E’ uscito e sta avendo successo “No easy day”, il libro scritto da Mark Bissonnette sul blitz di Abbottabad nella notte tra il primo e il due maggio 2011
Non sappiamo se il libro “No easy day” – scritto da Mark Bissonnette, membro del commando dei Navy Seals che nella notte tra il primo e il due maggio del 2011 fecero irruzione nel covo di Bin Laden e lo uccisero – avrà conseguenze sulla campagna elettorale americana, in pieno svolgimento, però una cosa è certa: dice come andarono davvero i fatti, con una versione che non coincide affatto con quella ufficiale della Casa Bianca. Si sa che l’autore ufficiale del libro è Mark Owen, ma si sa che è uno pseudonimo dietro cui si cela Mark Bissonnette, appunto, come ha dichiarato Fox News. Si sa anche che l’autore ha cambiato mestiere, dunque non è più tenuto a chiedere autorizzazioni ai suoi superiori, autorizzazioni che comunque non sarebbero state concesse.
Si tratta di sapere perché lui, ex militare, ha raccontato i fatti della morte di Bin Laden contraddicendo la versione ufficiale della Casa Bianca e rivelando particolari scabrosi dell’azione che eliminò dalla faccia della Terra il pericolo pubblico e ricercato numero uno degli Stati Uniti. Qui le opinioni divergono. C’è chi dice che i membri del commando rischiarono la vita, eseguirono un piano studiato nei minimi particolari e riuscito perfettamente e poi la gloria dell’azione andò ai politici, senza che questi avessero avuto davvero parte al progetto e alla sua esecuzione. Insomma, una sorta di vendetta, seppure mediatica. C’è chi dice che i membri (o alcuni di essi) siano repubblicani e mal sopportano che il merito venga attribuito a Barack Obama, mentre era noto che lui fosse restio a dare il consenso. Se lo diede, pare fosse solo grazie all’insistenza di Hillary Clinton, Sottosegretario di Stato.
Già da queste motivazioni, chiaramente il libro mette in cattiva luce il presidente Usa. Lo si fa intuire tentennante, cauto, attento a non commettere passi falsi, salvo poi attribuirsene il merito con una velocità supersonica C’è chi dice che il commando non abbia ricevuto adeguati riconoscimenti e quindi si ritorna alla vendetta. Qualunque sia la motivazione, il presidente degli Usa non ne esce bene, non solo perché si mostrò indeciso, ma anche perché i fatti sono stati tenuti nascosti all’opinione pubblica e, con il racconto contenuto nel libro, si capisce anche perché. La versione ufficiale del consigliere del presidente John Brennan, appena dopo il blitz di Abbottabad, fu che Bin Laden era armato e che si era fatto scudo della moglie che era rimasta uccisa nello scontro coi Navy Seals. La Casa Bianca, il giorno dopo, offrì un’altra versione. Disse che Bin Laden non era armato ma aveva opposto resistenza e per questo era stato ucciso, mentre la moglie era stata solo ferita.
Ecco come in “Easy day” viene raccontato il blitz. Nella notte tra il primo e il due maggio del 2011, il commando arriva con gli elicotteri sul covo di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan. Un gruppo sale una scala stretta per arrivare al piano superiore dove c’è la stanza di Bin Laden. Il caposquadra scorge un uomo che si trova dietro la finestra. Ecco il racconto: “Eravamo a meno di cinque scalini dal piano, quando ho sentito due colpi sordi, bop bop. Non potevo capire se i colpi erano andati a segno. L’uomo, però, è scomparso dentro la camera buia. A questo punto gli uomini della Navy Seals entrano nella stanza e vedono due donne chinate sul corpo di un uomo che è disteso a terra. Indossava una maglietta bianca senza maniche, pantaloni larghi beige e una tunica dello stesso colore. Non c’era nessuna arma. A questo punto, una volta penetrati nella stanza, il racconto si fa raccapricciante: “Pezzi di cervello e sangue schizzavano fuori dal cranio, mentre il corpo era in preda a convulsioni”. Mark e un collega della Navy Seals puntano il laser dei fucili sul petto dell’uomo disteso a terra e gli sparano alcune raffiche, inchiodandolo a terra privo di vita. Ecco perché gli americani dissero che avevano rispettato le usanze del Corano e che l’avevano gettato in mare. In realtà, era non mostrare il volto maciullato del terrorista. Non c’era stata nessuna guerra, nessuna resistenza. In poche parole, Bin Laden non era armato, ma fu ucciso ugualmente, malgrado l’ordine era di catturarlo se non avesse posto problemi. Mark Owen-Bissonnette sostiene che prima del blitz un legale giunto dagli Usa, inviato dalla Casa Bianca o dal Pentagono, aveva avuto il compito di assicurare che non si sarebbe trattato di assassinio.
La nuova versione getta cattiva luce su Obama, ma ciò non vuol dire che la gente faccia differenze. Bin Laden era un nemico da abbattere, aveva fatto saltare le torri gemelle, era un criminale, dunque andava eliminato. Tutto il resto sono chiacchiere, potrebbe osservare qualcuno, e magari avrebbe ragione, però le diverse versioni potrebbero infastidire più di qualcuno. In conclusione, non si sa se la nuova versione dei fatti possa favorire Obama o Romney, ma è certo che favorisce la verità storica.