Il datore di lavoro lo scopre e denuncia l’operaio e il medico sulla stampa
La vicenda di cronaca che vi stiamo per raccontare fa parte dei cattivi comportamenti degli italiani, comportamenti che nei decenni e negli anni scorsi erano considerati “normali”, nel senso che chi li praticava sapeva che non stava bene, ma non se ne curava, tanto, si diceva, lo facevano tutti (o quasi), e poi perché, evidentemente, c’era chi doveva controllare e non lo faceva. Da qualche anno a questa parte si è cercato di mettere un freno, anche con normative più severe, ma la storia che seguirà dimostra che certi comportamenti sono duri a morire.
Non si conosce il nome dell’apprendista, né da dove proviene, si sa solo che ha vent’anni ed aveva avuto la fortuna di trovare un posto di lavoro nell’azienda “Clerici auto”, in Brianza, 120 dipendenti, 20 dei quali apprendisti, sparsi in varie sedi: Tavernerio, Mariano Comense, Lurate, Olgiate Comasco, Saronno e Varese. Di questi tempi non è facile trovare un lavoro a vent’anni, e non è facile nemmeno trovare un’azienda talmente in salute che offre lavoro a chi non ce l’ha. Il nostro giovane apprendista, invece, ce l’aveva fatta. Tuttavia, non aveva, si può dire, nemmeno cominciato a lavorare che aveva chiesto tre settimane di ferie. Si può capirlo: era agosto, tempo di sole e mare e poi con gli anticicloni Nerone, Caligola e Lucifero era difficile lavorare boccheggiando.
L’azienda esamina la richiesta e, malgrado ci siano tante commesse da evadere, decide di andare incontro al ragazzo concedendogli due settimane di ferie anziché tre. Il neo apprendista, soddisfatto a metà, va dal suo medico e gli chiede due settimane di congedo per malattia. Il medico gli rilascia il certificato richiesto e il giovane lo spedisce all’azienda: due settimane di malattia e poi le due settimane di ferie concessegli dall’azienda, in tutto fa un mese pieno pieno. Il ragazzo, a questo punto, parte subito in ferie in una località di mare. Tra un bagno e l’altro si collega tramite Facebook con gli amici e racconta la sua bravata. Intanto, al suo indirizzo si presentano a distanza di un paio di giorni due medici per la visita fiscale. Ovviamente non lo trovano. L’amministratore delegato della “Clerici auto”, Marco Clerici, non fa fatica a capire quel che è successo e non si dà pace non solo di essere stato turlupinato da quel ragazzotto, ma soprattutto dal medico che gli ha rilasciato il certificato. L’azienda e lo Stato pagano e quel ventenne se ne sta al mare e per di più con la complicità di chi ha dichiarato il falso permettendo l’imbroglio e la perdita che ne è derivata. “No”, pensa Maurizio Clerici, “non posso lasciar correre”. Così, decide che licenziare quel giovane non serve a nulla se ci si ferma al licenziamento, se, invece, si racconta la storia ad un giornale e si cita anche l’operato del medico, forse qualcun altro ci penserà tre volte prima di imitarlo. Detto fatto, l’articolo esce sulla “Provincia di Como”, ma viene ripreso anche dalla stampa nazionale. Quel ragazzo è stato licenziato dall’azienda – sempre che non ricorra alla magistratura e il giudice non lo reintegri nel posto di lavoro – e quel medico non ci ha fatto una bella figura, sempre che chi di dovere non voglia, come dovrebbe, procedere oltre.
La legge Brunetta obbliga il medico a visitare il paziente prima di rilasciargli qualsiasi certificato. Il medico, qualora ritenga che il paziente stia fingendo, può non solo toglierlo dalla lista dei suoi assistiti, ma anche rifiutargli il certificato trattandosi di una malattia inesistente. Se non lo fa, si rende complice ed è punito dalla legge. E’ vero che ci sono certe patologie, come l’emicrania e la lombosciatalgia, che sfuggono a qualsiasi radiografia, ma è pur vero che ogni medico conosce ogni suo paziente e sa benissimo se dice il vero o il falso.
Morale della favola. Il medico si è dimostrato poco serio, senza dignità, anzi, complice di un imbroglione; il ragazzo avrà probabili conseguenze dal punto di vista formativo e occupazionale. L’amministratore delegato dell’azienda omonima ha mostrato quel coraggio che in passato è mancato a tanti, scoraggiati magari dagli esiti di certe prese di posizione o anche prodotti da leggi che favorivano, addirittura, i comportamenti negativi.
Spesso il nuovo è il frutto di un parto difficile, ma quando viene fuori è buon segno.