Gli Usa abbandonano la linea della prudenza sugli aiuti all’opposizione siriana e a Roma hanno promesso 60 milioni di dollari e cibo e medicine”
E’ l’ora della svolta sulla Siria. A deciderla è stata l’amministrazione americana che finora ha mostrato cautela negli aiuti concreti ai “ribelli”. In sostanza, la Casa Bianca temeva che forniture di armi agli oppositori potessero, non senza qualche ragione, finire nelle mani dei fondamentalisti e dei terroristi di Al Qaeda, come era già successo in Libia. Di qui la prudenza. La stessa Casa Bianca, fino a poco tempo fa, era restia a modificare la linea, ma le pressioni del Pentagono sul presidente un qualche effetto l’hanno sortito, se lo stesso John Kerry, il nuovo Segretario di Stato al posto di Hillary Clinton, è venuto a Roma ed ha partecipato al Summit degli oppositori garantendo “aiuti non letali”.
Gli impegni di Kerry sono stati preceduti dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che ha dichiarato: “Stiamo costantemente rivalutando la natura del sostegno che forniamo all’opposizione siriana, sotto forma di aiuti non letali”. Lo stesso Kerry da Parigi aveva ribadito: “Credo che l’opposizione siriana abbia bisogno di maggiori aiuti. Stiamo valutando i modi in cui accelerare la transizione politica in Siria”. Dal canto loro, gli europei hanno accolto Kerry a Roma con questo messaggio: “L’Italia e i Paesi europei proporranno agli Stati Uniti maggiori flessibilità nelle misure in favore dell’opposizione al regime di Assad. In particolare chiederanno che gli “aiuti non letali” vengano estesi fino a comprendere anche l’assistenza tecnica, l’addestramento e la formazione”. In pratica l’Occidente entra negli affari siriani con lo scopo di fiaccare la resistenza del regime di Assad e favorire la transizione politica. Quali sono gli “aiuti non letali”? Non si tratta – come si era pensato in un primo momento – di mezzi blindati, di equipaggiamento per la visione notturna, binocoli, giubbotti antiproiettili e assistenza tecnica, ma di 60 milioni di dollari e di fornitura di generi alimentari e medicine. Alla fornitura vera e propria di armi ci penseranno gli Stati arabi confinanti, in particolare Arabia Saudita e Qatar. Prima del viaggio di Kerry in Europa, con tappa finale a Roma con la riunione con gli oppositori siriani, la decisione di aiutarli con le armi era venuta dai maggiori Paesi europei più determinati a chiudere il capitolo Assad, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Germania e dall’Italia, ma si vede che la Casa Bianca è di diverso parere.
Dicevamo della fornitura delle armi da parte dell’Arabia Saudita e Qatar. Questi due Paesi hanno cominciato ad acquistare ingenti quantitativi di armi in Croazia per farle pervenire agli oppositori sul campo. Si tratta di armi anticarro, di fucili di precisione, mortai, mitragliatrici pesanti di fabbricazione ex Jugoslavia. Il via dell’Italia al sostegno con aiuti “non letali” agli oppositori siriani è venuta dal governo e dal ministro degli Esteri. Tra parlamentari italiani e oppositori c’è stato scambio sul futuro della Siria: “E’ auspicabile una soluzione di transizione politica, ma accanto ad essa occorre preservare la Siria dal rischio della radicalizzazione e dell’avvento della violenza estremista al potere, i cui rappresentanti spesso vengono accreditati come interlocutori democratici quando non lo sono”.
La Farnesina ha annunciato che il fatto positivo è che “tra opposizione e regime si lavori per avviare un dialogo”. Per dire la verità, anche il regime vuole aprire ad un dialogo con l’opposizione, con un bel negoziato per superare la crisi e mettere fine ai massacri e alle macerie. Il ministro degli Esteri siriano, Valid al-Moualem lavora per un negoziato tra regime ed oppositori, mentre questi ultimi hanno già messo le mani avanti: dialogo sì, negoziato pure, ma non con Assad.
John Kerry, dunque, prima di giungere a Roma, era stato preceduto da dichiarazioni di disponibilità a favorire la trattativa tra oppositori ed emissari del regime. In particolare, ha annunciato che non sarebbe venuto a Roma solo per parlare, ma per prendere decisioni sui prossimi passi”.
Ed è quello che si è verificato nel Summit con l’opposizione democratica destinataria degli “aiuti non letali”.Sono in molti, tuttavia, a pensare che poi l’uso dei 60 milioni sia quello dell’acquisto di armi per combattere.