Nei giorni scorsi è stata data una notizia che non ha avuto le prime pagine dei giornali: il vertice Cina-Usa che avverrà a metà novembre. La ragione per cui non ha suscitato molti commenti sulla stampa dipende certamente dal fatto che al vertice mancano ancora quasi tre mesi, ma l’importanza del suo annuncio è evidente. Il G2, costituitosi verso la fine di luglio con la visita della delegazione cinese a Washington, è destinato a rafforzarsi con un’altra tappa fondamentale, quella appunto di metà novembre, quando si entrerà nel vivo non solo dei temi globali, ma anche di quelli che riguardano i rapporti bilaterali tra i due Paesi.
L’America di Barack Obama ha dichiarato di non voler imporre nessun diktat, ma di voler ricercare soluzioni condivise; la Cina di oggi, da sempre gelosa della sua autonomia ma anche più aperta e molto più inserita nello scacchiere mondiale, è interessata ad un’alleanza che nello stesso tempo in cui la fa uscire dall’isolamento le procura un partner economico di cui non può fare a meno.
Il quadro delle nuove relazioni sino-americane è nato sotto i migliori auspici e per bocca del nuovo ambasciatore a Pechino, l’ex governatore dello Utah, Jon M. Huntsman, che ha detto: “I cinesi dicono sempre: quando la famiglia è felice il mondo è in pace. La mia famiglia è molto felice e sinceramente spero che le due sponde del Pacifico siano altrettanto felici. Così i nostri due Paesi potranno godere di pace e benessere”.
Se la forma è sostanza, la dichiarazione dell’ambasciatore è stata molto apprezzata in Cina e insieme alla dichiarazione è stata apprezzata la scelta dell’uomo di Obama, un uomo giovane, dinamico e che tra l’altro parla correntemente il mandarino, il che significa che ama la Cina.
Quali siano i pericoli di un’alleanza a due è difficile dire, ma sappiamo che i vantaggi sono più numerosi degli svantaggi. Oggi i dossier scottanti della politica internazionale sono tanti e tra di essi ci sono la Corea del Nord e l’Iran, i due Paesi che mirano a dotarsi di armi nucleari. Attualmente sia l’uno che l’altro sono stati, di fatto, protetti a distanza dalla Cina (oltre che dalla Russia), per cui le pressioni internazionali sono state indebolite.
L’alleanza Usa-Cina, oltre che uscire prima e meglio dalla crisi economica e portare il “rapporto bilaterale a nuove vette”, permetterà di risolvere crisi che si sono trascinate per anni e consentirà di far nascere una sorta di nuovo equilibrio mondiale fondato sullo sviluppo, sulla pace, sulle compatibilità ambientali e anche, col tempo, sui diritti umani.
Questa è la scommessa e queste sono le speranze riposte nel G2.
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