Si è scoperto che della vitamina D, utile in modo particolare per rafforzare le ossa contro l’osteoporosi, non ne sono carenti solo gli anziani, ma anche i giovani. Secondo la Società italiana medicina dell’adolescenza (Sima) un giovane su due soffre di carenza di vitamina D. Va detto che il maggior apporto di vitamina D proviene dall’esposizione al sole. Ecco il motivo per cui mai ci si sarebbe aspettati che nel Paese del sole – ma la cosa riguarda anche gli altri che si affacciano sul Mediterraneo – ci fossero persone, adulte e giovani, con carenza di vitamina D. In realtà una spiegazione c’è. Per quanto riguarda i cittadini dell’area del Mediterraneo, sono le convinzioni religiose a frenare l’esposizione al sole. Nelle città e nei villaggi le donne devono andar vestite da cima a fondo, dunque esiste un problema di abitudini legate al credo religioso. In poche parole, vestite dai piedi ai capelli di sole non se ne può prendere. Si spiega così in parte la carenza di vitamina D prodotta dal sole che riguarda piccoli e grandi. Si prende sempre meno sole, checché se ne dica il contrario, sia in età adulta che in età giovane. Per quanto riguarda i cittadini italiani, bisogna fare delle distinzioni, perché la carenza di vitamina D dipende anche dal posto in cui si vive.
Gli adolescenti che abitano in città rivelano una ipovitaminosi D, perché restano molto tempo dentro, spesso al computer; quelli che abitano in campagna o in piccoli paesi, invece, in genere stanno maggior tempo fuori e quindi godono del sole per molte ore al giorno.
Ecco il parere di uno specialista, il dottor Piernicola Garofalo, endocrinologo: “I medici sanno che a determinare l’ipovitaminosi D ci sono fattori non modificabili, come quelli di origine genetica o di genere: infatti, il problema colpisce in modo più evidente il sesso femminile. E’ bene ricordare che vi sono anche fattori modificabili, i quali dovrebbero, quando è possibile, essere corretti tempestivamente. Fra questi, quelli alimentari che incidono per il 5-10 per cento sulla produzione della vitamina D. E’ risaputo che tra gli adolescenti vige l’abitudine di bere poco latte. E’ un errore. Infatti, il rapporto americano sulla salute pubblica correla l’ipovitaminosi nei giovani in parte al ridotto consumo di latte. Quindi la soluzione per molti Stati americani è stata quella di aggiungere al latte più vitamine. Rimanendo in ambito nutrizionale, il dottor Garofalo ricorda che “alcune diete squilibrate”, come possono risultare quelle vegetariane, possono incidere sul patrimonio vitaminico. L’attenzione, infine, va ad altre cause che possono favorire la carenza come il consumo di bevande alcoliche e il fumo di sigarette o altre sostanze, tipici di quell’età”.
Va messo l’accento sul fatto che la carenza di vitamina D, secondo studi recenti, può, in casi gravi, portare anche all’insorgere del diabete nelle persone predisposte. Inoltre, ci sono collegamenti dell’ipovitaminosi con le malattie cardiache e perfino, dice il dottor Garofalo, con il cancro del colon e della prostata”.
Da quali sintomi è possibile riconoscere la carenza da vitamina D? Ancora una volta lo dice il dottor Garofalo: “E’ importante ricordare che di solito questo deficit, specialmente se lieve, è asintomatico, cioè si manifesta senza evidenti segnali di allarme. Oppure si palesa con sintomi come dolori muscolari od ossei che spesso vengono ritenuti fisiologici, ovvero attribuiti alla crescita. E’ necessario almeno una volta nell’adolescenza fare esami per misurare il dosaggio di vitamina D, calcio e fluoro. In caso si scopra una carenza, si può intervenire precocemente con adeguata profilassi o terapia sostitutiva. Inviterei i giovani ad esporsi al sole con creme protettive: sono sufficienti 5-15 minuti quotidianamente nei giorni d’estate”.