Due studi, quello dell’europeo “Center for Creative Leadership” e quello di Gary Sherman (Università di Boston) giungono a conclusioni opposte
Quando si dice diversità di pensiero, anzi, opinioni opposte. E’ stato pubblicato a cura del “Center for Creative Leadership” – un’organizzazione non profit legato all’Unione europea – un libro bianco che mette a fuoco la relazione tra posizioni di responsabilità e stress.
Sono state intervistate 150 persone tra i 40 e i 50 anni, per lo più uomini, che nel loro lavoro (grandi imprese, amministrazione pubblica, istituzioni internazionali) occupano incarichi di alto livello e di grande responsabilità. Ebbene, i risultati sono pressoché unanimi: quasi tutti si lamentano dello stress che caratterizza le loro giornate e per di più del fatto che le organizzazioni di appartenenza non fanno abbastanza per attenuare l’ansia dei loro dirigenti. Anzi, la stragrande maggioranza ritiene che più si va avanti e peggio è, perché si richiede sempre di più e sempre più in fretta, insomma, una superlavoro che a sua volta produce ancora più stress, anche perché le loro attività, le loro decisioni comportano dei risultati che, se sono negativi, finiscono per incidere, ancora una volta, sul morale dei “capi” che, come si può immaginare, possono perdere facilmente il loro posto. Come si può facilmente immaginare, non è il caso dell’Italia, dove i dirigenti non hanno di questi problemi.
Le interviste, comunque, non si limitano a porre dei problemi, offrono anche suggerimenti, benché poi rimangano sulla carta. Vediamoli, questi suggerimenti. I quali riguardano soprattutto la mancanza di un “coach”, cioè di un allenatore pagato dall’azienda o dall’istituzione di appartenenza che possa provvedere ad alleggerire la loro vita professionale stressata.
Ecco perché sono costretti (altra lamentela) a fare tutto da soli. In che modo? Beh, ricorrendo all’esercizio fisico. Non è un caso che ogni tanto in tv si vedono uomini politici fare footing (costringendo tra l’altro anche il loro staff a fare altrettanto, anche quelli non stressati). Non solo.
L’altro suggerimento è di prendere pause più frequenti (gli orari per i capi non sono quelli dei comuni mortali, per cui prendersi dieci minuti ogni 90 non sarebbe inopportuno), nonché giorni di vacanza a distanza più ravvicinata, insomma, ipotizziamo noi, un mese di lavoro duro e stressante e una (anche dieci giorni) di vacanze in qualche isola accogliente e rilassante.
La conclusione dello studio è perentoria: “I leader di oggi sono sempre più suscettibili ai danni dello stress”. Ed ora diamo uno sguardo ad un altro studio che giunge a conclusioni completamente opposte. Si tratta di un risultato che poggia su basi scientificamente solide. Qualche anno fa, è stata pubblicata su “Science” una ricerca che aveva dimostrato che tra i primati chi occupa una posizione di comando si ammala di meno. Non solo, ma è anche meno stressato, e non sono state le scimmie a dirlo, ma la scienza. Come? I livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) nel sangue sono più bassi. Si dirà: ma cosa c’entrano i primati con gli esseri umani? C’entrano, eccome, perché il dottor Gary Sherman, insieme ad altri ricercatori dell’Università di Boston e Standford, ha osservato lo stesso fenomeno sull’uomo.
Superate le difficoltà iniziali (reperimento di leader veri interessati a fare da cavia, reperimento di persone normali interessate al confronto), si è passati alla fase scientifica vera e propria. I ricercatori hanno misurato il livello di cortisolo nella saliva ed hanno accertato che il livello di quest’ormone erano più bassi in coloro che comandavano e più alti in quelli che non comandavano e che leader non lo sono mai stati e non lo saranno mai. I ricercatori hanno azzardato un’ipotesi che non ci vuole molto a dimostrare essere vera, e cioè che chi comanda si sente gratificato, perché riceve uno stipendio elevato e perché può orientare il lavoro degli altri, al punto che ciò, più che stress, costituisce un antidoto allo stress.
Quando si dice che la vita dei capi è più ansiosa di chi è subordinato e non ha responsabilità, si fa una constatazione che poggia solo su un’opinione. La scienza dice il contrario, e per convincersene basterebbe prendere ad esempio la corsa delle persone ad “arrivare”, cioè ad occupare posti sempre più in alto.
D’altra parte, che chi comanda non è affatto stressato, ma realizzato e soddisfatto, e non c’era da aspettare i risultati di lavori scientifici. L’aveva detto con una battuta azzeccata circa trent’anni fa Giulio Andreotti, ora ultranovantenne, quando, rispondendo a uno che lo accusava di essere stressato a causa di tanti anni al potere, lo fulminò dicendo: “Il potere logora chi non ce l’ha”.