Intervista a Zucchero che dopo aver cantato all’Avana porterà La Sesiòn Cubana anche in Svizzera con i concerti del 5 e del 7 maggio a Zurigo e Ginevra
Sappiamo che realizzando questo disco hai realizzato il tuo sogno di suonare a Cuba. Quando e come nasce questo desiderio e perché proprio questi luoghi?
Nasce 22 anni fa. Io ho suonato al Cremlino l’8 dicembre. Era la prima volta che un artista rock suonava dentro al Cremlino. C’era un vento nuovo del socialismo che sembrava che potesse fare il mondo più bello, migliore. Con l’entusiasmo del concerto, il giorno dopo, dissi “la prossima volta tocca a Cuba. Voglio fare un concerto all’Avana”. Poi, purtroppo non ha funzionato, però il desiderio è rimasto. Sono stato 3-4 volte a Cuba e lì mi sono innamorato del popolo cubano e della musica cubana, delle loro radici e della loro cultura, che non ha niente a che vedere con l’ideologia politica attuale.
Inoltre quando andavo all’università, ero affascinato, come tutti gli altri miei coetanei, di questi tre eroi Che Guevara, di Fidel e Camillo Cienfuegos che erano giovani rivoluzionari, che avevano buttato fuori una dittatura americana. Quest’anno, dopo aver finito un lungo tour nel mondo, avevo sei mesi e mi sono detto o lo faccio adesso o non lo faccio più. L’8 di dicembre, com’era al Cremlino 22 anni fa. Solo che non avevamo niente e ho caricato tutto lo show, il palco, le luci gli schermi su 10 container al porto di Genova e sono partiti con la nave e sono arrivati un mese dopo all’Avana e da lì ho portato la mia band insieme a dei musicisti cubani in totale 22 musicisti sul palco e abbiamo suonato per a 70’000 persone in un parco magnifico. Quindi la storia che abbiamo filmato uscirà un DVD e partendo dal desiderio di fare questo concerto a luglio ho deciso di pubblicare un disco canzoni mie già di successo come Baila, e altre e mettere due canzoni nuove scritte a posto per questo album inedite.
Come mai hai deciso di unire il vecchio e il nuovo insieme, cioè le canzoni che avevi già fatto erano già famose…
Perché erano canzoni già nate, con uno stile latino, si prestavano a questi tipi di arrangiamenti e non scelte a caso. Alcune si prestavano perché erano già in quelle sintonie, perché già da un po’ che sentivo la necessità di sperimentare, rimanendo me stesso, magari, per non ripetermi e per non far suonare tutti i dischi allo stesso modo stesso stile. Io sono un po’ cosi mi piace la ricerca, non mi piace fare lo stesso disco.
Per la realizzazione dell’album ti sei avvalso della collaborazione di musicisti cubani, è stato registrato all’Avana e realizzato in maniera particolare ovvero tutto dal vivo e in studio. Raccontaci di questa scelta…
Intanto ho chiamato uno dei più grandi produttori rock con cui ho già fatto altri due dischi, che si chiama Don Was che è anche il produttore dei Rolling Stone, di Springsteen etc. Non volevo fare un disco come buena vista social club, tradizionale cubano, volevo fare un disco mio con musicisti cubani, che è diverso. E quindi siamo stati un mese e mezzo all’Avana con i migliori musicisti cubani e lo scopo era proprio quello, di non fare questa musica con il computer.Questa musica doveva andare in studio con i musicisti e provare il brano come si faceva una volta, come facevano i Beatles e i Rollino Stone, quando non c’era ancora tutta questa tecnologia. Quindi andare lì, imparare la canzone per tante volte e provarla fino a che la suoni ad occhi chiusi e in quel momento la registri. È una musica che non può essere tecnologica è una musica fatta con chiari e scuri, fatta di colori ed espressioni che solo l’essere umano o il musicista può dare.
L’album è stato presentato con un concerto unico all’Avana. Era un tuo sogno… raccontaci di questo sogno…
Sì, perché vedere 70’000 cubani che cantano e ballano in una notte bellissima e calda, tutti contenti sorridenti, era un grande regalo che ho fatto a loro e in cambio ho ricevuto un’energia molto positiva. Ripeto è un pubblico genuino, persone che non hanno niente e che però continuano a vivere e a sorridere nella vita.
Quali sono le differenze tra fare musica all’Avana e farla altrove, in Italia per esempio?
Io mi sono sempre divertito e ho sempre gioito anche in Italia. Diciamo che Cuba è come l’Italia negli anni ’60 c’è più calore, più umanità. Adesso noi italiani pian piano ci stiamo un po’ raffreddando, negli abbracci delle persone per esempio. Là, invece, è facile instaurare un rapporto d’amicizia, se per strada incontrano un vecchietto, hanno un grande rispetto verso di lui, lo chiamano papi e la vecchietta mami. Da noi invece, almeno nelle grandi città, trovi un vecchietto che ti chiede un’informazione di dà quasi fastidio. A Cuba c’è molta più tenerezza, più genuinità.
Ora che hai realizzato questo sogno hai altri sogni nel cassetto o invece ti senti appagato…
Io ho scritto una canzone che dice i sogni non dormono mai. Infatti ci sono sempre dei sogni, guai a non avere sogni. Alcuni riesci a realizzarli come questo e altri non ci riuscirai mai. Ma comunque devi sognare. Chissà cosa farò, adesso sono impegnato quasi tutto l’anno con la tournée di questo disco. Verremo qui a maggio con i soliti 22 musicisti. Faremo la “Sesiòn cubana” più tutti i miei hit riarrangiati in questo stile. Ed è un concerto unico perché lo farò solo per questa volta. Non lo so, ma mi piacerebbe fare un film, l’anno scorso ho scritto un libro sulle mie radici si chiama “Il suono della domenica”, non come attore, ma mi piacerebbe che diventasse un film. Una mia biografia perché penso di avere avuto una vita dura e interessante e non certo usuale.
Quindi da questi concerti dobbiamo aspettarci qualcosa di nuovo?
Sicuramente nuovo, immagina 22 musicisti che suonano sul palco dove per due ore e mezza io suonerò canzoni conosciute e quelle nuove tutti in versione cubana. Sarà una festa dove sarà impossibile stare fermi.
La nostra lettrice Jenny di Winterthur vuole sapere: qual è la canzone di quest’ultimo album che hai più a cuore o a cui tieni maggiormente?
Love is all around.
Voi adesso avete la versione inglese, ma la versione italiana parla dell’amore che c’è ancora, che lo senti intorno. Parlo dell’amore universale non quello tra uomo e donna. E mi piace perché è una canzone molto ritmica, un bel groove, è una di quelle canzoni che sono fiero di aver scritto.
Hai tu invece una canzone che senti più tua, che dici “questa è la canzone che ho sempre voluto scrivere…”
Dune mosse perché è stata la canzone in cui ho fatto esattamente quello che volevo fare: attingere dalla musica nera, dal soul al blues dal gospel. Però usando anche una melodia mediterranea. Questo connubio era facile da pensare, ma non era facile fa mettere in pratica in una canzone e Dune mosse ha queste caratteristiche..
Mara Monteleone