La Francia alla guida dei Paesi dell’Ecowas per la liberazione del Mali dai jiahadisti che avevano occupato la parte nord con un colpo di Stato nel marzo del 2012. Molti ostaggi uccisi nel blitz fallito
Mentre sulla Siria si susseguono notizie contraddittorie – ad esempio che Assad viva con la sua famiglia su una portaerei russa perché non si fiderebbe più dei suo generali o che abbia usato gas ad Homs, notizia poi messa in dubbio da chi l’aveva lanciata – i riflettori si sono spostati tutti in Africa, in Mali, che è diventato il nuovo teatro di guerra delle crisi mondiali. Il presidente francese François Hollande ha detto recentemente che non metterà fine al conflitto se prima le organizzazioni dei terroristi islamici non saranno state annientate, affermando che i terroristi sono solo trafficanti di droga.
In Mali – un enorme Paese tra i 25 più poveri, 16 milioni di abitanti per una superficie che è quattro volte quella dell’Italia, confinante a sud con il Marocco e l’Algeria, a est con il Senegal e la Mauritania, a nord con il Burkina Faso, a ovest con la Libia meridionale – nel mese di marzo 2012 c’è stato un colpo di Stato ad opera di gruppi di Tuareg islamisti di ritorno dalla campagna libica a favore di Gheddafi, aiutati da Al Qaeda, che hanno occupato il Nord del Paese instaurando la sharia, la legge islamica. Alcuni mesi dopo, nel novembre del 2012 i Paesi dell’Africa occidentale (Ecowas) trovano un accordo per riconquistare, sotto l’egida dell’Onu, i territori e le città conquistate. La situazione è però rimasta caotica e senza grandi iniziative, fino a un paio di settimane fa, quando le forze dei golpisti hanno lanciato un’offensiva contro l’esercito del governo legittimo del Mali, che non è dei più agguerriti. Insomma, l’offensiva dei golpisti rischiava di avere successo in tutto il Paese. A questo punto, è intervenuta la Francia, pressata dal presidente maliano, anche perché nel Paese c’erano 6 mila francesi e perché il Mali era colonia di Parigi. Anche i Paesi dell’Ecowas (Nigeria, Senegal, Burkina Faso, Niger, Togo, Benin, Ghana, Guinea e Ciad) hanno deciso d’intervenire, ciascuno con un piccolo contingente, ma ancora non sono pronti militarmente, per cui è stata la Francia a guidare e ad organizzare le operazioni militari.
La guerra in Mali ottiene il sostegno di altri Paesi, dagli Usa in termini di satelliti e di intelligence al Belgio, dalla Gran Bretagna alla Danimarca, ma le operazioni militari non erano ancora in realtà iniziate chele organizzazioni terroristiche hanno preso d’assalto la centrale per l’estrazione del gas a In Amenas, nel territorio meridionale dell’Algeria, operando decine di sequestri di persone e reclamando la fine delle operazioni militari ad opera della Francia e il rilascio di centinaia di prigionieri. La centrale si trova in Algeria e l’obiettivo si spiega perché essa ha permesso il sorvolo del suo territorio agli aerei francesi. Ovviamente, anche l’Algeria, colpita, è intervenuta nel conflitto. I terroristi, proprio in Algeria, hanno messo a segno una serie di altri sequestri, circa 40, di cittadini statunitensi, francesi e di altre nazionalità, tutti uomini chiave di grandi imprese che lavorano nella zona. Con un blitz l’Algeria è intervenuta, ma si è rivelato un suicidio, perché molti ostaggi, insieme a una quarantina di terroristi, sono stati uccisi. Blitz e trattative da allora si susseguono e nel frattempo scorre il sangue.
Insomma, un’altra guerra è iniziata che vede da una parte gli islamisti – che Hollande qualifica come terroristi – e le loro numerose brigate e aderenti tra la popolazione e dall’altra le truppe di terra francesi e di alte nazionalità, in un conflitto che sta prendendo la forma del corpo a corpo, delle stragi, degli attentati, dei sequestri, un conflitto molto pericoloso perché richiama le organizzazioni islamiche provenienti da vari Paesi limitrofi perché il territorio del Mali del Nord è diventato l’arsenale segreto dei jihadisti rifornito dai tuareg islamisti che hanno combattuto in Libia a favore di Gheddafi e che, appunto, hanno riportato le armi appartenute al regime del colonnello e quelle sequestrate ai libici riforniti, a loro volta, dagli occidentali nella guerra di due anni fa, voluta proprio dalla Francia di Nicolas Sarkozy.
Il conflitto in Mali ha tutta l’aria di impantanarsi in una guerra di posizioni, tipo Afghanistan, a meno che l’invasione di terra non riesca subito a liberare il Paese dai gruppi organizzati di combattenti islamici.