Dopo la Camera anche il Senato dice sì al decreto che ratifica l’accordo sul trasferimento reciproco dei detenuti
Ricordate la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò arrestati in India con mezzi fraudolenti, accusati di aver ucciso due pescatori? I fatti risalgono al gennaio scorso, quando i due marò, in servizio sulla nave San Marco, spararono colpi di avvertimento in aria per far capire ad un’imbarcazione sospetta che non c’era trippa per i pirati che da anni infestano le acque che vanno dall’Africa orientale all’India in cerca di razzia e soprattutto di riscatti. E’ probabile, secondo la testimonianza dei due marò, che a sparare e ad uccidere i due pescatori sia stato qualcun altro che si trovava su un’altra nave, di nazionalità ben nota, scomparsa poi all’orizzonte.
Fatto sta che il fatto avvenne in acque internazionali. Siccome ciò era evidente alle autorità indiane, chiamarono il capitano e lo pregarono di entrare nel porto di Kerala per una testimonianza. Avrebbe dovuto non farlo, ma lo fece, e quando la nave attraccò al porto, i due marò furono accusati di omicidio e arrestati. Da allora è nata una guerra diplomatica tra l’Italia e l’India, con l’Italia che ha chiesto invano del rispetto delle convenzioni internazionali, in base alle quali di un eventuale omicidio commesso in acque internazionali è competente la magistratura del Paese di cui la nave è portabandiera, e con l’India che di queste convenzioni non ne vuol sapere e che è stata costretta ad una serie di passaggi processuali per far pronunciare in via definitiva sulla questione la Corte Suprema di Nuova Delhi.
E’ probabile che se da subito il ministero degli Esteri avesse rimesso la questione in mano all’Onu, oggi non saremmo a questo punto, con i due marò che in attesa del pronunciamento passano la vita agli arresti domiciliari in India. Ma ormai è inutile affrontare la vicenda con i “se” e i “ma” e bisogna guardare al futuro.
Ed è al futuro che guarda, evidentemente, un atto parlamentare che nel corso di questi ultimi mesi ha subito un’accelerazione che ha portato all’approvazione di un provvedimento legislativo la scorsa settimana. Di che si tratta? Si tratta della ratifica al Senato, dopo che ciò è avvenuto già alla Camera, di un accordo tra l’Italia e l’India sul “trasferimento delle persone condannate” firmato il 10 agosto scorso. In sostanza l’accordo stabilisce che i cittadini italiani condannati e in prigione in India possono essere trasferiti in Italia per scontare la pena e, di conseguenza, che i cittadini indiani condannati e in prigione in Italia possono essere trasferiti in India per scontare la pena. Si tratta di un accordo di reciprocità, ribattezzato velocemente “accordo paracadute”.
Ed ora torniamo alla sentenza della Suprema Corte di Nuova Delhi. Se essa darà ragione all’Italia (cioè che il fatto avvenne in acque internazionali e dunque si applica la convenzione dell’Onu), i due marò torneranno in patria e dell’indagine sull’uccisione dei due pescatori indiani si occuperà la magistratura italiana. Se, invece, la Suprema Corte deciderà che devono essere giudicati in India, in caso di condanna, potranno essere trasferiti in una prigione italiana, proprio in base alla ratifica di quest’accordo. Il quale accordo, comunque dovrà essere applicato agli altri detenuti italiani in India e indiani in Italia. Quanti sono? I cittadini italiani in prigione in India sono 18, quelli indiani in Italia sono 108. Lo scambio è di uno a dieci, ma non è questo il punto. Se i due marò dovranno essere giudicati (e sicuramente condannati) in India, il loro trasferimento avrebbe il sapore di uno scambio di prigionieri criminali, accertato che ad uccidere i due pescatori non sono stati loro. Insomma, lo scambio non è onorevole per loro che sono innocenti, ma pare che sia l’unica possibilità di riportare a casa i due militari che non hanno nulla da rimproverarsi perché: primo, hanno sparato in aria; secondo, avevano dissuaso l’equipaggio dell’imbarcazione sospetta di avanzare; terzo, comunque il fatto è avvenuto in acque internazionali per cui dovrebbero scattare le norme Onu. L’unico guadagno per l’Italia sarebbe la rinuncia a mantenere 108 detenuti e Dio solo sa quanto ciò sia sacrosanto con la penuria di posti liberi nelle prigioni nostrane.
1 commento
Gli innocentissimi americani del Cermis non si sono offesi per lo scambio con Silvia Baraldini.
Semmai dopo il martirio potrebbero essere i primi santi non papi