Cerchiamo di fare chiarezza partendo proprio dal nome, la cui paternità è da attribuirsi a Giovanni Sartori, politologo italiano di chiara fama anche a livello internazionale, che prese spunto dall’autore stesso della legge n. 270 del 21 dicembre 2005 recante misure per modificare il sistema di elezione alla Camera ed al Senato: l’autore della legge era il leghista Roberto Calderoli (in veste di ministro delle riforme – foto in basso) il quale non esitò a definire il provvedimento stesso come «una porcata» (da cui derivò Porcellum). Il Porcellum prese il posto del Mattarellum (nomignolo molto meno originale, dal semplice nome del suo relatore Sergio Mattarella) ovvero una legge elettorale che era stata attuata dopo il referendum del 1993 con la quale si introdusse in Italia un sistema elettorale misto per l’elezione del Senato e della Camera: tale referendum in sostanza aboliva il sistema proporzionale che era stato in vigore fino ad allora lasciando campo ad un sistema prevalentemente uninominale, (il Mattarellum per l’appunto).
Una scelta importante perché si abbandonava in quel modo il sitema proporzionale ritenuto troppo frammentario; lo stesso Karl Popper, filosofo politico di statura eminente del 900, ebbe occasione di dire, in un’intervista del 1990, che “che il più grave problema politico italiano sia il sistema elettorale proporzionale, che fa sì che il governo sia in mano non del popolo, ma dei partiti”.
Ebbene la legge che introdusse il Porcellum nel 2005, secondo molti, presenterebbe incongruenze con la decisione popolare del 1993: sebbene non vengano sopraffatte del tutto le dinamiche del maggioritario, tuttavia il Porcellum tende a fornire una rilevanza particolare al voto di partito ed i seggi vengono distribuiti in maniera simile al proporzionale, ma con la differenza rappresentata dalla soglia di sbarramento e dal premio di maggioranza. I partiti possono presentarsi singolarmente o in coalizioni indicando, programma, candidato a premier, e lista di candidati per ogni circoscrizione.
Liste bloccate, premio di maggioranza, soglia di sbarramento con deroghe sono alcune caratteristiche del Porcellum: con l’attuale legge elettorale infatti, l’elettore si limita a votare soltanto per alcune liste (liste bloccate), in sostanza senza la possibilità di indicare preferenze di nomi. In questa maniera l’elezione dei parlamentari finisce per essere completamente a discrezione dei partiti in base alle graduatorie da loro decise.
Per ottener seggi in Parlamento, sono inoltre previste soglie di sbarramento che un partito deve superare: per quanto riguarda la Camera, il 55% dei seggi viene assegnato allo schieramento che ottiene il maggior numero di voti; per ottenere i seggi la soglia da superare è del 10% dei voti nazionali (la soglia minima viene ridotta al 4% per le liste non collegate). È previsto tuttavia un complicato meccanismo di ripartizione anche per le liste che rappresentano la maggiore delle forze al di sotto di questa soglia (il cosiddetto miglior perdente). In sostanza 340 seggi assegnati come premio di maggioranza ed i restanti 278 divisi fra le rimanenti liste ammesse al riparto.
Al Senato la soglia di sbarramento (che è qui a livello regionale) è pari al 20% per le coalizioni (3% per le liste coalizzate ed 8% per le liste non coalizzate): il territorio nazionale italiano è suddiviso in 27 circoscrizioni plurinominali ognuna delle quali comprendente una o più province. Non in tutte le regioni è usato questo sistema: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Molise usano metodi differenti.
Come si vede, è un meccanismo piuttosto complicato ed articolato che, per alcuni, rischia di frammentare molto il sistema politico; le intenzioni della legge erano probabilmente di garantire una più ampia rappresentanza delle forze politiche in campo, andando comunque ad imprimere una stabilità ed una maggiore governabilità grazie al premio di maggioranza.
La legge fu fortemente voluta dalla destra, ed in particolare da Silvio Berlusconi che nel 2005, prima delle elezioni, minacciò persino una crisi di governo se non fosse stata approvata la riforma elettorale proporzionale. Né tantomeno per modificare tale legge sono serviti tre referendum abrogativi che si sono svolti nel 2009; in nessuno dei tre casi infatti si riuscì ad oltrepassare il quorum del 50% degli elettori e pertanto furono dichiarati non validi.
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