Marisa Merz dalla fine degli anni Sessanta sviluppa un percorso che inizialmente la vede tra i protagonisti dell’Arte Povera, ma che con gli anni si evolve in una forma autonoma e a tratti quasi solitaria ma pienamente coinvolta nella scena artistica di questi anni.
Riservato e onirico, il lavoro di Marisa Merz introduce nel linguaggio della scultura contemporanea tecniche tradizionalmente considerate artigianali o appartenenti all’ambito femminile, sovvertendone la destinazione e attribuendo piena dignità alle procedure e ai materiali di volta in volta adottati. L’artista compone le sue trame lavorando fili di rame da cui ricava forme quadrate o triangolari, le sue strutture fragili sembrano pensate per adattarsi al corpo come le celebri Scarpette (1970) in nylon lavorato a maglia realizzate dall’artista sulla misura del suo piede.
La stessa ossessiva ritualità che si riconosce nelle sue installazioni con i fili di rame, si può cogliere anche nei disegni: anche qui il tratto risulta maniacalmente ripetuto, in modo che la figura affiori inconsciamente tra i vortici del segno, eppure ogni cosa rispetta l’equilibrio compositivo di una singolare armonia energetica. A proposito delle sue testine di argilla cruda con lo sguardo rivolto verso l’alto esposte alla Biennale di Venezia del 2001 così scrive Harald Szeemann: “Rappresentano la presa di coscienza della delicatezza. Sono silenziose, nel silenzio eloquenti. Sono nate dalla pienezza dell’esperienza.
Nel loro esistere si lasciano alle spalle la consistenza dell’essere. Sono la plus-valenza di ciò che è sofferto e sono eloquenti perché private delle caratteristiche del ritratto e perché permeate di un silenzio che assorbe in sé amore e rivolta”.
Marisa Merz ha partecipato a numerose mostre internazionali, tra cui Documenta 7 nel 1982 e Documenta 9 nel 1992. Nel 1980 ha partecipato alla Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann, poi a quella del 1988 e del 2001 dove ottiene un Premio Speciale della Giuria. Nel 1994 espone al Centre Pompidou di Parigi, al Kunstmuseum Winterthur nel 1995 e nel 2003, allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1996, al MADRE a Napoli nel 2007, alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel 2011 e alla Fondazione Merz nel 2012. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti dei più importanti musei tra cui il MoMa di New York e il Centre Pompidou di Parigi.