanza, venuti a far sloggiare l’autoproclamato presidente e a liberare l’isola di Mal di Ventre da quell’eccentrico possessore.
Destituito di ogni carica, Salvatore Melloni se ne tornò a Terralba, alla sua abitazione civile, dove proseguì l’altro obiettivo della sua vita: quello di far riconoscere al sardo la dignità di lingua ufficiale della Sardegna. Magari insieme all’italiano, ma comunque la dignità di lingua ufficiale. Lo fece con un processo in tribunale, il cui esito in giugno fu un secondo smacco per l’ex presidente della Repubblica di Malu Entu. Vi chiederete perché abbiamo parlato ancora di lui ed è presto detto. Salvatore Meloni, venerdì della settimana scorsa, ha ricevuto la visita dei militari del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Oristano. L’oggetto della visita non aveva nulla a che fare con quella vecchia storia della Repubblica indipendente e nemmeno con quella, più antica, del riconoscimento del sardo come lingua ufficiale. No, purtroppo per Salvatore Meloni, capelli bianchi e due grossi baffoni alla Vittorio Emanuele II, essi pure bianchi, l’oggetto della visita era di altro tipo, precisamente l’arresto per frode fiscale. La vicenda risale a qualche tempo fa, quando i finanzieri di Oristano cominciarono ad indagare sulle società riconducibili a Salvatore Meloni e alla fine gli contestarono una serie di violazioni penali e fiscali con utilizzo di fatture false, occultamento e distruzione di documentazione contabile, nonché falsificazione di etichette attestanti la produzione di alimenti.
Qualche tempo dopo, la Guardia di Finanza ha accertato che le attività illecite di cui era accusato continuavano ad essere esercitate come se il soggetto non fosse stato mai indagato, “in completo sfregio alle normative fiscali e penali vigenti”. Insomma, Salvatore Meloni è un duro che non molla rispetto ai suoi obiettivi, sia quelli nobili che quelli meno nobili, come l’evasione fiscale. La Guardia di Finanza ha messo le mani avanti. In un comunicato emesso dopo l’arresto, i militari hanno dichiarato: “Le sue idee politiche non c’entrano. Salvatore Meloni è stato arrestato per impedire che continuasse ad evadere le imposte. Noi siamo finanzieri e ci occupiamo solo di evasione fiscale e Meloni ha continuato ad evadere le imposte anche dopo l’avvio del procedimento penale per cinque milioni di redditi non dichiarati e 700 mila euro di Iva non versata da tre società commerciali, di lavorazione di prodotti ittici e di trasporto stradale delle quali era intestatario o che erano comunque a lui riconducibili”. In una conferenza stampa la Guardia di Finanza ha rivelato che “dopo la prima denuncia abbiamo scoperto un’ulteriore evasione d’imposta per un milione e 250 mila euro e mancato versamento Iva per 150 mila euro”.
E lui, Salvatore Meloni, cosa ha fatto e cosa ha detto? Cominciamo da quello che non ha fatto, cioè non ha firmato la notifica di custodia cautelare in carcere perché non era stata tradotta in sardo. Qui, buon sangue non mente. Quanto a quello che ha detto, ecco le sue parole: “Ho già iniziato lo sciopero della fame e della sete. Risponderò solo ad atti in lingua sarda”. Non sappiamo se le accuse siano vere o inconsistenti, però, dati i precedenti, Salvatore Meloni ha poco da stare allegro: se non mangia e non beve, in italiano o in lingua sarda, ci lascerà le penne, e se ha davvero evaso, in sardo o in italiano, dovrà pagare: euro, non chiacchiere.